Un morso d’amore: la lunga notte del ragno
Corre il treno nel pomeriggio assolato del Salento, sfilano le auto sulla statale, qualsiasi mezzo per raggiungere Melpignano, la notte del dio aracniforme è un richiamo irresistibile. Il vento d’agosto quest’anno ha portato con se un suono di tamburello ancora più potente. La terra ha tremato… Oltre 80.000 persone sono accorse al richiamo finale della Notte della Taranta.
Con l’Orchestra Popolare diretta da Ambrogio Sparagna, quest’anno ospiti eccezionali hanno infiammato questo centro del Salento. Ma andiamo con ordine. La Notte della Taranta è un “festival musicale dedicato al recupero della pizzica salentina e alla sua fusione con altri linguaggi musicali che vanno dalla world music al rock, dal jazz alla sinfonica”. Lo sforzo è quello di voler dare continuità alla tradizione poetica, così come si è fatto quest’anno musicando gli strambotti ottocenteschi sul tema dell’amore. Alla pizzica va il merito di aver trasformato il concertone di chiusura del festival in una grande festa del popolo della musica e di aver portato con se un pubblico “variegato”.
Lo spettacolo ha chiamato ad esibirsi in primis gli anziani cantori della vicina Corigliano d’Otranto, e le famiglie Cordella e Zimba. Successivamente si sono ritrovate due tradizioni musicali apparentemente distanti, ma unite dalla stessa provenienza geografica: il Sud. I Buena Vista Social Club e l’Uccio Aloisi Gruppu con la partecipazione di Claudio Cavallo Giagnotti per trasformare il suono di Santiago de Cuba in grico e viceversa. Giunta la mezzanotte il coinvolgimento è totale: l’Orchestra Popolare e la sua prima ospite Carmen Consoli propongono “Sia benedettu ci fice lu mundu”. Si susseguono vari artisti fino ad arrivare a Lucilla Galeazzi, seconda ospite, che con la sua straordinaria voce interpreta “Fermazitella”.
L’evento prosegue con l’esecuzione di altri brani. Arriva il momento dell’ospite più atteso: Lucio Dalla che interpreta “Lu rusciu de lu mare” per poi continuare a duettare, con vari artisti. Successivamente tocca a Peppe Servillo eseguire “Nc’era nu tiempu” e recitare alcuni strambotti. Ancora un ospite sul palco: Carlos Nunez si alterna al flauto e alla cornamusa. Lo spettacolo riprende con canzoni in grico per poi continuare in salentino e concludere con due classici della tradizione “Kalinifta” e “Pizzicarella”.
Questa è stata la Notte della Taranta, una notte come tante altre forse, ma che di sicuro lascia il segno, positivo o negativo che sia. Eppure restano ancora in tanti a domandarsi perchè, a disquisire sulla legittimità dell’operazione. Insomma, grave violazione della memoria e della tradizione o sapiente operazione di rilancio di un territorio attorno ad un’idea alta e moderna di festival, di proposta artistica? Il dibattito è aperto, ma i fatti stanno lì e come tali hanno un peso: 50, 60, 80.000 spettatori anno dopo anno, l’incredibile proliferare di gruppi ed ipotesi di lavoro attorno alla pizzica, pure o contaminate che siano, stanno a testimoniare la strepitosa vivacità intellettuale dell’intero Salento.
Si era detto: la terra ha tremato… e mentre a Melpignano la terra tremava per la grande festa, un po’ più in là, la terra tremava di suoni differenti: bombe, guerra… in Libano. Questa nona edizione della “Notte della Taranta” è dedicata alla pace, al cammino verso un mondo in cui le diversità coesistano, proprio come gli strumenti della grande orchestra che si accordano con le voci e i suoni più diversi.
Peppe e Paolo