Presto anche l’Italia avrà il suo visto per attrarre nomadi digitali e lavoratori da remoto
Il visto riguarderà i cittadini di paesi extra-Ue che vogliono soggiornare in Italia mentre si dedicano al lavoro a distanza
Il visto per nomadi digitali arriva anche in Italia. È quanto previsto dall’emendamento al decreto Sostegni-ter proposto dai deputati del Movimento 5 Stelle Luca Carabetta e Anna Laura Orrico.
D’ora in poi, la normativa – relativa alla concessione di un nulla-osta lavorativo in casi specifici – includerà, infatti, anche i cosiddetti “nomadi digitali” e i lavoratori da remoto. Nello specifico, sarà possibile per i lavoratori provenienti da Paesi extra-UE che svolgono attività altamente specializzate in modalità online in via autonoma o anche per un’impresa non residente in Italia lavorare nel Bel Paese con il solo visto d’ingresso.
Grazie al nuovo emendamento, ai lavoratori di stati non membri dell’Unione Europea sarà consentito l’ingresso in Italia oltre le quote già previste da decreto flussi. Non sarà, inoltre richiesto il nulla osta al lavoro e verrà rilasciato un permesso di soggiorno della durata di un anno e sotto specifiche condizioni. In particolare, i nomadi digitali, oltre ad essere incensurati, dovranno essere in possesso di un’assicurazione sanitaria che copra tutti i rischi sul territorio nazionale e rispettare le disposizioni di natura fiscale e contributiva vigenti.
La determinazione delle modalità di rilascio del visto, delle categorie lavorative disciplinate dall’emendamento, dei limiti minimi di reddito del richiedente nonché quelle dell’attività lavorativa da svolgere saranno ora rimesse ad un decreto interministeriale, l’ultimo passo per l’effettiva attuazione della proposta.
Si tratta di un’innovazione per molti attesa da anni. Nonostante il fenomeno dei nomadi digitali interessi oltre 35 milioni di persone nel mondo e generi un giro d’affari pari a 700 miliardi, il settore del lavoro da remoto risulta ancora relativamente poco disciplinato.
Il nuovo emendamento al Sostegni-ter rappresenta, però, la svolta ideale per proiettare l’Italia in una posizione pioneristica del nomadismo digitale. Infatti, soltanto una manciata di città, situate principalmente in Europa, offrono un visto per nomadi digitali o freelance, e poche altre in Asia.