Una nuova proposta di legge ha rianimato il discorso sugli OGM
Presentata alla Commissione Agricoltura della Camera dal M5S una nuova proposta di legge sui nuovi OGM. Le associazioni ambientaliste e per l’agricoltura biologica e biodinamica chiedono che sia ritirata
Una recente proposta di legge firmata Movimento 5 Stelle sembra aver aperto un nuovo capitolo della discussione sugli OGM. Sono 24 le organizzazioni ambientali e contadine ad aver, infatti, richiesto il ritiro di un nuovo disegno normativo che mira ad accelerare le procedure di immissione nel mercato di varietà vegetali ottenute tramite la tecnica del genome editing. La vicenda ha riportato, ancora una volta, la pratica della modificazione del genoma al centro del discorso pubblico, già nel vivo anche a Bruxelles, alimentando nuove polemiche su un argomento particolarmente polarizzante.
Nello specifico, la proposta dell’M5S mira a regolare quelle che il testo definisce “TEA”, ovvero delle tecniche di evoluzione assistita che non sarebbero, a detta dei promotori, comparabili agli OGM tradizionali. Una tesi in scia con quella della Commissione europea che, in un rapporto pubblicato nell’aprile del 2021, ha affermato che sui nuovi OGM non sarebbe necessario applicare le leggi in vigore nell’Unione europea su tutti gli altri OGM.
Per decenni, agli agricoltori e ai cittadini è stato detto che gli Organismi geneticamente modificati sono la soluzione per combattere gli effetti del cambiamento climatico sull’agricoltura. Con le nuove tecniche di manipolazione genetica le sementi prodotte sarebbero sostenibili per l’ambiente e per la nostra salute. Eppure, sulle ricorrenti domande sull’effettiva sicurezza dei nuovi OGM, non sono arrivate risposte definitive dalla comunità scientifica.
Intanto le proteste delle associazioni ambientaliste e per l’agricoltura biologica e biodinamica ricordano a tutti che una vera transizione ecologica si ottiene offrendo supporto all’agricoltura contadina, promuovendo l’agricoltura biologica e favorendo l’agroecologia, l’economia circolare, la filiera corta e non cedendo alle pressioni delle multinazionali e delle grandi corporazioni agricole. Proprio queste infatti otterrebbero il controllo delle filiere agroalimentari grandi profitti dalla commercializzazione di varietà geneticamente modificate continuando a imporre, di fatto, i vecchi sistemi di produzione e distribuzione che hanno condotto alla crisi ambientale attuale.