Velvet Goldmine di Todd Haynes
Titolo: Velvet Goldmine
Regia: Todd Haynes
Cosa fare quando è sabato sera, piove e non hai nessuna voglia di socializzare e spendere soldi in drinks? Beh,chiami il tuo più caro amico e vai… in videoteca! Tra gli scaffali e quel centinaio di copertine ne spicca una dall’ immagine semi-psichedelica e la scritta “Un film esplosivo sul grande rock degli anni ’70!”. E il nostro film, è… Velvet Goldmine di Todd Haynes. New York 1984, il giornalista Arthur Stuart (Christian Bale) viene incaricato di scoprire cosa è realmente accaduto all’idolo del glam- rock Brian Slade(Jonatha R.Meyers) dopo il suo suicidio “artistico” messo in scena durante un concerto dieci anni prima. Così torna a Londra e come in un viaggio a ritroso nel tempo e nella memoria, incontra tutti i protagonisti- comparse di quel mondo fatto di sesso, droga e glitter che aveva creato Slade: parla con la moglie del cantante, Mandy (Toni Collette), la quale gli racconta il loro rapporto complicato, di come era nato il mito del glam, della sua genialità incompresa, le notti fatte di psichedelica e orgie, la bisessualità di Slade e il rapporto trasgressivo con la rock star Curt Wilde (Ewan McGregor, chi non ha visto Trainspotting?!) fatto di amore, sesso e musica.
Il film è strutturato come una sorta di Quarto Potere (con effettive citazioni “letterali”), sembrando una biografia musicale pur non essendo tale, ispirata alla vita di David Bowie e Iggy Pop, racconta senza troppe mitizzazioni la vera essenza di quegli anni dove si vuole mimetizzare la propria identità sessuale e la verità suprema si mostra sul palco vestita di lustrini : “La musica è il mezzo. Il taffettà il messaggio” dice infatti Slade. Il montaggio delle scene è proposto come un viaggio tra il reale e l’onirico, dove ritroviamo la ricerca odierna della soggettività attraverso la trasgressione con le soluzioni che concedevano gli anni ’70, in cui tutto si confonde per poi arrivare a… Beh, guardate il film! Splendidi il cammeo dei Placebo e la colonna sonora da ascoltare a tutto volume. Un opera cinematografica premiata a Cannes nel ’98 per il miglior contributo artistico.
Chiara De Conno