Uncle Paul X Cannadential
Se è vero che la scienza genera conoscenza, è altrettanto vero che la conoscenza genera scienza. È in questa mia massima che viene racchiuso questo strain report: Uncle Paul x Cannadential.
Della seconda già molto si è scritto e detto, anche guardando qualche numero scorso di questa rivista. Figlia di Cannalope e L.A Confidential, mantiene nella struttura e nel vigore i caratteri del padre, mentre quanto a sapori, il gusto di L.A. si tradisce quasi banalmente. Come si diceva, una conferma che il DNA sta davvero perseguendo un’ottima filosofia genetico-commerciale.
Ma “commerciale” appunto, legata a schemi e logiche che spesso poco hanno a che fare con la natura e sottostanno piuttosto all’unico dio di questo mondo: Il dio Denaro. Lo stesso non si può, e non si deve, dire di Uncle Paul, Landrace nostrano scoperto anch’esso, come fu per Leonida, nelle alture dell’italica penisola.
In lei c’è passione, amore, forse cieco, ma c’è sentimento, c’è una terra ed un territorio che troppo spesso dimentica le emozioni umane. Raggiunse la sua attuale dimora molti anni or sono in “R4”, di ritorno da uno dei tanti viaggi che in quegli anni, i ‘70, il sistema ancora permetteva di compiere. “Viene dall’India”, ancora recita il suo ignaro selezionatore, forse non immaginando nemmeno quanto si discosti oggi la sua Uncle Paul dall’originale indiano, semmai ve ne fossero ancora individui.
Coltivata per molti anni, ha sofferto la scarsa conoscenza umana in materia, e quindi per più di due decenni si è andati avanti ad esposizioni solari quasi nulle, freddo intenso già a settembre e poca o troppa acqua; eppure, cenno della bontà innata del suo giardiniere, non gli venne negata negli anni la gioia della riproduzione. Gli individui sopravvissuti sono quindi gli unici adatti a vivere in quell’ambiente. Dei due fenotipi iniziali, quello slanciato, alto più di due metri, risulta scomparso da anni, rimane quindi un’unica espressione, quella bassa, ad albero di Natale, con foglie “sativissime”, che difficilmente supera il metro e mezzo. Con cime poco compatte riesce comunque a fare la sua figura, pur se il numero dei singoli fiori è davvero limitato, ma di un profumo agrumato dove il lime spicca prepotente.
Ebbene, a seguito di un’impollinazione non voluta si ebbero dei semi: Uncle Paul X Cannadential. Ma come spesso accade, alcuni eventi sono tutto fuorché casuali e quindi ad alcuni folli venne l’idea! D’altronde Cannadential già l’anno prima si era comportata egregiamente salvo poi essere in parte attaccata dalle muffe, mentre sulle resistenze alle alte quote e alla botrite di Uncle Paul c’era di che mettere le mani sul fuoco. Vennero selezionati cosi, alcuni individui: forma e dimensioni poco si discostavano l’uno dall’altro e la discriminante risultò essere il vigore espresso, proprio perché temporali estivi, freddo e vento potessero arrecar meno danno possibile. Messe a dimora all’inizio di giugno quando erano già grandicelle (il clima difficilmente permette un intero ciclo out), hanno ben gradito ambiente e terreno di vecchie coltivazioni indoor lasciato a “slavare” per qualche mese all’aperto, unica eccezione ad una guerrilla davvero estrema.
Le buche molto larghe e profonde (alla Cervantes – Filo) sono state scavate su arenaria molto solida a forza di picconate eppure le radici a fine ciclo avevano colonizzato anche lo scoglio. L’impegno per questo “strain” è davvero modico e diventano inutili anche le visite post-temporali estivi, pur se diventa puro godimento vederle lì, danneggiate ma in piedi, malconce ma vive, come se nulla potesse abbatterle, un po’ alla Rocky-Ivan Drago…”…Non fa male! Non fa male…”. L’ibrido esprime comunque caratteristiche molto “Cannadential” sia nella struttura, molto massiccia, che nelle infiorescenze e nei profumi dove il “limonoso”di Uncle sparisce del tutto per lasciare intatto il dolce quasi fruttato di Cannadential.
Ma papà Uncle c’è stato!!! Ed in primis: vedere una “quasi Cannadential” terminare la fioritura a metà Settembre ed in secundis vederla completamente viola, sono i segni più evidenti del passaggio dell’italico sanguine. Un quadro di sfumature rosso-violacee su tutta la pianta, che diventa viola acceso sulle cime, ben si confonde con la vegetazione di rovi e aceri circostanti. Un “mimetismo con stile”, lo definirei.
Come si diceva, si è riusciti – e si riesce – a raccogliere già in quel di settembre, non avendo avuto nessun tipo di problema ”ambientale” quali insetti, muffe o altro. La corposità delle cime fortunatamente è solo leggermente ridotta rispetto alla mamma in purezza, ma forse è anche questo che ne garantisce una migliore areazione e quindi minor umidità stagnante tra i fiori. Ovviamente le produzioni, sono di tutto rispetto se si pensa ai miseri 100gr/pianta di papà, ed in effetti si riesce ad ottenere almeno il doppio con pochissimi mesi di luce piena.
Gli aromi ed i sapori alla combustione, sono dolci, e ricordano soprattutto il melone e l’ananas, mentre gli effetti quasi visionari di Cannadential sono attenuati dalla corporalità dell’high, che sembra tagliare le gambe. Questo “strain” è stato quindi un piccolo esempio di “gioco genetico” fatto per diletto più che altro ma che si è scoperto foriero di insegnamenti. Non ce ne voglia quindi il lettore “geneticamente preparato” se abbiamo giocato con termini e posizioni. Si raccontano storie fatte anche di magia, dove la pignoleria risulta banale nell’ottica di arrivare alle menti di tutti. Ma mi permetta, il lettore attento, di riassumere il concetto espresso. Perché se è vero che le scienze generano conoscenze e se è altresì vero che le conoscenze generano le scienze, capita a volte che entrambe, se ben dosate, generino appunto delle infiorescenze.
CAV. PSYCOGREEN