Contro-informazione

Vogliamo l’acqua pubblica ma il governo ha capito privata

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Quando nel giugno 2011 gli italiani si recarono a votare, superando abbondantemente il quorum ed esprimendosi a favore della ripubblicizzazione dell’acqua, fummo in molti a diventare facili profeti nel sostenere come si trattasse di una grande vittoria dei cittadini che non avrebbe però determinato automaticamente un ritorno all’acqua pubblica, se non in presenza di una forte battaglia politica della quale il referendum rappresentava solamente il primo gradino. Infatti la legge d’iniziativa popolare primigenia presentata dai movimenti popolari per l’acqua pubblica che avrebbe dovuto tradurre in pratica la volontà dei cittadini, dopo essere stata lasciata decadere, è stata riscritta stravolgendone in profondità i contenuti e proposta per l’approvazione nel corso di questa legislatura.

Proprio pochi giorni dopo il referendum sulle trivellazioni in mare, che ha mancato il raggiungimento del quorum, anche grazie all’impegno profuso da Matteo Renzi e da molti personaggi politici vecchi e nuovi affinché i cittadini disertassero le urne, la nuova legge è stata presentata ed approvata alla Camera mercoledì 20 aprile ed ora si sta apprestando a passare l’esame del Senato.

Contrariamente alla volontà espressa dagli italiani l’acqua tornerà ad essere una merce, la cui gestione ed erogazione potrà anche essere affidata ad enti pubblici, qualora essi si costituiscano in società per azioni ed abbiano i requisiti ritenuti necessari. Quella che inizialmente avrebbe dovuto essere una legge volta a ridefinire l’acqua come bene non mercificabile, prioritariamente gestito dagli enti pubblici in ottemperanza a quanto sancito dalla volontà popolare, si è insomma trasformata in un testo che definisce i termini di gestione della merce acqua, accomunando gli enti pubblici ai privati nella gestione del business che ne deriverà.

Nel caso ce ne fosse stato ancora bisogno, dopo il penoso teatrino che ha fatto da contorno al referendum del 17 aprile sulle trivellazioni in mare, viene dunque ribadito ancora una volta il totale disprezzo da parte del governo nei confronti della volontà dei cittadini, bellamente ignorata anche qualora un referendum abbia successo, come appunto accaduto nel caso dell’acqua pubblica.



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