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Unlimited Struggle, baby: l'orgoglio di Johnny Marsiglia

Unlimited Struggle, baby: l'orgoglio di Johnny MarsigliaOggi è il giorno dell’orgoglio palermitano: da poche ore è disponibile il nuovo album di Johnny Marsiglia e Big Joe nei digital stores: dal 4 ottobre “Orgoglio” sarà in copia fisica. L’esperienza in gruppo, coi Killa Soul, l’ha fortificato; il trasferimento dalla amata Palermo a Varese gli ha aperto molte porte: era giunto il momento del nuovo disco, che seguisse di due anni “Sentire non è ascoltare“, opera in free download datata 2010. In questo 2012, includendovi i due singoli apripista -“1/2” e “Voci“- non ne ha sbagliata mezza: giusto che si creasse un doveroso hype su un lavoro che ospita, tra l’altro, tante notevoli partecipazioni. Johnny Marsiglia è un rapper completo, da seguire: col fido Big Joe mostra con orgoglio la sua creatura, fuori ora per Unlimited Struggle.
Ecco la chiacchierata in occasione dell’uscita:

 

“Orgoglio” è il titolo del tuo nuovo disco. Un titolo semplice, efficace: da cosa deriva questa sensazione?
Io sono siciliano e l’orgoglio indentifica in maniera perfetta il mio popolo, è una delle sue caratteristiche principali. Quando magari vai via dalla Sicilia e torni un giorno che ce l’hai fatta, sei riuscito nel tuo intento, lì ti guardano con orgoglio. È una domanda che ora mi pongo spesso, se a Palermo ora mi vogliono bene per quello che sto facendo. Ci tengo tanto. L’orgoglio è anche non piangersi addosso per la situazione difficile della nostra città, è una sorta di malinconia consapevole, diciamo.

Ora sei a Varese, ma la città che ti ha visto crescere, Palermo, è sempre con te e ricorre frequentemente anche nelle tue liriche, ad esempio nella chiarificatrice “Nella mia città”…
Da buon meridionale sono attaccatissimo al posto dal quale provengo. Palermo ovviamente mi manca tantissimo e spesso sclero perché voglio tornare giù, ma qui sotto l’aspetto professionale va molto meglio. Certo, un giorno sarebbe bello tornare, ma il problema principale è trovare il giusto equilibrio: quando scendo sto benissimo, ma c’è sempre il rovescio della medaglia che tutto resta com’è, è un po’ triste, sento i miei amici in difficoltà. In “Nella mia città” una frase piuttosto eloquente del mio pensiero in merito è “voglio morire qua”.

Unlimited Struggle, baby: l'orgoglio di Johnny MarsigliaQuanto è difficile venire fuori con le proprie forze da una città lontana dai centri nevralgici della musica (e non solo) italiana? È stata una svolta il tuo trasferimento al nord?
Se credi in quello che fai e la musica che crei è di buona qualità, devi perseverare. Certo, c’è qualcuno più fortunato, ma devi andare tu a cercarti le opportunità giuste. Stokka e Buddy sono quelli che ci hanno preso sotto la loro ala protettiva, assieme ai ragazzi di Gotaste e ci hanno aperto diverse porte. Da 3 anni vivo a Varese, mi sono spostato da Palermo per motivi lavorativi e di cuore. Naturalmente qui c’è molta più possibilità di farsi notare in ambito musicale e sono risultati stimolanti i live iniziali dove la gente non mi conosceva. È stata una grossa svolta per me, ma anche un po’ per i ragazzi di Killa Soul. I primi live che ho fatto qui li devo ad Ensi, che spesso mi chiedeva di anticipare i concerti dei One Mic: oltre alla stima artistica ci lega anche una grande amicizia, sin da quando ci incontravamo a Palermo. Poi in zona ho stretto molto con E-Green, anche lui entrato a far parte di Unlimited Struggle.

A proposito di Unlimited Struggle: sei tra le new entry della famiglia, sbuchi tra i grandi nomi del rap italiano che, tra l’altro, ti “pubblicizzano” alla grande. Leggevo Ghemon in un’intervista che ti inseriva tra i migliori interpreti del genere del momento… cosa li ha conquistati, alla Unlimited?
Per me è un onore: Ghemon è tra i miei rapper preferiti, lo ascolto da sempre. Sia Joe che io siamo cresciuti con la musica di Unlimited Struggle, dunque puoi immaginare quanto fossi contento di entrare nella famiglia. In quei pochi eventi che si facevano a Palermo spesso ci siamo incontrati con buona parte di loro, tramite Stokka e Buddy, e abbiamo stretto subito un buon rapporto. Penso li abbia convinti proprio la nostra voglia di creare qualcosa di nuovo, e di sicuro una certa affinità musicale.

“Sentire non è ascoltare” è il tuo disco precedente ed ha un altro titolo piuttosto eloquente: il rap avrà preso anche pieghe più frivole, specie nel mainstream, ma tu appartieni a quella schiera di artisti che predilige il senso, mescolato a flow e delivery…
Mi piace lanciare dei messaggi, cercare di arrivare alla gente come uno che tecnicamente studia, ma che ha qualcosa da dire: trovare insomma il giusto compromesso. Cerco di veicolare testi di senso, ma non disdegno brani come “1/2”, pezzo più di stile, dove però non tralascio completamente il senso. L’obiettivo mio e di Big Joe è quello di essere diversi rispetto alla massa. Se devo dare un consiglio alle nuove leve è proprio quello di fare cose nuove, perseguire una ricerca personale. A me metterebbe ansia cercare di scrivere quello che vuole la gente, ho un approccio molto naturale alla faccenda: faccio quello che so fare… Rimanere naturale è il mio modo di arrivare a più gente. Sono abbastanza fiducioso sul futuro di questa musica perché arriverà il momento in cui la gente, diciamo il mainstream, vorrà sentirsi dire altre cose!

Unlimited Struggle, baby: l'orgoglio di Johnny MarsigliaPassando ad “Orgoglio”, scorrendo la tracklist troviamo molti grandi nomi del rap italiano: anche questo, oltre ai singoli apripista, ha contribuito a creare attesa attorno al tuo nuovo lavoro: come sono nate le collaborazioni?
Di sicuro c’è una riconoscenza nei confronti degli artisti che sono sul disco. Rispetto al precedente, volevo inserire persone con cui ho legato di più dal punto di vista artistico e umano. Non c’è nulla che miri alla visibilità, ma di sicuro hanno influito sull’hype creato attorno ad “Orgoglio”. Col tempo siamo riusciti a far capire alla gente che ci siamo e che siamo così come ci vedono, senza finzione.

“Fiero meticcio originale altro che purosangue”: le tue origini hanno influenzato anche tuo lato artistico?
Mia madre è africana, di Capo Verde. A casa ho sempre vissuto le due culture e già per questo mi sento meticcio, ma l’avrei detto anche se fossi stato totalmente palermitano, che meticcio lo è. Anche in questo caso, sono orgoglioso di esserlo. A livello artistico c’è molta musica capoverdiana che mi piace –specialmente quella vecchia, e probabilmente lavoreremo con Joe su alcuni campioni, è un’idea, ma tendenzialmente il mio background è fortemente rap, anche in questo caso quello vecchio. Quando mio padre è andato l’ultima volta lì, ha portato “Sentire non è ascoltare” ai miei parenti ed è piaciuto molto, nonostante non capissero un cazzo (risate ndr).

Siamo arrivati ai titoli di coda: ringraziandoti per la disponibilità, ti lascio spazio libero per saluti e quant’altro!
Saluto e ringrazio i ragazzi che hanno partecipato al progetto e alla realizzazione di “Orgolio” e i ragazzi di Unlimited Struggle!

 

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Nicola Pirozzi



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