Young Signorino dice la verità, ci disturba e ci fa stare bene
Ormai è sulla bocca di tutti. Qualche giorno fa gli hanno, addirittura, oscurato la pagina Instagram, troppo estrema per gli utenti. Ma chi è Young Signorino, il talk of the town del momento?
Diciannove anni, da Cesena, il Signorino ha un passato scarsamente decifrabile – soprattutto dai testi dei suoi pezzi – vissuto, a quanto pare, tra abusi di medicinali, un coma, da cui è uscito Signorino, giovane fuori, ma saggio dentro, e più o meno lunghi soggiorni in psichiatria. All’anagrafe lo conoscono come Paolo Caputo. Chissà se alla voce “padre” c’è scritto Satana? Perché lui non ha dubbi: è figlio del Malefico. Anzi, gradirebbe che anche suo figlio – perché ne ha uno di due anni – lo chiamasse «papà Satana».
YouTuber attivo da circa un anno con un canale dove ha postato una trentina di inediti, da “Soldi e Mocassini”, a “No Sense Signorino”, “Lapo Elkann”, “BU BU BU BU” e “Padre Satana”, fino all’evoluzione verso un flow più tradizionale in “Stressato” e “Kilo”, spazzata via dalle atmosfere sataniste di “Intro”, Young Signorino ha fatto il botto con gli ultimi tre pezzi pubblicati: “Dolce Droga” (prod. Low Kidd), ispirato dall’omonimo brano di Ludovico Einaudi; la hit “Mmh Ha Ha Ha” e “La danza dell’ambulanza” (prod. Big Fish), che hanno fatto schizzare le views dei suoi video oltre il picco degli otto milioni.
Tutti lo guardano, ma il Signorino divide. C’è chi lo odia e chi lo ama, chi ne parla come di uno scoppiatone e chi come di un genio: «Ci sta pigliando per il culo o è veramente messo così?», si chiede la gente. Intanto lui continua ad attrarre un’attenzione, che forse, si spiega proprio con i suoi ultimi pezzi, i più famosi.
Contando sull’assuefazione del pubblico generalista ai canoni di un genere che, più che il nuovo rock, è diventato il nuovo pop (riproducibile in serie, un po’ come ai tempi del Brill Building di New York), Young Signorino ne ricalca tutti i cliché. Da YouTuber, confeziona con facilità un prodotto assolutamente professionale, sia per quanto riguarda il suono che l’immagine, anzi, i pezzi più forti escono con un’immagine coordinata notevole. Una “Dolce Droga” squisita, come la verdura di cui parla la canzone, sia chiaro. Nei suoi testi parla di sostanze, sesso, soldi e successo, esattamente come i vari Sfera Ebbasta, Capo Plaza, DrefGold, Dark Polo Gang, ma lo fa ribaltando l’epica classica dei trap king del vincente arrivato dalla strada.
Signorino non è una “Rockstar”, né un “Giovane Fuoriclasse”, è un pazzo, un disagiato, ne è consapevole e nel raccontarlo con orgoglio traccia una linea di confine bella fonda. La sua folle vacuità disturba e al contempo conforta, proprio per la sua palese alterità.
Chi vorrebbe essere Signorino mocassino, Signorino cocaino, il ragazzo padre, interrotto, che gira con una chicca di ecstasy tatuata sul collo e nella cui mente sembra albergare il nulla più profondo? Nel romanzo trap che si sta scrivendo in Italia in questi anni, Young Signorino è l’antieroe, che, amatelo o odiatelo, è quello che porta pepe e dinamismo alla storia, il male necessario. Ecco perché lui in questa vicenda c’entra, eccome. Di più, la sua esistenza stessa, genuina o parodistica che sia, ne rivela i paradigmi.
I suoi detrattori lo accusano di insensatezza, ma nel climax di autoreferenzialità raggiunto oggi dalla scena trap italiana, Young Signorino con le liriche delle sue canzoni non aggiunge e non toglie nulla allo svuotamento semantico caratteristico dei maggiori esponenti del genere.
Indemoniato giullare alla corte dei trap king o scemo del villaggio, il Signorino, ridendo, dice la verità.