Contro-informazione

Vicenza chiede verità per Mauro Pretto, l’ambientalista ucciso a colpi di fucile da caccia

Vicenza chiede verità per Mauro Pretto, l'ambientalista ucciso a colpi di fucile da caccia
Un’immagine di Mauro Pretto, ucciso lo scorso 12 maggio

Sono passati quattro mesi dall’omicidio di Mauro Pretto, un boscaiolo e un animalista, che viveva solo in un casolare tra i boschi di Zovencedo, in provincia di Vicenza. Quattro mesi che non sono bastati agli organi dello stato non solo per individuare il colpevole, ma neppure per iscrivere un solo sospetto nel registro degli indagati. Nulla.

UCCISO CON UN FUCILE DA CACCIA SULLA PORTA DI CASA. Di Mauro Pretto si sa solo che è stato ucciso sull’uscio di casa la sera del 12 maggio, quando andò ad aprire la porta all’uomo che suonò il suo campanello e non appena lo vide lo colpì sparando con un fucile da caccia direttamente al cuore. L’altra cosa che si sa di Mauro è che aveva spesso discussioni anche animate con i cacciatori della zona, che nonostante le leggi lo vietino,  spesso si spingevano all’interno dei suoi terreni per sparare alle prede, arrivando anche a poche decine di metri dalla sua abitazione. Nient’altro. Anche perché, mentre per il caso di Igor il russo, o per altri casi analoghi, si è scatenato un caso giudiziario e mediatico, il suo è già caduto nel silenzio. Ragioni che hanno spinto alcuni cittadini ad organizzare una fiaccolata che domani sera si snoderà per le vie di Vicenza per chiedere verità e giustizia su quella che è stata trattata come un morte di “serie b”.

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Un’immagine di Sergio Berlato, il consigliere veneto deputato a “controllare” l’attività venatoria

IL VENETO HA UN PROBLEMA EVIDENTE CON I CACCIATORI. Naturalmente non si possono avanzare ipotesi né tantomeno ipotizzare possibili colpevoli. Spetterà alla magistratura. Va però detto che il Veneto inizia ad avere problemi evidenti con la caccia ed i cacciatori. Secondo l’Associazione Vittime della Caccia, proprio la regione amministrata dal leghista Luca Zaia, è quella con il maggior numero di feriti annui a causa della caccia. Mentre altri recenti fatti di cronaca dimostrano come i cacciatori si comportino in modo sempre più aggressivo nei confronti di chiunque – semplici cittadini o amministrazioni comunali – cerchi di limitarne il raggio di azione, come nel piccolo Comune di Noventa Vicentina, dove un paio di settimane fa un gruppo di cacciatori si è messo – per ragioni ancora ignote – a sparare per strada crivellando di colpi il cartello di ingresso del paese.

UN GOVERNO REGIONALE GUIDATO DALLA LOBBY DELLE DOPPIETTE. Fatti che hanno spinto diversi comitati locali ed il consigliere regionale di minoranza Andrea Zanoni (Pd) a presentare alcune interpellanze al Consiglio, accusando la giunta di governo di essere succube della “lobby dei cacciatori” e chiedendo di «sorvegliare maggiormente l’attività venatoria» e «rendere noto il numero delle persone autorizzate a circolare armate, anche nelle ore notturne e nelle aree vietate alla caccia», mentre il Movimento 5 Stelle ha accusato il governatore Zaia di «sprecare troppo tempo» nella difesa degli interessi della caccia e dei cacciatori. Al di là del dibattito politico, va annotato un dato di fatto: la Commissione regionale agricoltura – quella che disciplina l’attività venatoria – è guidato da Sergio Berlato (del partito Fratelli d’Italia) che nel suo sito internet si autodefinisce «appassionato cacciatore». Qualcosa non torna.

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Il casolare dove abitava ed è stato ucciso Mauro Pretto

LE LEGGI VENETE SCRITTE SU MISURA DEI CACCIATORI. Il governo regionale – guidato da Lega Nord, Forza Italia e Fratelli d’Italia – ha recentemente approvato leggi che non hanno pari in Italia e già accusate di essere persino incostituzionali. In particolare, lo scorso gennaio, ha approvato una legge intitolata “Norme regionali in materia di disturbo all’esercizio dell’attività venatoria e piscatoria” che – sempre su imprinting di Serio Berlato, primo firmatario della proposta –  sanziona con multe fino a 3.600 euro chiunque «ponga in essere atti di ostruzionismo o di disturbo dai quali possa essere turbata o interrotta la regolare attività di caccia (o pesca) o rechi molestie ai cacciatori (o pescatori) nel corso delle loro attività». Una norma tanto più assurda se si considera come la pena pecuniaria che colpisce un cacciatore che – contravvenendo alla legge – si metta a sparare di fianco a una casa abitata è di appena 600 euro massimi.

LA DENUNCE DEI CITTADINI SU FACEBOOK: QUA COMANDANO LORO. Un atteggiamento politico che, secondo molti cittadini veneti, sta spingendo alcuni cacciatori a comportarsi sempre più come padroni nelle loro zone di azione. Come testimoniato anche i commenti che raccontano esperienze dirette sotto alcuni post che sui social parlano del caso di Mauro Pretto. Come quello di un signore che racconta quanto segue: «Quando dei cacciatori erano venuti a sparare a ridosso di casa mia, e li ho intimati di andarsene, loro mi hanno detto che loro fanno ciò che vogliono ed io non mi devo permettere di dire nulla, così li ho fotografati e li apriti cielo, “o ci dai la macchina fotografica o ti veniamo a prendere e ti spacchiamo le gambe, ti facciamo del male dacci la macchinetta”. Puntualmente il giorno dopo sono a fare denuncia ai carabinieri del posto, ed a prescindere che i carabinieri stessi mi hanno continuamente dissuaso da sporgere la denuncia, ho visto che non è successo nulla perché nelle settimane successive erano nuovamente qui a cacciare come se nulla fosse successo». A prescindere da come sia realmente andata la vicenda dell’omicidio di Mauro Pretto, è certo che il Veneto ha un problema da risolvere.



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