Un 2019 sotto il segno di Achille Lauro: da Sanremo al nuovo album
Achille Lauro, senza dubbio, è uno degli artisti più interessanti nella galassia Trap italiana e in questo 2019 se la sta giocando davvero tutta tra la prossima partecipazione a Sanremo, il libro già disponibile nelle librerie “Sono io Amleto”, la trilogia autobiografica su pellicola, che verrà distribuita in autunno, e il nuovo album in uscita in primavera, cui seguirà, dal 10 maggio, un tour di otto date, per ora, nei club della Penisola.
Con una carriera partita nel 2013 dal mixtape “Barabba” e consolidatasi sotto l’egida di Roccia Music con “Achille Idol Immortale”, l’EP “Young Crazy”, gli album “Dio C’è” e “Ragazzi Madre”, di cui, passato alla Sony, pubblicherà una riedizione con otto bonus tracks; dopo le sperimentazioni samba Trap del quarto disco in curriculum, “Pur l’amour” e la curiosa rivisitazione del brano manifesto della «regina del pop» Anna Tatangelo, “Ragazza di Periferia”, realizzati in sodalizio con il socio Boss Doms (con cui ha fondato anche l’etichetta No Face), Achille Lauro potrà affrontare Sanremo senza dover scendere a compromessi.
Per l’Ariston, infatti, ha confermato di aver pensato un brano e una performance dai toni inediti anche per i suoi aficionados, “Rolls Royce”, scritto insieme a Davide Petrella e con la produzione di Boss Dome con Frenetik & Orang3; dirige il Maestro Enrico Melozzi. «Sicuramente non è un pezzo Trap, è una cosa che nemmeno i nostri fan sono abituati a sentire, quasi un nuovo rock’n’roll, sarà molto divertente e credo che possa piacere sia ai pischelli più piccoli sia alle persone più grandi», racconta. «Se uno conosce i nostri dischi, però, sa che la nostra musica ha sempre avuto un’evoluzione a spiazzare e anche a Sanremo faremo la stessa cosa».
«Per me sarà un esame universitario in diretta tv», continua. «Con Edo (Boss Doms, ndr) scherziamo, dicendo che la nostra musica è un’arte stronza e che sono uno strumento scordato, bello, ma scordato. Quindi mettersi alla prova con artisti di questo calibro è sicuramente un esame, ma non credo che la cosa mi porterà a normalizzarmi a livello di performance. Per la nostra storia e tutto quello che abbiamo fatto fino adesso, non siamo certo i tipici personaggi da Sanremo».
Eh no. Lo si evince a occhio nudo, ma i più curiosi potranno scandagliare il percorso di Achille Lauro, dagli inizi, pupillo in seno alla crew Quarto Blocco, fino a oggi, sia nel libro, edito da Rizzoli, che nella trilogia video. Due progetti pensati indipendentemente l’uno dall’altro, ma che hanno finito per rivelarsi strettamente interconnessi, contenitori di un immaginario unico, un mondo difficile da inTrappolare in definizioni di genere, eccentrico, psichedelico, visionario, poetico e malinconico.
«Non volevo fare il classico libro da rapper, ma abbiamo pensato che la nostra biografia potesse essere un bel romanzo, anche educativo in parte, sicuramente motivazionale. Siamo cresciuti in un ambiente tosto, ma con l’impegno e la dedizione siamo riusciti a uscirne e a diventare personaggi di successo nella musica. È un invito a riuscire, qualunque sia la strada. Per questo per il titolo mi sono ispirato a una delle più grandi tragedie di Shakespeare, l’ho scelto perché mi piacciono le tragedie che diventano grandi successi», spiega a proposito del libro, accompagnato da ventitré opere di artisti contemporanei, selezionate da Achille Lauro, grande appassionato di arti visive.
Patrocinato dal MIBAC, il docufilm diviso in tre capitoli tra passato, presente e futuro ipotetico, arriverà in autunno con il primo capitolo, “Achille Lauro No Face 1”. Un racconto intimo e completo della storia di Achille Lauro, che ne ha firmato la regia insieme a Sebastiano Bontempi, narrato dal protagonista, con la musica e i video, che ne hanno consacrato l’estetica, e gli interventi di molti di coloro che hanno intrecciato le proprie vicende con lui, tra cui Boss Doms, Cosmo, Gemitaiz e Clementino.
E poi, dulcis in fundo, arriverà anche il disco, originale e spiazzante come sempre nelle intenzioni dell’artista, che, a chi gli chiede se dobbiamo aspettarci un album Trap o meno, risponde: «Aspettatevi Achille Lauro e Boss Doms. Dopo cinque dischi diversi, contaminati con altri generi non c’è più un’etichetta che si può dare a ciò che facciamo. Per questo nuovo disco abbiamo attinto molto da varie epoche, specialmente dalla musica anni ’70 e ’80. In questo momento sto ascoltando molto Elvis, con i Beatles sono sotto in maniera pesante, “Twist and Shout”, quindi stiamo un po’ su quella vibe là, rock’n’roll. Una comfort zone per i fan all’interno dell’album la lasceremo, ci sarà della Trap, anche perché è una cosa che abbiamo portato noi, assieme ad altri tre o quattro esponenti ed è giusto coccolarla, però andiamo su una cosa sicuramente più suonata e, forse, più matura. Alla fine abbiamo ventotto anni, abbiamo fatto il nostro percorso e adesso vogliamo entrare nell’olimpo della musica italiana».
Riusciranno nell’impresa di arrivare a un pubblico più ampio, senza scontentare i fan della prima ora? Chissà! Di sicuro, però, potranno dire di averci provato.