Un tempo raccoglievamo in autunno. Le fattorie indoor atterrano in città
Resisto nella lotta biologica all’afide sull’insalata in balcone fino a quando verrà deposto il satellite etereoponico di quartiere per la produzione di verdura fresca. Poi appendo lo spruzzatore al chiodo. La popolazione aumenterà di altri 2,5 miliardi di persone entro il 2050, che abiteranno nelle città. L’80% dei terreni agricoli è già sfruttato e nei prossimi decenni serve il 70% in più di cibo. La coltivazione indoor di cannabis negli ultimi dieci anni ha contribuito a sostenere ricerche su nutrimenti e luci che oggi cominciano ad applicarsi alle verdure per il largo consumo.
Microvegetali a crescita rapida. È quello che agricoltura urbana e vertical farming chiedono. Varietà sperimentali di frumento, riso, pomodoro e pisello super-nane con altezza di 25 cm e ciclo da seme a raccolto inferiore a 90 giorni. Insalate, spinaci, erbe e piccole verdure a foglia sono le coltivazioni indoor automatizzate che tentano di insediarsi per prime nelle città. O per seconde. Verdure deteriorabili ma facili da coltivare, le nuove fattorie indoor idro e aeroponiche emettono quasi zero inquinanti, pochi fertilizzanti, nessun pesticida o OGM.
Camere climatiche. Grow box per usi scientifici con parametri ambientali controllabili con massima precisione e rapidità. Il sogno di ogni grower esperto. Moltiplicate all’infinito in una fattoria di scaffali multistrato colorati a Led. Il prodotto in tavola è ottimo perché le piante hanno vissuto con ricette ottimali di frequenze luminose e nutrienti. Le colture senza substrato nutriente forzano le barriere fisiche radicali e portano sostanze di immediata assimilazione nel sistema nutritivo della pianta, che cresce così più rapidamente. Una camera climatica viene ottimizzata per ciascuna varietà vegetale e poi moltiplicata come pani e pesci per sfamare l’umanità, se non ci fosse il problema dell’energia.
Le fattorie idroponiche su scala urbana. In Olanda, Deliscious produce insalata idroponica in camere climatiche ad altissima automazione, dal seme al vasetto. Nel video degli impianti di produzione le piante vengono allevate ad alta densità in “forni” industriali e movimentate con bracci meccanici che ne seguono la crescita. Negli Stati Uniti c’è Green Sense Farms, Farmed Here. Da Fukushima in poi si sono moltiplicate le vertical farm in Giappone. Qui un solo impianto produce 10.000 lattughe non radioattive al giorno grazie a 15.000 lampadine Led, alimentate però ad energia nucleare.
Robot e Led. Automazione e robotica sono ancora una volta le chiavi per il taglio dei costi logistici e di manodopera, mentre il consumo energetico per le luci è stimato sul 20% dei costi operativi di una fattoria indoor di insalata. Con le piante da frutto la percentuale può salire. La questione energetica aumenta d’importanza anche nelle colture ad altissimo margine di guadagno come la cannabis medica, viste le pressioni sui prezzi e la ricollocazione geografica delle coltivazioni che abbiamo visto in questo articolo su Eurocannabis e Americannabis.
Fogponia, Vaponia o Vapoponia? Se per l’illuminazione le fattorie urbane sono orientate verso tecnologia Led, l’aeroponia sembra l’unico futuro possibile per le coltivazioni indoor ad alto valore e grande produzione, come dichiara in questa intervista anche il fondatore della Indoor Harvest. Per costringere le radici ad assorbire meglio e più in fretta, l’ultima spiaggia sono le colture Fogponic, dove acqua e nutrienti vengono somministrati a vapore da ultrasuoni. La parola Fogponica sul web italiano è usata al momento solo in un post su ICmag. Siamo in attesa di esperimenti su nebuloponica e vapoponica, altrimenti vanno bene anche i Fogponics. Un tempo dicevano che alle piante piaceva la musica classica.