Un caso clinico di Dino Buzzati
Giovanni Corte, ricco industriale del petrolio e audace investitore in borsa, da qualche giorno sente una strana voce cantilenante. “Grazie” alla figlia (infermiera tirocinante) ottiene di farsi visitare en touriste nella clinica di ultima concezione del dr. Schroeder. La particolarità di questa clinica è la suddivisione in sette piani ripartiti per ordine di gravità della malattia dal settimo (piccoli malesseri) al primo (morte).
Al di là dell’aspetto kafkiano e metafisico sempre fortemente presente nei testi di Buzzati (es: “Il deserto dei tartari”) si possono individuare in quest’opera teatrale del ’53 analisi d’un tema ancora attuale come quello della malasanità. Sentiamo infatti tutti i giorni di persone che, come nel caso del Corte, entrano in ospedale con “nulla di veramente grave” e ne escono tra le lacrime.
Un’altro aspetto indagato con occhio autobiografico è la problematicità del rapporto paziente-medico nel quale il primo è costretto ad affidarsi e “ubbidire” al secondo che a sua volta deve (o dovrebbe) preoccuparsi di non ledere la dignità del paziente. Sempre attuale.
a cura di Giampaolo Berti