Uno studio scientifico smonta i test della saliva per la cannabis: non sono affidabili
Un nuovo studio scientifico evidenzia i limiti dei test salivari nel rilevare l’effettiva alterazione da cannabis, sollevando dubbi sulla loro validità per l’uso su strada e nei luoghi di lavoro
Una recente meta-analisi pubblicata sulla rivista scientifica Heliyon ha sollevato dubbi significativi sull’affidabilità dei test della saliva per determinare l’alterazione da cannabis.
Secondo lo studio, i livelli di THC rilevati nel fluido orale variano notevolmente tra individui che hanno consumato quantità simili di cannabis, rendendo questi test poco indicativi dello stato di alterazione effettivo. Inoltre, i test salivari possono risultare positivi fino a 24 ore dopo l’uso, ben oltre la durata degli effetti psicoattivi della sostanza.
TEST DELLA SALIVA: SCARSA AFFIDABILITÀ
“Dalla nostra meta-analisi concludiamo che la validità non è ideale né per l’individuazione di un pregresso consumo né per la rilevazione di compromissione psicomotoria“ fanno infatti notare gli autori dello studio evidenziando che: “Sebbene la saliva identifichi un pregresso consumo di cannabis, esiste la possibilità di falsi negativi”.
Secondo gli autori infatti: “Attualmente, tutti gli studi hanno dimostrato una notevole variabilità nelle concentrazioni di THC nella saliva tra le persone negli stessi momenti dopo la somministrazione di cannabis. Sappiamo inoltre da ricerche precedenti che esistono variazioni sostanziali nella compromissione psicomotoria tra persone a cui sono state somministrate le stesse dosi di cannabis”.

IMPLICAZIONI PER LA SICUREZZA STRADALE
L’uso di test salivari per rilevare l’alterazione da cannabis alla guida è il metodo adottato in Italia per i controlli su strada, tuttavia, la mancanza di una correlazione affidabile tra i livelli di THC nella saliva e l’effettiva alterazione solleva preoccupazioni sulla validità di questi test come strumenti per garantire la sicurezza stradale.
Inoltre, come aveva sottolineato tempo fa l’associazione Meglio Legale, i test adottati in Italia dalle forze dell’ordine non sono uniformi, e potrebbero portare a ulteriori discrepanze nei risultati.
Infine, come raccontato da diverse pubblicazioni scientifiche, il THC resta nella saliva anche per tempi molto lunghi, fino a 8 giorni dopo l’utilizzo nei consumatori abituali e fino a 34 ore di media dopo una singola assunzione.
LE POSSIBILI ALTERNATIVE
Organizzazioni come NORML suggeriscono l’adozione di test basati sulle prestazioni cognitive, come DRUID o Predictive Safety’s AlertMeter, che valutano direttamente le capacità cognitive dell’individuo rispetto a un basale, offrendo una misura più precisa dell’alterazione.
Mentre la necessità di garantire la sicurezza stradale è indiscutibile, l’affidabilità dei test salivari per rilevare l’alterazione da cannabis è fortemente messa in discussione dalla comunità scientifica. Per evitare ingiustizie e garantire una valutazione accurata dello stato di alterazione, è fondamentale considerare alternative più precise e basate sulle prestazioni cognitive.