Esperimento collettivo: un’associazione italiana incontra Dinafem e il suo mondo
Si è conclusa la visita ufficiale dell’associazione LaPiantiamo a Dinafem. L’obiettivo principale dell’iniziativa è stato quello di creare un network di persone per favorire il dialogo tra le comunità attraverso la condivisioni di esperienze e contenuti. Per la prima volta breeders e pazienti si sono uniti per rispondere alla necessità di sviluppare varietà che si ben si adattano alle esigenze dei malati.
L’iniziativa di Dinafem Seeds di invitare un’associazione di pazienti italiani attivisti nasce dalla volontà di promuovere le realtà che si muovono attivamente dal basso e dalla consapevolezza che i malati sono i primi a soffrire di questo caos legislativo internazionale. Come spiega Lucia, presidente dell’associazione LaPianTiamo, «la difficoltà principale sta nell’ottenere l’accesso ad un prodotto di qualità e variegato: per trattare le patologie in modo efficiente c’è bisogno infatti di disporre costantemente di materia prima organica e di diverse varietà, poiché ogni malattia necessità di dosaggi e principi attivi differenti».
In Italia moltissimi malati, non avendo accesso alla cannabis terapeutica sono costretti a rivolgersi al mercato nero, trovando spesso prodotti eccessivamente fertilizzati e dai dubbi effetti terapeutici. Oltretutto, sono frequenti i casi di pazienti che usano la cannabis come medicina ma ai quali la presenza di elevato THC provoca effetti indesiderati e che potrebbero trovare una soluzione usando varietà con elevato CBD.
Ogni paziente dovrebbe quindi avere l’opportunità di scegliere fra diversi strain (previamente testati in laboratorio) e ricevere informazioni mirate utili alla prescrizione medica di varietà con meno effetti collaterali.
In altre parole, l’accesso ai dati delle analisi chimiche permetterebbe ai medici di applicare un criterio razionale nel momento in cui si prescrive la varietà adeguata ad ogni patologia. È pertanto di primaria importanza, specialmente per le imprese e le associazioni del settore, promuovere il più possibile il dialogo, l’informazione e la ricerca, contribuendo così a consolidare la conoscenza collettiva riguardo gli usi di questa pianta.
PRINCIPI MORALI E NON SCIENTIFICI. Sebbene esistano realtà che cercano di cambiare il concetto del sistema, oggigiorno in Spagna l’unico uso terapeutico consentito è l’automedicazione. Incluso in un club dotato di supporto terapeutico basico non è possibile fornire un prodotto specializzato e controllato. Ci sono associazioni che forniscono ai loro soci prodotti derivati come macerati, tinture e varietà; ma di fatto abbiamo constatato che non dispongono di adeguato supporto analitico. Nei Paesi Baschi, lontano dalla caotica Barcellona, i CSC lavorano più come associazioni vere e proprie piuttosto che come attività commerciali, ma anche qui la legislazione regionale presenta lacune nella gestione del tema terapeutico. Per dare ai ragazzi di LaPiantiamo un esempio pratico di come lavora un CSC è stato organizzato un tavolo di discussione insieme ai membri di Ganjazz, un’associazione di San Sebastián che in negli ultimi due anni si è dedicata principalmente a fornire un supporto terapeutico ai suoi associati e che costituisce un fiore all’occhiello nel panorama nazionale (e internazionale), anche per le notevoli conquiste ottenute in materia di dialogo con le istituzioni pubbliche locali. I membri di Ganjazz accolgono calorosamente i loro colleghi italiani e descrivono la scena attuale spagnola: «Se prima la questione era legalizzazione contro il proibizionismo, ora il dibattito si è spostato sulla ricerca di proposte di regolarizzazione responsabile, visto che quella attuale non funziona bene. La legge relativa alla coltivazione e consumo di cannabis è infatti basata su principi morali e non scientifici. Il fiorire dei club di consumatori – la cui nascita è stata permessa dalla leggi spagnola che permette il consumo di cannabis e non sancisce l’auto produzione per uso personale – ha portato alla creazione di un motore economico di notevoli dimensioni, alimentato dai migliaia di soci desiderosi di accedere a un prodotto di qualità a prezzi ragionevoli. Ma proprio per gli ingenti volumi economici creati e per la mancanza di leggi specifiche, la situazione è stata sin dall’inizio difficile da controllare da parte delle autorità. Senza dubbio se si cambiasse atteggiamento, se si iniziasse ad agire e pensare in modo diverso, se si investisse maggiormente in ricerca scientifica, cercando soluzioni prima di tutto a favore dei malati, si arriverebbe in tempi brevi a una soluzione sostenibile.».
Evidentemente però, non è semplice accettare una regolamentazione basata su un approccio scientifico in paesi dove il moralismo è radicato in modo capillare da secoli.
La terapista di Ganjazz spiega inoltre che «I club offrono un servizio basico ma non sempre si trovano figure competenti specializzate con esperienza che si dedicano all’accoglienza dei nuovi soci. I prodotti di solito non sono analizzati. Si tratta di un servizio puramente assistenziale. È un peccato non poter assistere in modo adeguato le centinaia di pazienti che fanno richiesta di terapie specializzate a base di cannabis; purtroppo spesso siamo costretti a rifiutare le loro richieste, abbandonandoli alla loro malattia. Lavoriamo sempre al limite della legalità e non possiamo mettere in piedi una struttura produttiva certificata».
Concordiamo sul fatto che in Spagna ci sia disponibilità di materia prima, ma è evidente che esistono delle grosse lacune nella gestione dei CSC. Un socio che fa richiesta di un trattamento a base di cannabis ha bisogno di essere ricevuto da personale medico specializzato e di accedere a prodotti a base di cannabinoidi scientificamente testati. La soluzione potrebbe stare nell’intraprendere un cammino legislativo in cui si mantenessero i CSC come struttura produttiva, all’interno di un quadro normativo appropriato e tenendo in considerazione principalmente le esigenze dei malati.
DISPONIBILITÀ ECONOMICA. La realtà italiana sembra per assurdo l’opposto di quella spagnola. Sono 11 le regioni che consentono l’uso per scopo terapeutico dove è possibile vendere direttamente la cannabis con principi attivi elevati e derivati. Certamente, il costo di una confezione di Bedrocan, che contiene 5g cannabis sativa con circa il 14% di THC si aggira tra i 22 e i 70€. È evidente che per un malato che necessita di cure costanti il trattamento costituisce una spesa importante che spesso non è in grado di affrontare. E per chi non è residente in una di queste regioni “fortunate” non è nemmeno accedere al farmaco, neanche in caso di appropriata disponibilità economica.
I membri di LaPiantiamo spiegano come, per necessità, siano riusciti ad elaborare un sistema di accesso al farmaco che si basa prima di tutto sull’analisi e il supporto al malato da parte di medici, psicologi e farmacisti. Il paziente dopo aver compilato un questionario, attraverso il quale si cerca di inquadrare il soggetto da trattare e la patologia in modo dettagliato, passa ad una visita olistica. In seguito gli viene comunicato il piano terapeutico che più si adatta al suo caso. Purtroppo esiste un iter burocratico molto lungo che penalizza prima di tutto i malati. Infatti sebbene LaPiantiamo velocizzi l’accesso al farmaco, i tecnici specializzati che utilizzano le 5 varietà di Bedrocan registrano dei rallentamenti nella produzione dei preparati farmaceutici. Lo Stato italiano richiede che ogni singolo prodotto elaborato venga analizzato e approvato, anche se il procedimento e la varietà rimangono gli stessi. Di conseguenza molto spesso i malati sono costretti ad interrompere le cure poiché per conseguire le licenze necessarie può passare molto tempo.
I tanti anni di proibizionismo hanno portato nel Belpaese la mancanza di una coscienza collettiva che affronti il tema in modo etico. Tante e troppe persone sono costrette a utilizzare cure farmaceutiche, in molti casi dagli effetti secondari nocivi, piuttosto che disporre di trattamenti a base di cannabis che può essere applicata nel trattamento di diverse malattie come sclerosi multipla, fibromialgìa, epilessia, artrite reumatoide, dolore cronico, anoressia, psoriasi e tante altre. Proprio in questo scenario di ottuso e anacronistico proibizionismo, Lucia, Andrea e William hanno avuto il coraggio e la capacità di creare e mantenere una vera e propria struttura di assistenza al malato, diventata un punto di riferimento per i pazienti di tutta Italia. Nonostante le varie difficoltà ideologiche e burocratiche, è da notare che sempre più medici, consapevoli dell’efficacia di questa pianta, consiglino ai loro pazienti trattamenti con cannabinoidi, i cui effetti indesiderati possono essere facilmente evitati attraverso un’informazione corretta e una somministrazione adeguata.
NETWORK INFORMATIVO INTERNAZIONALE SULLA CANNABIS TERAPEUTICA. L’incontro ha favorito la creazione di un progetto. L’idea è quella di lavorare congiuntamente per strutturare un network internazionale, in cui da una parte i pazienti diano testimonianza dei benefici riscontrati con una determinata varietà in relazione alla propria patologia e dall’altra i medici e i ricercatori raccolgano queste informazioni iniziando poi a scrivere la letteratura scientifica che ancora manca in questo campo. Le seedbank, dal canto loro, saranno preposte a sviluppare varietà specialmente indicate per diverse patologie. Infine, grazie agli attuali mezzi di comunicazione, si permetterà la reale condivisione di queste preziose informazioni, beneficiando in primis il paziente che potrà quindi aumentare la conoscenza della propria patologia e del farmaco cannabico che assumerà.
Questa full immersion di tre giorni dedicata alla conoscenza, al dialogo e al confronto tra realtà italiana e spagnola è stato il risultato di uno sforzo collettivo e non sarebbe stato possibile senza l’aiuto di tutte le persone che hanno collaborato e condiviso le loro esperienze per cercare di far luce sulla questione più importante: l’efficacia di una cura sostenibile per i malati. Speriamo questo incontro possa beneficiare tutte quelle persone che lottano ogni giorno si sforzano di trovare una medicina accessibile senza la paura di essere perseguitati e incriminati.
Dinafem Team