VoxNews, Resistenza Nazionale e altri siti che fomentano ignoranza e razzismo: ecco chi c’è dietro
Secondo quanto dichiarato dai due siti antibufale autori delle denunce, “in piena consapevolezza delle potenzialità degli strumenti disponibili online, e della possibilità di monetizzazione, negli ultimi anni è stata creata una vera e propria struttura di propaganda digitale sotto forma di Siti Web e pagine Facebook con il chiaro obiettivo di generare terrore, indignazione e odio razziale, religioso e sessuale, a sostegno della “salvaguardia della razza bianca italiana”, della “salvaguardia del sangue italiano” e contro ogni forma di integrazione e “meticciazione” tra italiani e non italiani”.
“La propaganda digitale della suddetta struttura è composta da immagini e testi dai contenuti discriminatori e di incitamento all’odio razziale, religioso e sessuale, contenuti ideologici riguardanti la razza e teorie di complotto su base razziale, religiosa e sessuale, articoli di cronaca ripresi dalle testate giornalistiche copia-incollati e modificati al fine di diffondere notizie alterate e di parte a sostegno della propria ideologia, nonché la diffusione di notizie prive di fondamento e inventate“.
“Fino a qualche anno fa – ha raccontato Michelangelo Coltelli, di Butac.it – incontravamo soprattutto notizie sciocche, come quelle su animali giganti, oppure bufale sul settore medico. Oggi, invece, le notizie false che spopolano sui social sono quasi tutte razziste o omofobe. C’è stato un picco. E questo è preoccupante“. Tale struttura è diventata nel tempo un punto di riferimento per numerosi Siti Web e le rispettive strutture social (ad esempio “Catena umana“, tanto per citarne il più famoso), per scopi politici e/o di monetizzazione: i rispettivi gestori copiano e incollano i contenuti della struttura in esame, citandone la fonte e aumentandone di fatto la diffusione”.
Bufale.net si è anche occupato di pubblicare un dossier intitolato “Chi c’è dietro VoxNews, Tuttiicriminidegliimmigrati, Identità e Resistenza Nazionale” all’interno del quale viene spiegato con dovizia di particolari come si sia organizzata quella che, secondo gli autori del dossier, pare configurarsi come una vera e propria impresa che generando bufale razziste guadagna migliaia di euro.