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Voto in Commissione per l’autoproduzione? Niente da fare

Per l'ennesima volta salta il voto in commissione Giustizia sulla legge per la coltivazione domestica di cannabis

Voto in Commissione per l'autoproduzione? Niente da fare
Niente da fare: per l’ennesima volta è saltato il voto degli emendamenti in Commissione giustizia sulla legge per l’autoproduzione di cannabis. Magicamente, ogni volta che viene programmata una seduta, la Commissione poco prima si accorge di avere un’urgenza da sbrigare.

La cannabis, che è l’incrocio perfetto di interessi economici mafiosi e criminali, problematiche mai risolte per i pazienti, e potenzialità immense come risorsa agricola e industriale, resta il tema dal quale la politica italiana fugge. Da decenni.

La Corte costituzionale dichiara incostituzionale le legge Fini-Giovanardi che nel frattempo aveva mandato in galera migliaia di semplici consumatori rovinando loro la vita? E che sarà mai, si torna alle legge precedente, vecchia di 32 anni, nel momento in cui le massime istituzioni internazionali come Onu e Oms raccomandano un altro approccio alla sostanza, che vada oltre la repressione e chi si era inventato il proibizionismo sulla cannabis (gli Usa) l’ha trasformata nel settore che crea più posti di lavoro in assoluto.

Mezza Europa annuncia piani di legalizzazione? Da noi tutto tace e 600mila cittadini firmano la richiesta di un referendum per cambiare le politiche sulla cannabis, sostituendosi alla politica immobile, e la Corte Costituzionale lo dichiara inammissibile in conferenza stampa dando degli incompetenti ai promotori del referendum che invece avevano ragione da vendere.

Da noi si fa la legge quadro sulla canapa industriale senza citare le infiorescenze e poi si fanno i processi alle aziende che le vendono. Si fa la legge sua cannabis in medicina e poi i pazienti non la trovano in farmacia. Si fa partire la produzione nazionale di cannabis che in 6 anni non è riuscita a superare i quantitativo di 150 chilogrammi l’anno, ormai un ventesimo de fabbisogno nazionale.

E potremmo andare avanti così all’infinito. Negli ultimi anni c’è stata la prima discussione in Parlamento di una legge sulla legalizzazione che è naufragata con la fine del governo Renzi. La disobbedienza civile “Io coltivo” aveva coinvolto migliaia di cittadini e decine di politici, senza che le istituzioni la degnassero di uno sguardo, se non per denunciare qualche attivista che aveva coltivato la propria piantina.

LEGGE PER LA COLTIVAZIONE DOMESTICA IN COMMISSIONE: È L’UTIMA SPIAGGIA

Le strade sono state tentate tutte: dalla proposta di leggi per iniziativa popolare alle disobbedienze civili di semplici cittadini e pazienti, passando per il tentativo del referendum: ora serve una cosa semplice: che la politica italiana si assuma le proprie responsabilità. E non serve nemmeno troppo coraggio visto che, senza andare troppo lontano, Malta ha legalizzato la coltivazione domestica mentre il Lussemburgo ha annunciato di volerlo fare entro il 2022 e la Germania ha annunciato più volte che legalizzerà la cannabis entro a fine della nuova legislatura.

Ora c’è quest’ultima possibilità: il disegno di legge per l’autoproduzione fermo da mesi in commissione Giustizia. Speriamo in un improvviso slancio di coraggio dei nostri politici, ma più realisticamente chiediamo almeno delle risposte. Perché il tempo delle parole è finito, e quello per l’approvazione di questa nuova legge diminuisce sempre di più.



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