Fino ad una quarantina di anni fa i tatuaggi erano appannaggio di una ristretta cerchia di persone, dei marinai, di chi aveva soggiornato nelle patrie galere, dei componenti delle bande di motociclisti e più in generale di soggetti “poco raccomandabili” quasi tutti di sesso maschile. Se scoprendo un braccio rivelavi la presenza di un tatuaggio in pubblico venivi guardato con circospezione e generalmente considerato un “galeotto” e guai a mostrare di essere tatuato qualora fossi alla ricerca di un lavoro “rispettabile”, perché la cosa ti avrebbe con tutta probabilità pregiudicato ogni possibilità di ottenere il posto.
Da alcuni decenni la scelta di “decorare” il proprio corpo per mezzo di un tatuaggio è invece diventata una pratica di uso progressivamente sempre più comune, fino al punto che nelle attuali generazioni di 30/40enni la percentuale delle persone tatuate è superiore rispetto a quella che non ha mai inciso nulla sulla propria pelle. In molti casi si tratta di piccoli tatuaggi celati discretamente su parti del corpo coperte dai vestiti, in altri ancora di abbondanti serie di tatuaggi disseminate un po’ dappertutto, perché il rapporto con il tatuaggio è come quello con le ciliege, uno tira l’altro ed una volta iniziato si finisce per prenderci gusto.
Oggi la scelta di essere tatuati non implica più alcun tipo di appartenenza sociale, politica e generazionale, così come non risulta indicativa di un qualche status sociale. Sono tatuati i divi del cinema come i ragazzi dei quartieri popolari, i rampolli delle “famiglie bene” come gli operai delle fabbriche, le casalinghe come i calciatori.
La presenza di un tatuaggio non è più motivo di sguardi circospetti e di commenti sottovoce e non pregiudica le prospettive di lavoro, si tratta di un vezzo come gli altri, alla stessa stregua di un orologio, un braccialetto, una collana.
Ma a differenza dei gioielli un tatuaggio è per sempre, costituisce qualcosa di “vivo” che ci accompagnerà ogni giorno, crescerà e morirà con noi. Forse è proprio “l’eternità” il segreto che ha permesso ai tatuaggi di diventare il fenomeno di massa che oggi conosciamo. In un periodo storico dove tutto sta diventando sempre più precario, dal lavoro agli affetti familiari, dai rapporti umani alle prospettive di futuro, il tatuaggio rappresenta un fedele compagno che resterà con noi fino alla morte, una piccola oasi di sicurezza incisa sulla nostra pelle ad esorcizzare la paura della precarietà dell’esistenza.
