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Il Veneto non ci sta: “Effetti devastanti sul comparto canapa”, presentata una risoluzione

Presentata una risoluzione per chiedere al Parlamento di disapplicare le norme sulla canapa contenute del decreto sicurezza

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La Regione Veneto non ci sta e, dopo aver spronato il governo a cercare un confronto sull’emendamento canapa del decreto Sicurezza, propone una risoluzione per chiedere al Parlamento di cambiare la legge, dopo, che, durante l’ultima conferenza delle Regioni, tutte, comprese le 14 di centro-destra, si sono dette contrarie al provvedimento.

“È necessario difendere un comparto produttivo, quello legato alla canapa legale, dagli effetti nefasti del decreto sicurezza”, ha evidenziato il capogruppo di Europa Verde in Consiglio regionale del Veneto Renzo Masolo che due giorni fa ha illustrato a Venezia, in occasione dell’assemblea legislativa regionale, la risoluzione n. 173 di cui è primo firmatario. La risoluzione, ricorda, “chiede al Parlamento di stralciare alcune disposizioni del decreto-legge del 4 aprile scorso in materia di sicurezza, laddove si modifica la disciplina relativa al sostegno e alla promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa di cui alla L. n. 242/2016, cioè della c.d. cannabis light”.

“L’eurodeputata Cristina Guarda”, ha continuato Masolo, “si sta già muovendo formalmente per risolvere questo problema a livello sovranazionale. Anche una parte dei rappresentanti delle forze politiche all’interno della maggioranza si sono espressi contro il provvedimento, tenuto conto peraltro che la legge nazionale andrebbe a colpire un settore che viene riconosciuto e finanziato da una legge regionale“.

CANAPA: L’ITALIA IN CONTROTENDENZA A LIVELLO INTERNAZIONALE

Ma durante l’assemblea sono stati diversi gli interventi a favore dell’industria della canapa. “l’Italia va in controtendenza, tenuto conto che l’ONU ha rimosso la Cannabis dalle sostanze pericolose, l’OMS ha riconosciuto che il cannabidiolo, ossia il CBD, ovvero il principio attivo contenuto nelle infiorescenze di cannabis light, non possiede alcuna efficacia drogante: il CBD quindi non è sostanza d’abuso; la Corte di Giustizia Europea ha stabilito che i paesi non possono impedire la libera circolazione di queste merci. Il problema è di chi rifiuta di guardare in faccia la realtà e il rischio è che di tutto ciò che è stato fatto in termini imprenditoriali non rimanga più nulla, compresi gli investimenti, con danni rilevanti per il tessuto economico e sociale del territorio”, ha sottolineato Lawrance Myall, segretario di ICI, Imprenditori Canapa Italia.

“Chiediamo solo di poter lavorare in pace” sottolinea Rosa Pone di CBD Hemp Store alla quale fa eco Roberto D’ Aponte di Salute di Canapa che ha ricordato che il settore che vale nel complesso circa due miliardi di euro, mentre Samuele Vianello dei Radicali Venezia punta il dito sul fatto che la legislazione “è frutto di una legislazione ideologica, proibizionista a prescindere”. 

“È un atto di guerra contro la razionalità e il progresso economico – ha ribadito Raffaella Stacciarini di Aps Meglio Legale – una forzatura ideologica che colpisce una coltivazione agricola che nulla ha a che fare con il narcotraffico. Lo stato, il governo ci sta dicendo di fatto: torniamo indietro e abbattiamo un comparto, peraltro in una condizione di recessione economica”.

“Stiamo parlando di una filiera, quella della canapa – ha concluso il consigliere regionale di Europa Verde Andrea Zanoni – di cui ci stiamo occupando dal 2014, partendo proprio da Treviso, riferendoci a una coltivazione presente da sempre in Veneto, in particolare negli anni ‘40. È evidente che lo Stato, attraverso queste disposizioni, non è amico dei cittadini e diventa nemico delle aziende, del progresso, della scienza, dei lavoratori e dei consumatori. È necessario resistere a questi attacchi ideologici e bigotti, a una politica antiscientifica, e manifestare contrarietà a questa disposizione e sostegno a questo mondo”.



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