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Una criptovaluta per il mercato della cannabis canadese

Una criptovaluta per il mercato della cannabis canadese

I Bitcoin sono stati criticati per usi illeciti come l’acquisto di droga, armi o, addirittura, omicidi su commissione. Eppure la blockchain, la tecnologia di cui i Bitcoin sono l’applicazione più famosa, potrebbe essere uno dei più grandi alleati nella regolamentazione della cannabis nel mondo. A partire dalla British Columbia, regione canadese confinante con l’Alaska, dove si sta discutendo un’innovativa proposta.

Escludendo l’Uruguay che ha un’economia completamente differente, il Canada si prepara a diventare nel 2018 la prima nazione industriale a legalizzare il commercio della cannabis dalla produzione al consumo, come promesso in campagna elettorale dall’attuale Primo Ministro Justin Trudeau. Questa cambiamento porta con sé, ovviamente, una grande quantità di burocrazia con nuove norme da applicare e controlli da effettuare. Il mercato va regolamentato, specialmente un mercato che fino al giorno prima era in buona parte illegale. In Canada l’uso medico è permesso dal 2001, ma dal prossimo 1 luglio diventerà legale anche quello ricreativo. Nell’attuazione della nuova legge, un ruolo importante è lasciata alle varie regioni che hanno il potere di determinare le modalità di distribuzione e vendita.

Una criptovaluta per il mercato della cannabis canadeseLa British Columbia, la cui città più famosa e popolosa è Vancouver, sta discutendo un progetto tanto coraggioso quanto innovativo per affrontare la questione. L’idea che sta emergendo è quella di utilizzare lo strumento della blockchain. La tecnologia che sta dietro il fenomeno Bitcoin avrebbe, infatti, tutte le caratteristiche per risolvere le problematiche di trasparenza della nascente industria della cannabis canadese.

Alcune società stanno creando una criptovaluta con le caratteristiche necessaria alla nuova legislazione: praticamente una moneta virtuale fatta su misura per il mercato della cannabis canadese, da utilizzare lungo tutta la filiera e convertibile in denaro tradizionale nelle modalità previste dalla legge. Tutto legale, tutto trasparente, tutto tracciabile con garanzia di privacy. Un candidato potrebbe essere PerksCoin, proposto dalla società CannaSOS. Ma altri attori emergeranno ed è probabile che possa esistere una pluralità di soluzioni. L’idea è stata piantata. Le conseguenze di una sua applicazione sono tutte da scoprire.

Anche un colosso come IBM si è buttato nella mischia, proponendo appunto la blockchain come il sistema più idoneo a tracciare la materia prima in tutte le fasi di lavorazione e vendita, senza necessariamente dover adottare una valuta dedicata. Una nuova valuta sarebbe certamente una soluzione più radicale, ma la moneta alternativa è solo la punta dell’iceberg. Anche lasciando perdere le soluzioni d’impatto, il dibattito su blockchain e cannabis nell’ambito della regolamentazione dell’uso ricreativo da parte delle istituzioni canadesi dimostra come questa tecnologia, oltre l’hype dei Bitcoin, sia qui per restare.

Innanzitutto, la blockchain può rendere più sicuro comprare da un produttore verificato, in quanto lega la transazione al tracciamento della provenienza. In secondo luogo, molti esperti di sicurezza informatica ritengono che un utilizzo di questo tipo di sistema sia più sicuro anche per la privacy, in quanto le informazioni che conserva sono crittografate e il suo funzionamento rende più difficile un attacco hacker per rubare valuta o informazioni personali.

Una criptovaluta per il mercato della cannabis canadeseIn terzo luogo, il modo in cui il Canada sta considerando di implementare l’utilizzo della blockchain come strumento privilegiato per il commercio della cannabis non si rivolge ai soli consumatori, ma coinvolge tutta la filiera. La blockchain verrebbe utilizzata anche per le transazioni tra produttori e distributori. Questo per fare in modo che gli organismi di controllo possano monitorare il commercio della cannabis in tutte le fasi. Utilizzando lo stesso strumento, la blockchain, sarebbe possibile garantire la provenienza del prodotto e, contemporaneamente, fare in modo che i vari attori coinvolti rispettino le nuove regole, almeno per potersi avvalere dello status di distributore verificato.

Ma che cos’è la blockchain? Si tratta, in breve, di un modo sicuro di registrare informazioni utilizzando una sorta di libro mastro o registro virtuale distribuito su centinaia di computer. I Bitcoin sono solo una delle tante applicazioni. Esistono molte altre monete virtuali. Ma il sistema blockchain può essere utilizzato come sistema di tracciamento decentralizzato per verificare transazioni, ma non solo: anagrafe, catasto, atti notarili e certificazioni di enti accreditati, ma anche assicurazioni e tutte le attività a cui potrebbe giovare avere un sistema di controllo valido e condiviso ma indipendente da un’autorità centrale. Tutte queste operazioni burocratiche potrebbero essere un giorno utilizzare la blockchain. Ma quale sarebbe il vantaggio? Snellire le norme e ridare un nuovo volto alla burocrazia, abbandonare le sue meccaniche cartacee e lasciare cose come le marche da bollo nella polverosa soffitta della storia. La blockchain può investire di cambiamento quegli ambiti burocratici che il modello di internet non era ancora riuscito a raggiungere.

L’ascesa inarrestabile dei Bitcoin nella seconda parte del 2017 ha portato la criptovaluta agli onori delle cronache della stampa mainstream; nel momento in cui scrivo un Bitcoin vale 14.400 euro. Anche chi non conosceva il mondo delle criptovalute ha iniziato ad investire, e quelli che ci hanno visto più lungo hanno visto letteralmente lievitare il proprio capitale in brevissimo tempo. È ovvio, tuttavia, come i Bitcoin siano, ora come ora, uno strumento di pura speculazione. Inizialmente, tuttavia, anche i Bitcoin nacquero come moneta alternativa per lo scambio di merci e servizi online.

In molti paragonano la crescita dai Bitcoin alla bolla delle dot.com scoppiata nel 2000. Chi non ha investito un pochino rosica e scommette sul crollo della moneta. Ma anche se la bolla dei Bitcoin scoppiasse, la tecnologia della blockchain avrà senza dubbio un roseo futuro. Come la crisi delle dot.com non ha rallentato lo sviluppo di internet, nello stesso modo un eventuale crollo del valore dei Bitcoin non rallenterà l’adozione di questa nuova tecnologia.

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