Un’isola sta scomparendo a causa dei cambiamenti climatici, e non ci sono rimedi
Si chiama Albert Naquin e vive, ancora per poco, sulla Isle de Jean Charles Band of Biloxi-Chitimacha-Choctaw, al largo della Louisiana meridionale, uno degli stati più petrolizzati d’America.
Albert è un indiano d’America, i cui antenati hanno vissuto su questa isola da millenni. Si vive a ritmi lenti, c’è senso di comunità. Come parte della loro cultura, hanno cercato di mantenere vive tradizioni spirituali e stili di vita il più possibile sostenibili. È stato qui che hanno girato il film “Beasts of the Southern Wild” con la piccola Quvenzhané Wallis, che fu anche nominata all’Oscar.
Ma adesso Albert e tutti gli altri se ne vanno, ma non perché vogliano andarsene, veramente. E’ che l’isola sta scomparendo a causa dell’erosione e dei cambiamenti climatici, e non ci sono rimedi. Il U.S. Department of Housing and Urban Development (HUD) ha deciso di evacuare tutti i residenti dell’isola e di pagar loro le spese per il trasferimento su un’altra isola, più a nord. Sono i primi rifugiati climatici degli Stati Uniti.
La Isle de Jean Charles nel 1950 misurava 18 chilometri in lunghezza e otto in larghezza. Oggi siamo a tre chilometri di lunghezza e mezzo chilometro di larghezza. Molti se ne sono già andati, a malincuore. Il NOAA, National Oceanic Atmospheric Administration, dice che i livelli del mare stanno innalzandosi di circa 1 centimetro l’anno, grazie all’erosione e alla subsidenza. Sarà tutto scomparso fra 50 anni.
La colpa di tutto questo è dei cambiamenti climatici, ma qui in Louisiana è tutto reso ancora più estremo dall’industria del petrolio: la costruzione scellerata di canali per il trasporto del greggio ha messo a soqquadro la geologia del posto. Ma poi, i cambiamenti climatici sono in gran parte figli dell’industria del petrolio, e quindi è qui a tutto a chilometro zero: estrazione, raffinazione e danni associati.
L’isola è a ottanta miglia da New Orleans (150 chilometri) e vivono qui circa 360 persone. C’è una piccola autostrada che la collega alla terraferma. Con il tempo l’acqua si è avvicinata sempre di più finché è rimasta solo l’autostrada, e certi giorni neanche quella. È tempo di andare via.
Il costo dell’operazione “trasloco climatic”? 48 milioni di dollari, pagati dal contribuente americano. Ai petrolieri che hanno causato il tutto, non e’ stato chiesto e dunque non pagheranno neanche un centesimo.
articolo tratto dal blog ufficiale di Maria Rita D’Orsogna