Terapeutica

Usi terapeutici dei derivati della cannabis: esperienze personali

cannabiscuoreHo 41 anni e sono stato operato nel dicembre 2001 per una metaplasia della testa del pancreas. Nonostante l’esame istologico favorevole, diversi medici consultati mi hanno consigliato di praticare anche una chemioterapia preventiva. Avevo reagito positivamente all’intervento, ma la chemioterapia mi spaventava al punto di valutare l’idea di rifiutarmi di farla.

Qualche tempo prima avevo letto che i derivati della Cannabis possono essere d’aiuto nell’alleviare gli effetti collaterali della chemioterapia. D’altro canto conoscevo queste sostanze per averne fatto in passato, come molti della mia generazione, un uso “voluttuario”. Decisi pertanto che ne avrei sperimentato l’uso terapeutico e, prima di iniziare la chemio, me ne procurai un po’ (non senza qualche difficoltà considerato che già da qualche tempo non avevo più rapporti con il mercato nero).

La mattina in cui era previsto il mio primo ciclo di chemio ne ho fumato una piccola quantità (diciamo l’equivalente in peso di un quarto di sigaretta, in pratica tre boccate di fumo ). L’effetto immediato è stato quello di scaricarmi dell’enorme ansia che avevo, dovuta soprattutto al fatto di non sapere bene a cosa andavo incontro con la chemio. Un paio d’ore dopo aver effettuato il ciclo mi sono reso conto che incominciava a comparire la nausea, per cui ho fumato ancora. La nausea è cessata nel giro di 5 minuti e la sera ho cenato con appetito. L’esperienza nausea/fumo/scomparsa del sintomo si è ripetuta anche durante gli altri due cicli.

In tutta onestà devo dire che non sto facendo una chemio molto aggressiva e a detta dei medici i farmaci che mi vengono somministrati sono in genere ben tollerati. Tuttavia, come sarebbe andata se non avessi fumato? Non so. Resta il fatto che io ho continuato a fumare Cannabis anche negli altri giorni, continuando a mangiare con buon appetito e traendone notevole giovamento anche sul piano del mio umore. Fosse anche solo per questo aspetto, mi chiedo perché mi dovrebbe essere negata l’opportunità di assumere una sostanza che oggettivamente migliora la mia condizione? E perché debbo essere costretto, per reperirla, a rivolgermi al mercato nero?

Giuseppe L.



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