Un omaggio ad Alex Steinweiss, il padre delle copertine dei dischi
E’ già passata una settimana, ma la notizia è comunque importante e di rilievo per il mondo musicale. Domenica 3 febbraio, all’età di 94 anni, si è spento Alex Steinweiss. Per chi non riuscisse a collegare qualcosa a questo nome, Steinweiss è stato un graphic designer americano, famoso per l’invenzione delle copertine dei dischi in vinile. Come, le copertine? Bisogna sapere, infatti, che fino agli anni ’40 le copertine dei dischi erano fatte tutte allo stesso modo e fu Steinweiss per primo a puntare sulla personalizzazione tramite immagini artistiche che accompagnassero e illustrassero la musica.
Assunto dalla label discografica Columbia Records nel 1939, Steinweiss propose immediatamente l’innovazione per rendere più originali le copertine. Intervistato negli anni scorsi dal New York Times il graphic designer ha parlato così riguardo l’epoca in cui ha lavorato: «Il modo in cui vendevano i dischi era ridicolo, le copertine erano di carta marrone, marroncina, o verde. Non erano attraenti, non ti facevano venire voglia di comprarle». Diventato direttore artistico della Columbia, Steinweiss disegnò la prima copertina personalizzata nel 1940 – si trattava di un 78 giri di una collezione di canzoni di Rodgers e Hart sulla cui copertina é presente il tendone di un teatro dai titoli illuminati – il tutto in un gioco di luci e contrasto tra bianco e arancione (che potete vedere qui sotto).
L’innovazione di Steinweiss fu subito sensazionale, la Columbia aumentò infatti di 8 volte la produzione dei dischi. Steinweiss si è sempre servito di immagini vivaci, disegni stilizzati e simboli con numerosi richiami alle opere d’arte. Creatore di più di 25.000 copertine, l’insieme delle sue opere è stato dipinto dai critici come «musica per gli occhi». La musica è sentimento, colore, emozione, parole e passione. Senza l’intuizione di Steinweiss oggi non avremmo copertine interessanti e originali, non avremmo visto copertine storiche che hanno reso l’immagine della musica e comprare un disco nuovo non avrebbe lo stesso valore emotivo. Non avremmo visto Tupac su una croce in “ The Don Killuminati: The 7 Day Theory“, non avremmo visto la rappresentazione di un piccolo Biggie in “Ready to die“, l’attentato alla vita di 50 Cent in “Get Rich or Die Tryin‘”, la classe da gentiluomo di Jay-Z in “Reasonable Doubt” o ancora i colori animati in “Graduation” di Kanye West. Certo, queste cover non sono state disegnate da Steinweiss – ma senza la sua intuizione rivoluzionaria, oggi comprereste l’ultimo disco di Eminem se avesse una cover marrognola in tinta unita?