Un dispositivo galleggiante e passivo per ripulire i mari dai (nostri) rifiuti
Un sistema per ripulire gli oceani dalla plastica sfruttando le correnti oceaniche.
E’ questo in poche, pochissime parole il grande progetto pionieristico progettato dalla mente di Boyan Slat, giovane inventore che fondò nel 2013 l’ente The Ocean Cleanup. Da allora attraverso una campagna di crowdfunding progetta, sperimenta e studia il suo sistema passivo per setacciare i mari e liberarli dalla plastica.
Il dispositivo è formato non da reti, bensì da uno schermo impermeabile dalla forma triangolare, ancorato ad un peso immerso che viene trasportato dalle correnti oceaniche, ripercorrendo quindi le stesse tratte che fanno i rifiuti. Gli stessi, accumulati per la maggior parte sulla superficie, vengono quindi convogliati verso il centro del dispositivo. Una volta al mese una nave di supporto sarà impegnata nella pulizia del sistema, il quale, si stima, avrà potenzialmente raccolto 5 mila chili di rifiuti.
Il prototipo è quasi ultimato e nel giro di pochi mesi verrà reso attivo nelle miglia nautiche che separano San Francisco dall’arcipelago delle Hawaii, area tristemente nota per la Great Pacific Garbage Patch, l’isola di plastica grande 5 volte l’Italia. L’obiettivo è dimezzare le ben 79mila tonnellate di rifiuti accumulati nel giro di 5 anni e non solo.
L’intervento deve essere mirato a salvaguardare l’ambiente marino, provvedendo al riutilizzo delle plastiche raccolte, collaborando per esempio con aziende già sensibili all’argomento dell’inquinamento, come ad esempio Adidas col progetto Ultra Boost Uncaged Parley.
Ma una considerazione va fatta: l’unico passo che ci permetterà di non rincorrere i nostri rifiuti in giro per il Pianeta è quello di mettere in atto economie circolari, che prevedano un riutilizzo e riciclo delle materie al termine del loro primo ciclo di vita.