Uomo a vapore
Ho fumato per vent’anni, ma non per darmi un tono. Ho fumato per vent’anni, ma non per nervosismo o per noia. Ho fumato perché amavo la sensazione del fumo caldo e denso nei polmoni, amavo ogni secondo di vita che mi dicevano togliesse alla mia esistenza. Amavo scrivere e fumare, le uniche due cose che mi riuscissero bene nella vita. Ho fumato di tutto, dappertutto. Mi sono fatto venire una bronchite all’anno. Ogni bronchite l’ho curata a forza di altre sigarette.Ho buttato via pacchetti interi, quando sono stato veramente male, calpestando centinaia di ultime sigarette. Annusando poi con gli occhi chiusi qualsiasi sigaretta fumata da altri, perché oramai il fumo, anche se avevo spergiurato a me stesso di aver smesso, era oramai una consuetudine troppo piacevole.
Da quasi un anno sono un uomo a vapore. Ho deciso di provare la sigaretta elettronica non per smettere di fumare, ma per ridurre, visto che sulla mia pelle, nel mio respiro, nelle gambe, sperimentavo come ogni mattina dopo i trentacinque anni riuscissi a smaltire sempre meno l’eccesso di sigarette. Mi sono detto: per una settimana sperimento solo il vapore, cerco l’aroma che mi piace di più, poi comincerò a fare un po’ e un po’. Ho girato tutti i negozi, ho letto tutto quello che potevo leggere, una sigaretta elettronica l’ho addirittura distrutta e smontata per capirne il funzionamento, che è fin troppo semplice: una piastrina scaldata da una batteria, che scalda a sua volta una resistenza avvolta da un tampone che si imbeve di liquido, che si vaporizza. Niente di strano. Una cosa a metà tra un narghilè e un mini-aerosol.
Dopo la settimana di sperimentazione ho fumato una sigaretta e per la prima volta in vita mia ho sentito quella cosa che solo i non fumatori mi hanno raccontato: il sapore di bruciato. E’ stato uno schiaffo. Ho provato con un’altra sigaretta, mi sono detto: “Questa marca non mi è mai piaciuta” (anche se ogni volta che sono stato anche solo tre giorni, senza fumare, pure la carta di giornale mi sarebbe sembrata buona). Niente, stesso sapore. Da allora non ho più toccato sigarette. Senza sforzo, trovando un piacere nuovo, diverso.
Ho tanti amici ex fumatori che hanno smesso con la loro lodevole forza di volontà, che li rende dei talebani del non-fumo, dei paladini del sacrificio. Alcuni guardano con fastidio il fatto che io fumi solo vapore aromatizzato, e non capisco perché. Alcuni deridono. Altri mi dicono “ho letto che fa male”, e lo dicono dopo aver mangiato panini al fast-food o dopo aver passato una giornata in giro per Milano a respirare aria evidentemente buona. Forse il fatto che io abbia reciso la mia dipendenza dal tabacco senza avere alcuna sofferenza da raccontare, è uno smacco troppo grosso, non lo so. L’ennesimo club del quale non posso far parte. Paradossalmente, i più curiosi e soddisfatti sono stati i non fumatori, perché in fin dei conti per loro il vantaggio è evidente: niente fumo passivo, nessun odore molesto. Non chiede altro, chi non ha mai fumato. So che molti ex-fumatori mi raccontano di sognare ancora, di tanto in tanto, di stare fumando.
Sogni che non ho mai fatto, in questo ultimo anno. Ho passato intere giornate con la pipetta senza batteria e non ho mai avuto la tentazione di entrare in una tabaccheria. Quindi funziona. Funziona perché mi ha fatto conoscere un piacere diverso, che ha reso obsoleto quello di una volta. Sarà un palliativo, ma immagino che se il medico mi dicesse che non posso più bere caffeina, cercherei il decaffeinato che mi piace di più. Di sicuro, saprei che nessun ex-bevitore di caffè se ne verrebbe a vantarsi con me che lui sia riuscito a smettere senza passare dai decaffeinati.
Poi, se aspirare vapore freddo mi farà male, credo che sarà comunque meno rispetto alle centinaia di sostanze tossiche che arrivano dalla combustione di carta e tabacco. Sicuramente meno di una passeggiata in centro a Milano. O di cinque minuti nella stessa stanza con un ex-fumatore cintura nera di volontà.
Francesco Lanza