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Da Weedcoin a Weedpay: le prossime mosse della criptovaluta italiana che punta sulla cannabis

Da Weedcoin a Weedpay: le prossime mosse della criptovaluta italiana che punta sulla cannabis

Cambia il nome, ma i propositi sono gli stessi: Weedpay, il progetto italiano per la criptovaluta che sostiene le battaglie per la cannabis libera, è in fase di test presso un negozio di Milano e nel 2022 punta ad allargare la propria rete e diventare definitivamente operativa.

Con qualche problema iniziale dovuto al nome scelto precedentemente, che vi raccontiamo qui di seguito, Nicola Ricciardelli che è il Ceo del progetto si è raccontato a Dolce Vita per spiegare le criticità e i punti di forza di questo progetto che punta ad unire due dei più grandi mercati che stanno uscendo nel mondo: quello della cannabis e delle criptovalute.

C’è stato un cambio di nome della criptovaluta, che ora è Weedpay. Come mai? E a che punto siamo?
Sì, il cambio di nome c’è stato innanzitutto per motivi interni alla blockchain, il registro dove vengono registrate le operazioni e tutte le monete e rappresenta tutto ciò che sono le criptovalute. Esistevano già criptovalute, anche non inerenti il mondo canapa, che avevano l’abbrevaiazione THC e per questo motivo abbiamo avuto problemi ad essere listati su alcuni siti anche importanti che ci servivano, perché giustamente ci dicevano di aver già quotato un’altra moneta con la stessa abbreviazione e da qui il cambio in Weedpay.
Ora siamo in una fase di stand-by perché il cambio nome ci ha portato in una fase di rallentamento: all’inizio abbiamo rischiato di perdere la nostra identità, alcuni investitori non si sono più riconosciuti in noi, altri non ci hanno più trovato, anche perché fino ad agosto tutte le notizie uscite sul progetto parlavano di Weedcoin, quindi ad oggi, cercando Weecoin, non si arriva più da nessuna parte, rischiando di non scoprire che il progetto oggi si chiama Weedpay. Dovremo fare azioni di marketing dirette a questo, ma arriveranno più avanti.

Il progetto comunque procede?
Sì, il progetto sta andando avanti, stiamo provando come beta tester un negozio di Milano che si chiama Mad Master e loro accettano Weedpay sia come metodo di pagamento in negozio che online. Stiamo capendo con loro se ci sono intoppi e allo stesso tempo, da oltre un mese, abbiamo lanciato una linea di cannabis light in collaborazione con loro. Abbiamo rallentato, ma stiamo facendo ottimi passi avanti.

La nuova moneta è stata quotata?
Da Weedcoin a Weedpay: le prossime mosse della criptovaluta italiana che punta sulla cannabisNon abbiamo ancora fatto la richiesta perché abbiamo dei volumi finanziari quotidiani bassi, sappiamo già per esperienza pregressa che, per avere un listing sul sito Coinmarketcap.com, che è quello che interessa a noi e serve poi per vedere il valore dei token posseduti all’interno del TrustWallet, bisogna avere circa 40mila euro giornalieri di volume finanziario. Noi i primi giorni, che erano quelli in cui avevamo i maggiori volumi, eravamo arrivati a circa 30mila euro gionralieri e quindi non abbiamo voluto rischiare la sorte. Anche perché nel momento in cui ti rifiutano una volta, sono molto restii ad accettarti la seconda.

Che cosa comporta il non essere quotati?
Coinmarketcap.com e Coingecko.com che sono i due siti di listing famosi a livello mondiale, sono una vetrina infinita: quando una moneta riesce a farsi listare lì, ha un incremento di valore e di investitore pazzesco. Ti riporto l’esempio di una moneta che stavo seguendo io: dopo il listing è passata da 4mila a 16mila investitori, con una crescita del 400%. C’è una pagina dedicata alle monete listate ogni giorno, poi, se la moneta ha una buona crescita, si può entare nella top 10 o addirittura nella top 3.

È un passaggio che farete più avanti?
Sì, assolutamente, perché anche se non è un’operazione indispensabile io la ritengo imprescindibile per una crescita sana.

Quanti investitori avete attualmente?
Stiamo facendo una rivalutazione della road map aziendale: noi in questo momento abbiamo più di 3700 investitori: con il passaggio a Weepay abbiamo dovuto dimezzare da subito la capitalizzazione, che da circa 700mila dollari era scesa a circa 320mila, ora siamo intorno ai 100mila dollari. Per fine gennaio ripartiremo con il marketing e tutte le operazioni necessarie, contiamo di superare a breve questa bassa capitalizzazione.

E per i negozi allargherete la platea nel 2022?
Siamo in contatto con altri 16 negozi che erano già pronti a partire. Dal 2022 inizieremo anche con loro, non solo negozi di cannabis light o grow shop, ma anche ad esempio un birrificio che fa birra alla canapa o un negozio di profumi, sempre con essenze ricavate dalla canapa. Noi vogliamo abbracciare tutta la filiera.
Abbiamo anche iniziato a stringere rapporti in Spagna nel settore dei Cannabis Club, dove i pagamenti con carte in genere non sono accettati e l’interesse è molto forte.

Perché un utente dovrebbe investire in Weedpay?
Ci sono due mercati, che sono quelli delle criptovalute e quello della canapa, che cresceranno in modo esponenziale. Per la canapa basterebbe pensare a cosa succederebbe se venisse legalizzata, il mondo delle criptovalute è ancora agli esordi: nel 2010 le stime per il valore delle pubblicità su internet era di 31 miliardi, e nel 2010 internet esisteva da più di 10 anni, ad oggi la sola Facebook vale più di 1000 miliardi e le sole pubblicità in Facebook valgono più di 400 miliardi di dollari.
Vogliamo congiungere queste due realtà in forte crescita che si abbracciano perfettamente.

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