Tutto sul fenomeno cannabis light
Cannabis light: tutto ciò che serve sapere sul fenomeno del momento
È rapidamente diventato un fenomeno, nonché il tema dell’anno in questo 2017, tra grandi aspettative, elogi, critiche e domande di ogni tipo. Stiamo parlando della “marijuana light”, ovvero la canapa a contenuto legale di Thc, che non provoca effetti psicoattivi ma promette comunque di avere effetti rilassanti grazie alle concentrazioni di Cbd (il principio attivo “medico” della cannabis). Un prodotto sbarcato da qualche mese anche in Italia, provocando un polverone immane di attenzione mediatica e interesse commerciale.
UN FENOMENO NATO IN SVIZZERA QUASI COME UNO SCHERZO
Ma procediamo con ordine. Il fenomeno della cannabis leggera è nato in Svizzera. Nell’aprile 2016 un’azienda farmaceutica chiese il permesso per commercializzare cannabis priva di Thc, non se ne fece nulla. Il permesso lo ottenne invece un’azienda di prodotti vegetali biologici, la “Bio Can”, che nell’ottobre scorso ha messo in commercio la “CPure“, infiorescenze di cannabis con contenuto legale di Thc (in Svizzera il limite è all’1%) e una concentrazione al 7,2% di Cbd.
È stato un successo istantaneo e travolgente, che ha assunto contorni quasi comici dopo le proteste delle forze di polizia che segnalavano il fatto che tanti ragazzi gli fumassero la CPure davanti in modo provocatorio, lamentando l’impossibilità di distinguere la nuova “marijuana light” dalla consueta cannabis psicoattiva che continua ad essere illegale.
LA NASCITA DI UN NUOVO MERCATO DA MILIONI DI FRANCHI
In Svizzera la cannabis leggera è stata catalogata come prodotto sostitutivo del tabacco. Viene venduta in pacchetti analoghi a quelli del trinciato e tassata come le sigarette, con un imposta del 33%.
Per comprendere meglio la portata che in Svizzera ha assunto in brevissimo tempo il fenomeno della cannabis leggera può bastare sapere che sono già un migliaio le aziende agricole che hanno richiesto il permesso per produrre infiorescenze di canapa con contenuti legali di Thc per rifornire le aziende che commerciano la marijuana light. 400 di queste lo hanno già ottenuto.
Pur mancando ancora stime ufficiali si può parlare già di un mercato importante, che vale potenzialmente qualche milione di euro e centinaia di posti di lavoro.
IN SVIZZERA ORA C’È ANCHE L’HASHISH LIGHT
Con il progredire del mercato oltre le Alpi sta differenziandosi notevolmente anche l’offerta. Ora sul mercato si trovano infiorescenze sempre più raffinate, con percentuali di Cbd che arrivano oltre il 20% certificato, e aspetto estetico, e secondo le recensioni che girano sul web anche qualità olfattive e di gusto, del tutto analoghe agli strain con Thc.
Ovviamente le percentuali di Thc rimangono nei confini di legge, si tratta cioè di varietà che non hanno qualità psicoattive, ma grazie al notevole contenuto di Cbd garantiscono rilassamento psico-muscolare, ed anche effetti terapeutici attualmente al vaglio, al punto che si ipotizza che in futuro la cannabis light potrebbe essere prescrivibile a fini terapeutici. I prezzi di vendita al dettaglio, inclusa la tassazione, si attestano tra i 6 e i 20 euro al grammo a seconda delle qualità.
Ma il mercato è talmente in espansione che ora sono disponibili non solo le infiorescenze di cannabis, ma anche i cristalli di Cbd puro (a 45 franchi svizzeri per mezzo grammo, ovvero circa 82 euro il grammo) e addirittura l’hashish light, con il 19% di Cbd a 22 euro per grammo.
PREZZI ANCORA ALTI, MA IN VIA DI AGGIUSTAMENTO
Prezzi ancora alti, non c’è che dire. Che probabilmente scenderanno con la stabilizzazione del mercato e l’aumento della materia prima disponibile. La “bolla” della cannabis leggera è infatti esplosa all’improvviso, e le ditte che la commerciano stanno facendo incetta di tutte le infiorescenze di canapa legale presenti sul mercato, fatto dimostrato dalla frequenza con cui ciclicamente finiscono le scorte di prodotto, non riuscendo a tenere il passo della richiesta.
Con i prossimi raccolti e con il rilascio di nuove autorizzazioni alla produzione il prezzo dovrebbe necessariamente aggiustarsi con ribassi significativi. Nel frattempo dopo le critiche iniziali (alcuni movimenti antiproibizionisti avevano ribattezzato quella elvetica come “la prima legalizzazione proibizionista“) anche l’approvazione verso il fenomeno sta aumentando, riconoscendo alla cannabis light di concorrere a normalizzare il tema della cannabis, proponendo un prodotto sostitutivo e più sano del tabacco.
LA SITUAZIONE ITALIANA, TRA DIFFERENZE E POTENZIALITÀ
Ora veniamo a noi. In confronto alla situazione svizzera quella italiana è ancora in stato embrionale. Due aziende si sono lanciate sul mercato per prime: “EasyJoint” e “Mary Moonlight“. EasyJoint” vende canapa con percentuali di Cbd del 4% e al suo interno contiene anche rametti e semi oltre ai fiori: un fatto che ha provocato molte critiche, alle quali i produttori hanno replicato.
Mary Moonlight invece commercia canapa sminuzzata (senza semi) con percentuali di Cbd intorno al 3%. I prezzi sono notevolmente più bassi rispetto alla Svizzera (circa 2 euro al grammo), ma è un dato di fatto che per ora lo è anche la qualità. Ora la stessa “Easy Joint” sta mettendo in commercio una seconda tipologia di prodotto, denominata “special blend” che, promettono i produttori, si contraddistinguerà per il suo ricco assortimento di terpeni, e quindi per il gusto migliore.
Mentre nelle prossime settimane è attesa anche la prima varietà “sensimilla“, ovvero prodotta da piante non impollinate e quindi naturalmente prive di semi. Mentre Mary Moon Light ha annunciato per ottobre la distribuzione di una nuova varietà contenente infiorescenze non trinciate. Nello stesso tempo altre aziende (ed aspiranti tali) si stanno affacciando sul mercato italiano, rendendo probabile una maggiore, ed auspicabile, concorrenza nel prossimo futuro.
A BREVE LE PRIME SEMINE APPOSITE PER LA CANNABIS LEGALE
La qualità inferiore del prodotto italiano rispetto a quello svizzero è data da alcuni fattori tecnici in via di superamento. Come spiega Luca Marola di EasyJoint: «Siamo stati costretti a cominciare prendendo ciò che passava il mercato italiano. È stato fatto un lavoro accurato per selezionare le coltivazioni migliori, ma fino ad oggi le aziende coltivatrici di canapa non prestavano grande attenzione alla quantità di Cbd sviluppato nei fiori, nonostante questo attraverso la selezione dei prodotti abbiamo superato il 4%».
Ma l’obiettivo è rendere il prodotto italiano concorrenziale rispetto a quello svizzero già dal prossimo anno: «Ora stiamo lavorando diversamente, abbiamo stretto un rapporto con le principali aziende coltivatrici di canapa in Italia, per la prossima semina indicheremo loro quali varietà seminare e daremo istruzioni tecniche su come sviluppare appieno le concentrazioni di Cbd nelle infiorescenze», con l’obiettivo di raggiungere concentrazioni pari a quelle elvetiche.
“MA NON CHIAMATELO CANAPONE”
L’esperienza italiana, nel progetto dei suoi primi attuatori, è nata anche con un obiettivo comunicativo, oltre che commerciale. «Quello che ci interessa maggiormente in questa fase – prosegue Marola – è avviare un percorso di alfabetizzazione sulla canapa. Con la prima varietà di EasyJoint volevamo rendere di pubblico dominio le proprietà del Cbd e della cannabis leggera, mentre ora con la nuova varietà “special blend” avvieremo una campagna per informare i cittadini sulle qualità e le proprietà dei terpeni della cannabis».
Ad ogni modo Marola smentisce ciò che molti hanno affermato in questi mesi sulla marijuana light: «È scorretto affermare che la cannabis leggera sia uguale al canapone. Questo infatti è un prodotto di scarto della lavorazione industriale, è amaro e al sapore di clorofilla, la cannabis light è invece composta da infiorescenze selezionate appositamente per lo scopo in base al gusto e alla qualità dei principi attivi».
I LIMITI IMPOSTI DALLA LEGGE ITALIANA AL FENOMENO
Per ultimo va aggiunto che al momento ci sono alcuni fattori legali che concorrono a rendere l’esperienza italiana necessariamente diversa da quella svizzera. Innanzitutto la legislazione sulla canapa italiana, seppur recentemente aggiornata con una nuova legge, resta più stringente di quella Svizzera, obbligando a coltivare solo poche varietà certificate dalle istituzioni europee con percentuali di Thc inferiori al 0,6%.
Inoltre sarà impossibile anche vendere la cannabis leggera italiana come avviene in Svizzera in pacchi analoghi a quelli del tabacco, pubblicizzandola come un suo sostitutivo. La legge infatti vieta di produrre o commerciare prodotti sostitutivi o succedanei dei tabacchi senza autorizzazione da parte dei Monopoli, motivo per il quale la cannabis light italiana non potrà presumibilmente neppure essere mai venduta in tabaccheria.
LE PAURE DEI TABACCAI FRENANO LA DIFFUSIONE DEL FENOMENO
Una ipotesi rafforzata anche da una recente circolare ricevuta negli scorsi giorni dai tabaccai italiani a firma della Fit (Federazione italiana tabacchi) che invita gli operatori del settore a non vendere la cannabis legale nei propri punti vendita in quanto «incompatibile con la legge n. 74 1074/1968 che vieta ai Sali e Tabacchi di vendere prodotti atti a surrogare i generi di Monopolio» e mette in guardia anche contro possibili incriminazioni per «istigazione indiretta all’uso illecito di sostanze stupefacenti».
Un timore quest’ultimo probabilmente infondato, ma che rende bene l’idea della paranoia generalizzata che si genera in Italia ogni qual volta arrivi sul mercato un nuovo prodotto a base di canapa.
Purtroppo in Svizzera la maggior qualità della cannabis legale è direttamente proporzionale anche al miglior clima politico e legale. Ci auguriamo che esperienze come quella di EasyJoint, Mary Moonlight e delle altre aziende italiane che si lanceranno nel settore possano dare un contributo decisivo anche in questo senso.