Vitamina D ed esposizione solare: i segnali di allarme
Fondamentale per mantenere in salute le ossa e il sistema immunitario, la vitamina D si attiva con una regolare esposizione al sole. I segnali per scoprire le carenze e i consigli per ristabilire l’equilibrio
Tutti quanti conosciamo la vitamina D perché, soprattutto negli ultimi anni, è stata al centro di molti dibattiti riguardo la sua funzione di molecola immuno-modulante. La vitamina D, in realtà, ha un ruolo centrale in moltissime reazioni biochimiche. Tutte le cellule del corpo hanno i recettori per la vitamina D (VDR) e questo ne giustifica la sua importanza biologica.
La vitamina D è una vitamina liposolubile (come la A, E e K) che svolge un ruolo importante nell’omeostasi del calcio e nel metabolismo osseo poiché permette al calcio di fissarsi, insieme ad altre molecole, nell’osso quindi favorendo la mineralizzazione dell’osso stesso.
La carenza di vitamina D può portare al rachitismo nei bambini e all’osteomalacia negli adulti, entrambi sono condizioni di fragilità dell’osso.
La vitamina D è essenziale non solo per il metabolismo osseo ma anche per il sistema immunitario. Poiché tutte le cellule del sistema immunitario esprimono i recettori VDR, la carenza di vitamina D determina un mal funzionamento generale esponendoci al rischio di malattie infiammatorie, autoimmuni, cardiovascolari, ecc.
I FATTORI CHE DETERMINANO LA CARENZA DI VITAMINA D
La carenza di vitamina D è dovuta a fattori modificabili e a fattori non modificabili.
I fattori di rischio modificabili sono sovrappeso o obesità, l’utilizzo di protezione solare quando c’è il sole, stare in casa, assumere farmaci come le statine o la metformina.
Altri fattori di rischio, invece, non sono modificabili.
Le persone che vivono vicino all’equatore e sono spesso esposte al sole hanno meno probabilità di essere carenti, poiché la loro pelle produce abbastanza vitamina D per soddisfare le esigenze del loro corpo.
Se si vive negli stati settentrionali (latitudini a nord di 37°), si ha un maggior rischio di carenza di vitamina D perché la pelle potrebbe non essere in grado di produrla dall’esposizione al sole durante i mesi invernali. Questo succede anche alla “nostra” latitudine soprattutto nei periodi dell’anno che vanno da ottobre ad aprile.
Inoltre, la capacità della pelle di produrre vitamina D diminuisce con l’età. Chi ha più di 65 anni, genera solo un quarto della vitamina D rispetto a chi ne ha 20. Dipende inoltre dal colore: gli afroamericani hanno, in media, circa la metà della vitamina D nel sangue rispetto ai bianchi.
Alcune patologie, poi, riducono la capacità di assorbire la vitamina D o di produrla (malattie intestinali).
I SINTOMI
La maggior parte delle persone non si rende conto di essere carente, poiché i sintomi sono generalmente sottili. Ad ogni modo può essere ricondotto a una carenza di vitamina D:
- la tendenza ad ammalarsi o a contrarre infezioni frequentemente
- sentirsi stanchi e affaticati
- soffrire di dolore alle ossa e alle articolazioni
- la depressione
- la difficoltà nella riparazione delle ferite
- la perdita di capelli
- la perdita di massa ossea
- soffrire di dolori muscolari
COME CONTRASTARE LA CARENZA
Previo controllo ematico, sarebbe opportuno integrare la vitamina D giornalmente per tutto l’anno. Nella stagione estiva si può pensare di sospenderla se, e solo se, ci si espone al sole da giugno a settembre almeno 10-15 minuti al giorno, nelle ore centrali, senza crema solare, anche solo gambe e braccia scoperte.
Questo garantisce una corretta auto-produzione di vitamina D poiché il sole, colpendo la nostra pelle, ci consente di trasformare il 7-de-idro-colesterolo in colecalciferolo (pre-pro-ormone) che poi viene attivato dai reni e dal fegato nella forma metabolicamente attiva, il colecalcidiolo, esplicando tutte le funzioni biologiche sopra riportate.
di Giulio Maria Ranalli