Una settimana con gli Hare Krishna
Nato come movimento religioso, oggi il Krishnaismo è soprattutto uno stile di vita che abbiamo condiviso per una settimana in Lituania così da poterlo raccontare
Il Krishnaismo (da molti conosciuti come Hare Krishna) è una corrente devozionale dell’Induismo moderno che riconosce Krishna come divinità suprema. Fondato nel 1966 a New York dal maestro spirituale indiano Prabhupada, il movimento ebbe grande diffusione negli anni settanta, con personalità di spicco dell’epoca come Allen Ginsberg ed i Beatles a esserne subito coinvolti. Oggi l’ISKCON (International Society for Krishna Consciousness) si compone soprattutto di membri che vivono all’esterno dei templi, in comunità dove la mondanità e tutto ciò che l’accompagna viene lasciata fuori dalla porta. In totale si contano 400 centri hare krishna in tutto il mondo, tra cui 60 comunità agricole, alcune delle quali autosufficienti, 50 scuole e 90 ristoranti.
L’occasione per immergermi in questa realtà è arrivata mentre ero di passaggio in Lituania, grazie a Valdas (Vraja Vihari Das dopo la conversione), un ragazzo che solo pochi anni prima aveva cambiato radicalmente la sua vita avvicinandosi a questo particolare credo religioso: «Puoi stare da noi quanto tempo vuoi, ti offriremo un posto per dormire e dei pasti».
Così ho trascorso una settimana nel tempio Šventykla “Dvaraka” a Kaunas, 100 km a ovest di Vilnius, insieme ai 15 discepoli che vivevano lì in pianta stabile. Al tempo non sapevo nulla su questa cultura, a parte il celebre mantra, l’usanza di avere il capo rasato e indossare il tradizionale abito arancione.
LA GIORNATA TIPO DEGLI HARE KRISHNA
Il tempio era una villa su tre piani: al piano superiore dormivano le ragazze, al piano inferiore i ragazzi e al piano terra trovavano posto le zone comuni: la cucina e la sala delle celebrazioni e della meditazione. Il programma giornaliero era fitto: sveglia alle 4 di mattina per dedicarsi all’igiene e alla cura personale. Ritengono che il corpo debba essere pulito per poter ospitare un’anima pulita. Le prime celebrazioni e canti iniziavano alle 5, il momento migliore per le attività spirituali. Dopo i primi canti e mantra in cui celebravano Krishna di fronte a un altare a lui dedicato, seguiva la meditazione e poi le letture dei testi sacri. Solitamente era il guru presidente del tempio a tenere le letture, ma occasionalmente poteva esserci anche un maestro spirituale ospite.
Alle 7 circa si teneva un’abbondante colazione in stile indiano. La dieta dei devoti è latto-vegetariana e l’utilizzo di qualunque sostanza intossicante (compreso caffè e tè) è proibita. Il resto della mattina veniva impiegato per svolgere diverse mansioni: c’era chi puliva il tempio, chi preparava il pranzo, chi aveva dei progetti da realizzare. Alle 13 si pranzava tutti insieme e anche in questo caso il pasto era in stile indiano. Prima di iniziare a mangiare si preparava sempre un piatto abbondante e sfarzoso da offrire a Krishna, ponendolo all’altarino a lui dedicato, per poi dividerlo poco dopo tra tutti i commensali. Nel pomeriggio si svolgevano attività simili alla mattina e la giornata terminava alle 20, orario in cui quasi tutti andavano a dormire. Non era prevista la cena. Solo, per chi voleva, un bicchiere di latte tiepido con miele.
Gli abitanti del tempio vivono grazie a donazioni di altri devoti in visita o grazie ai vari progetti che portano avanti: dalla vendita delle ottime pietanze all’organizzazione di celebrazioni come matrimoni o feste di compleanno in stile vedico, a corsi di yoga e iniziative per diverse categorie sociali (bambini, mamme, anziani, persone con dipendenze).
L’AMORE E IL SESSO
Per i Krishna esercitando sinceramente la scienza spirituale, possiamo liberarci dall’ansia e avere la possibilità di raggiungere uno stato di pura felicità anche in questa vita terrena. Noi stessi non siamo corpi temporanei, ma anime eterne, parti integranti di Krishna, Dio.
Una delle cose che mi ha colpito maggiormente è stato il rapporto tra uomini e donne. C’è grande rispetto, ma il contatto fisico è proibito. Nella sala in cui si consumavano i pasti, ma anche durante tutte le celebrazioni, era come se ci fosse una linea immaginaria che divideva gli uomini dalle donne così che non fosse possibile neanche sfiorarsi per sbaglio.
Secondo le scritture vediche possiamo godere meglio la vita riscoprendo la nostra natura spirituale e questa riscoperta richiede il controllo dell’attività sessuale. Quanto più cerchiamo la felicità nel sesso, tanto più ci priviamo della vera felicità.
Tra monaci ci si può sposare, ma il processo non è dei più semplici. Se ti piace qualcuno devi dirlo al maestro spirituale del tempio, che lo va a riferire e ne parla con la persona interessata. Dopo di che, se l’interesse è corrisposto, ci si può incontrare e approfondire la conoscenza. Si stabilisce il giorno del matrimonio e solo dopo è concesso avere rapporti fisici.
Le relazioni tra membri di questa dottrina sono di amore puro e incondizionato e questo amore è al centro della loro intera vita.
Testo e foto a cura di Gianluca Iarlori