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Una canna in memoria di Berlusconi

Le riflessioni al sapore di canapa sulla scomparsa dell’uomo che ha condizionato gli ultimi decenni di storia del nostro Paese

Silvio Berlusconi in primo pianoTorno a casa dopo una giornata di lavoro, vado in bagno e poi potrei rilassarmi sul divano, o potrei rovistare nel frigo; ma il mio primo desiderio è farmi una canna.
Ho bisogno di qualcosa che rilassi i miei muscoli e la mia mente, anche se è vietato.

Rido se penso a quelli che associano, chi abitualmente usa cannabis, a un tossicodipendente; in realtà lo è di più chi assume regolarmente caffè.

Se è vero che è la dose a fare il veleno, è altrettanto vero che non è assimilabile una dose letale di cannabis. Fa male alla salute che, questi fiori dagli eccellenti impieghi terapeutici, siano vietati!

Prendo le cartine lunghe, preparo il filtrino di carta e poi apro il barattolo.
Annuso i fiori dall’odore caratteristico: brillano come fossero gioielli, e sono la chiave per aprire o chiudere i miei pensieri. 

Mentre trito un fiore, do un’occhiata al web e leggo le notizie online.
Oggi l’apparire è più importante dell’essere, e ciò che finisce sui social spesso serve solo a soddisfare quella “personale esigenze di notorietà”, mentre è un fake la felicità mostrata a tutti i costi. Per ogni problema tutti hanno una soluzione, ma nessuno si impegna davvero per migliorare il futuro.

E mentre ragiono, leggo: “È morto Berlusconi!” 

A canna quasi pronta, mi domandando quale fosse la sua opinione in merito alla legalizzazione. “Contrario” è logico, ma quanto? 

È stato un uomo dalla spiccata furbizia, e sicuramente avrà rilasciato qualche dichiarazione interessante sull’argomento. Cerco qualcosa su internet.
Chissà per quanto tempo si parlerà della sua morte… Hanno già dimenticato la povera Giulia Tramontano, uccisa dal padre di quel bambino che la donna portava in grembo. Che brutta bestia l’essere umano.
La morte di Berlusconi sarà il nuovo argomento di distrazione di massa per un po’, sfruttato dalla stampa ormai inattendibile. Non si parlerà d’altro per giorni, dimenticando anche la guerra.

Io, per distrarmi volontariamente, accendo il mio spinello. L’uso di questa sostanza mi aiuta ad accettare le ingiustizie di oggi, ma non riesce a farmi scordare quanto sia stupido l’uomo: siamo 7 miliardi e nessuno vorrebbe la guerra, che in realtà si fa per volontà di quei pochissimi che hanno il potere di farla. Si mira alla crescita economica, piuttosto che alla salvaguardia dell’ambiente. Ogni missile che esplode, oltre ai danni che provoca e alle persone che uccide, è un immenso spreco di denaro e risorse; alla faccia delle popolazioni povere e dell’altruismo. Ma oggi c’è spazio solo per la morte di Silvio.

Finalmente trovo un’intervista rilasciata da Berlusconi a Panorama.

Mi colpisce una frase: «Esiste un uso ricreativo delle cosiddette droghe leggere che sarebbe sbagliato drammatizzare o criminalizzare, ma consentirne la vendita, trasformare l’uso di droga in un comportamento socialmente accettato ed accettabile, mi sembra un grave errore, culturale prima che giuridico». Leggendo questa sua affermazione, avrei voluto dirgli: «Cavaliere, si fa un favore alle narcomafie decriminalizzando l’uso senza legalizzare l’autoproduzione, e regolamentare coltivazione, consumo e vendite.».

Chissà perché anche lui abbia voluto lasciare la gestione di quest’immenso mercato alla criminalità organizzata?
Chissà perché mi sono fissato con Berlusconi?

È stato un uomo astutissimo, che ha cambiato la storia di questo paese, capace persino di trasformare i suoi problemi con la giustizia, in pubblicità.

Educato e gentile a modo suo, maschilista e amico di tutti, persino di dittatori e chissà di chi altri; aveva mani in pasta ovunque. Padrone di tre canali televisivi dalle parvenze molto liberali, ha influenzato le idee di tre generazioni.

Se chiedo: «Conosci Berlusconi?», tutti mi dicono di sì; peccato che la prima cosa a cui l’associano, (soprattutto gli stranieri), sia il Bunga Bunga. Riprovevole per molti aspetti, ma chissà che non sia stata una strategia per entrare in intimità con figure di potere: condividere con qualcuno dei segreti perversi, rende più facile convincerlo ad accettare ogni tipo di accordo.

Ma, a parte questo pensiero machiavellico, non c’è dubbio che a Silvio le donne piacevano parecchio!

Che personaggio Berlusconi; scommetto che si parlerà molto di più della sua morte, rispetto a quella di Imane Fadil (testimone chiave nel processo Ruby, morta probabilmente avvelenata).

Mentre aspiro e lentamente gusto, mi chiedo: quanti, in verità, vorrebbero fare la vita di Berlusconi? Odiato ed invidiato, personalmente lo ringrazio per aver imposto il divieto di fumo nei locali, ma non ricordo altre cose di cui dargli merito. Ricordo invece i tanti processi per mafia e la condanna per frode fiscale nel processo sui diritti tv di Mediaset.

Berlusconi si è sempre opposto alla legalizzazione delle droghe leggere: sosteneva che la “droga” è il contrario della libertà, e sottrae dignità alla persona.
Sbagliato usare la parola “droga” per diffamare la cannabis, dato che non induce dipendenza fisica, non ha mai ammazzato nessuno, ed ha elevati effetti benefici. Ma Berlusconi era capace di argomentare tanto bene da rendersi credibile sempre; forse per questo non l’hanno mai “fatto fuori”: politicamente e professionalmente è sopravvissuto a tutto.
Ha scavato il suo posto nella storia contemporanea, e verrà ricordato a lungo.

Giunto a metà canna comprendo che ho già dedicato troppe parole a quest’uomo che è stato complice, insieme a tutti quelli che hanno governato l’Italia negli ultimi 30 anni, di un declino culturale, sociale ed economico, decisamente preoccupante.

È stato un leader, è diventato ricchissimo, ma che c’ha guadagnato (o perso) il popolo?
Vado alla ricerca di altre notizie ma oggi si parla solo di lui, come se anche i conflitti bellici, l’inquinamento, ed ogni altro preoccupante problema fosse stato sospeso per lutto.

E mentre faccio gli ultimi tiri, mi torna in mente il motto orwelliano presente nell’opera “1984”: «La pace è guerra, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza».

Mani che rollano un joint di erba



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