Web 3.0: il prossimo capitolo di Internet è davvero nelle mani degli utenti?
Il nuovo paradigma promette di trasformare il modo in cui ci connetteremo alla rete, nel bene e nel male
Internet sarà presto protagonista di una nuova rivoluzione: il Web 3.0. Come il Bitcoin e gli NFT, il prossimo grande step nell’evoluzione della rete passerà per la blockchain, innovativa tecnologia che rende l’hackeraggio e il furto di informazioni personali particolarmente complesso. Le novità riguarderanno principalmente la capacità di siti e pagine internet di raccogliere dati su ogni utente specifico per poter creare un’esperienza personalizzata ad ogni accesso.
LE DIFFERENZE TRA IL WEB 3.0 E I SUOI PREDECESSORI
La versione base di internet, il cosiddetto Web 1.0, consisteva in una interazione unilaterale tra utente e fornitore di contenuti in forza della quale l’utente poteva esclusivamente visualizzare i contenuti pubblicati dal fornitore, senza poterne però modificare né lo stato né le informazioni, operazioni di competenza esclusiva dell’amministratore della pagina. Questo tipo di impostazione si traduceva in un’esperienza di tipo statico, per cui gli utenti potevano visualizzare immagini e contenuti senza potervi però interagire in maniera dinamica.
Nella versione attuale – Web 2.0, chiamata anche Web Dinamico – gli utenti possono, invece, interagire dinamicamente con le applicazioni e pagine internet, creando un’esperienza più coinvolgente e che, soprattutto, permette di rapportarsi con i creatori di contenuti web. I siti internet nell’era del Web Dinamico sono, inoltre, costantemente aggiornati grazie al feedback degli utenti, che permette agli amministratori dei siti di correggere eventuali problemi legati ad ogni aspetto di una pagina, dalla grafica, all’interattività, fino alla sicurezza.
Il Web 3.0 sarà la forma più avanzata, sia per quanto riguarda la connettività che per la possibilità di interagire con altri utenti tramite la realtà aumentata, ma gli interrogativi sono tanti. Se da un lato è vero che l’utilizzo della blockchain garantirà un’esperienza personalizzata e, soprattutto, più sicura per gli utenti (grazie a questa tecnologia, utilizzata dalla maggior parte delle crypto, sarà essenzialmente impossibile per hacker e giganti tecnologici accedere alle informazioni personali degli utenti), dall’altro sono in molti a domandarsi quale sarà l’utilizzo effettivo della realtà virtuale. Dopo mesi di propaganda da parte del colosso dei social Mark Zuckerberg, l’idea del “metaverso” (un universo virtuale dove gli utenti possono interagire tra di loro tramite avatar) si è rapidamente trasformata in realtà, e reali sono anche le spese che sul metaverso sono state effettuate tramite criptovalute: dallo yacht virtuale da 650.000 dollari fino ai terreni “immobiliari” online dal valore di milioni di dollari.
QUALE FUTURO?
È innegabile che grazie alla blockchain nascerà un web “decentralizzato”, che rimette l’esperienza virtuale in mano alla moltitudine degli utenti, creando un web più democratico, sicuro e, in particolare, auspicabile. L’altra faccia della medaglia è però un’innovazione in nome della realtà virtuale che sembra finalizzata a creare una copia virtuale dell’esperienza umana, invitando milioni di persone a investire in un universo online che sembra solo l’ennesima faccia di un consumismo volto all’eccesso e, soprattutto, privo di reali vantaggi. È davvero questo il futuro che le grandi società tecnologiche si auspicano?