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Vita nomade: libertà senza confini

Gianluca Iarlori ha scelto per sé la vita nomade. Gli abbiamo chiesto di raccontarci i pro e i contro del vivere senza fissa dimora. Ecco la sua esperienza

Foto di Gianluca Iarlori con uno skate in mano e un murales alle spalleHo iniziato a viaggiare seriamente molto tardi rispetto ad altri viaggiatori. 

A 29 anni ho comprato il mio primo biglietto di sola andata verso l’Australia. Non avrei mai immaginato che quella sarebbe stata la svolta della mia vita. Dopo quel viaggio non sono più riuscito a fermarmi e ora, all’età di 33 anni, sono diventato ufficialmente nomade. 

Dico ufficialmente perché lo scorso aprile ho lasciato definitivamente la casa a Bologna in cui abitavo e tornavo dopo ogni viaggio e qualche mese dopo, a giugno, sono finalmente riuscito ad ottenere la Residenza Senza Fissa Dimora.

Erano anni che sognavo di vivere viaggiando ma la paura dell’ignoto e quella maledetta comfort zone mi tenevano bloccato a Bologna. Pensavo che, se nella città in cui vivevo da tanti anni mi era difficile trovare lavoro, figuriamoci viaggiando, non conoscendo nessuno e non avendo contatti. 

Poi il malessere che provavo verso una routine che non mi apparteneva in quella città ormai troppo cambiata, che non mi rispecchiava più, mi hanno portato a partire. Sentivo che non avevo più nulla da perdere e forse una forte avventura mi avrebbe aiutato a rialzarmi da una terribile depressione in cui stavo cadendo. 

UNA SCELTA DI VITA NON PER TUTTI

È stata la scelta più azzeccata della mia vita. Da lì in poi mi si sono aperte infinite porte, ho conosciuto tante persone fantastiche, ho trovato molto più facilmente lavori qua e là.

Dopo l’Australia, in cui ho viaggiato e lavorato per 7 mesi, ho viaggiato via terra dal Portogallo all’India per un progetto documentaristico (lo potete trovare come “Social Tripperz” sulle piattaforme social) legato alle subculture e stili di vita alternativi.

Al termine di quel viaggio mi sono immerso a pieno nella cultura dei viaggiatori “pirata” incontrati nei festival Psy. È un’enorme famiglia, una tribù di viaggiatori che gira per il mondo per poi rincontrarsi nuovamente nei festival.

A differenza del passato, in cui magari sceglievo le destinazioni per mero interesse turistico, ora vado più alla ricerca di luoghi da vivere. Ci sono diversi Paesi in cui ritrovare i miei “simili” ed è così che ora scelgo le mie mete. Dal 2017 ad oggi quindi, sono 19 i Paesi in cui ho viaggiato o vissuto.

Gianluca Iarlori in viaggio in compagnia di un cane

NOMADISMO: ISTRUZIONI PER L’USO

La domanda più comune è: come fai a mantenerti? Come tutti, lavorando. Non ho un’eredità, non ho case in affitto, non ho nessuno che mi mantiene. Inizialmente andavo alla ricerca di qualunque lavoro mi servisse per continuare il viaggio. In Australia ad esempio ho lavorato nei campi, in fabbrica, nelle costruzioni. Poi con il tempo le cose sono iniziate a girare meglio e ho trovato più lavoro nel mio ambito audiovisuale, oltre a far parte ora del management di una label Psytrance e dell’organizzazione di festival.

La vita nomade può darti tanto ma non è per tutti. C’è bisogno di tanto spirito di adattamento, apertura mentale nell’adattarsi ad usi e costumi di culture totalmente diverse. Bisogna staccarsi dalla versione patriottica e geocentrica che abbiamo del Paese in cui siamo nati. Da qualunque popolo si può apprendere e crescere tanto. Solo perché siamo cresciuti con una determinata cultura non è detto che sia l’unica e la migliore. 

Il viaggio ti cambia inevitabilmente e ti rende una persona diversa, abbatte qualunque frontiera e pregiudizio verso il prossimo. Le abitudini poi si adattano in base alle necessità del momento.

Il nomadismo ti dà una libertà indescrivibile. Poter scegliere ogni giorno quale parte del mondo chiamare casa, svegliarsi sempre in posti da sogno, sono sensazioni inappagabili.
Ma la vita nomade può anche toglierti tanto. Se si viaggia da soli ad esempio, la cosa che manca maggiormente è una stabilità sentimentale. Si incontrano persone fantastiche ma sai che sarà tutto passeggero. Vivi ogni attimo in modo molto più intenso ma sai che presto finirà, perché si prenderanno strade separate. Questo è ovviamente un discorso molto soggettivo, ci sono tante coppie o famiglie nomadi che sono riuscite a far coincidere i percorsi di vita in un unico meraviglioso viaggio.

Il fatto di non avere una casa non mi pesa affatto, anzi. Il forte peso lo sentivo in periodo di lockdown, quando ero costretto in 4 mura senza nemmeno un balcone. Non riuscivo a respirare e da lì la decisione di una vita nomade. Dopo 6 mesi vissuti in camper a lavorare nei campi di CBD, in questo momento mi trovo in Messico, in cui sono arrivato a dicembre. È uno dei pochi Paesi (se non l’unico) in cui la pandemia non ha intaccato la vita. È qui che ora sto vivendo e viaggiando. È qui che quest’inverno si è riunita la mia tribe ed è qui che ho vissuto in questi ultimi mesi il periodo più produttivo della mia vita. In attesa di nuove ed emozionanti avventure in giro per il mondo!

Gianluca Iarlori seduto felice in mezzo ad una piantagione di cannabis

A cura di Gianluca Iarlori



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