Un metodo di tracciabilità per la canapa italiana a tutela del made in Italy
Un progetto italiano per tracciare l’origine di produzione delle piante di canapa e dare in questo modo un valore aggiunto ed uno strumento per le aziende per tutelare le proprie coltivazioni.
Marco Calvi, giovane ricercatore presso Certottica, l’istituto italiano per la certificazione dei prodotti ottici, da settembre inizierà il suo percorso all’interno del progetto di dottorato industriale in collaborazione con l’Università Cà Foscari di Venezia presso il dipartimento di Scienze Ambientali, Informatica e Statistica, dal titolo “On the traces of the Hemp”.
Lo scopo del progetto è quello di definire un metodo di tracciabilità, per definire l’origine esatta di una pianta di canapa italiana e quindi per sapere con certezza se una determinata pianta è stata coltivata in Sicilia, piuttosto che in Veneto, oppure in un altro paese.
«È un progetto per dare maggiore valore alla canapa italiana in una crescita verso il recupero dei fasti del passato per il settore. Significa anche dare ai produttori una tutela in più, tanto che potrà essere uno strumento che sarà inserito nel disciplinare che è stato presentato di recente», racconta Marco Calvi, sottolineando che: «Si procederà con dei campionamenti in tutta Italia, e quindi nord, centro e sud, e inizieranno ad arrivare i dati sulle produzioni aprendo anche un nuovo fronte e cioè quello di ampliare questo database iniziale che ad oggi praticamente non esiste».
Come precederà e che metodica utilizzerà?
Il progetto di ricerca di dottorato industriale partirà ufficialmente da settembre e sarà svolto in parte a Certottica, importante realtà in provincia di Belluno e attiva in tutto il mondo, ed in parte all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Verranno raccolte parti della pianta su cui saranno fatte le analisi dei metalli contenuti e le analisi isotopiche su elementi come il carbonio, azoto, zolfo e così via.
Le analisi sugli isotopi sono le più importanti, in quanto sono degli elementi fortemente traccianti e direttamente collegati con le condizioni della zona di coltivazione, come latitudine, altitudine, condizioni climatiche e che quindi sono molto caratterizzanti.
Che applicazioni potrà avere?
Potrà essere inserita nel disciplinare che è stato presentato di recente, ma potrà essere anche un valore in più per le aziende garantendo, ad esempio, la certificazione del prodotto. Può essere un valore aggiunto per la canapa italiana e per la crescita futura. È un metodo che viene già utilizzato, ad esempio, per la tutela del Grana Padano, dell’aceto balsamico, dei vini e quindi si tratta di una metodica già validata e molto stabile, solo che per la canapa non è mai stato fatto nulla del genere.
Si può fare solo sulla pianta o anche sui derivati come olio, seme e infiorescenze?
Questo progetto sarà dedicato alla pianta in sé: si potranno fare anche alcune valutazioni sui prodotti derivati, come oli e farine, tutelando in questo senso le produzioni italiane rispetto a quelle estere: ad esempio, per l’olio di oliva italiano, è un sistema che si utilizza già. Proveremo già a fare qualche test durante il progetto.
Sicuramente è un progetto che può essere utile anche perché saranno coinvolte molte aziende e associazioni, a partire da Federcanapa. Sarà una stretta collaborazione con diverse realtà sul territorio.
Si spera che il progetto dei sostenitori e trovi continuità anche oltre i 3 anni, magari sfociando in ricerche più approfondite o intrecciandosi con altri studi sulla canapa.