Cannabis

Tutta un’altra musica: l’influenza del THC e del CBD nell’esperienza d’ascolto

Tutta un’altra musica: l’influenza del THC e del CBD nell’esperienza d’ascolto

Ogni tipo di sostanza di cui si fa uso è capace di alterare il processo di creazione musicale partendo da specifiche reazioni chimiche o fisiologiche del nostro cervello ad essa. Al mutare della sostanza cambiano inoltre le scene e i locali, si modificano ritmi e location, persino l’utilizzo del prodotto musicale può subire stravolgimenti.

Diversi studi piuttosto recenti hanno evidenziato la varietà di effetti che l’utilizzo delle infiorescenze della nostra amata pianta hanno sull’apparato uditivo e percettivo. L’equipe di ricerca guidata dal Professor Fachner nel Regno Unito ha applicato il metodo dell’analisi dell’elettroencefalogramma per valutare gli effetti sulle attività cerebrali degli ascoltatori di tre tracce musicali prima e dopo il consumo di uno spliff a testa contenente circa 20 mg di THC. I risultati del test hanno svelato nuove informazioni, oltre a quelle già note.

In primis, il consumo di ganja accelera il nostro “orologio interno”: il mondo esteriore rallenta con una modifica dei riferimenti sensoriali di tempo di circa due secondi ogni quindici. Questo è spiegato dalla ripulitura più frequente della nostra memoria di breve, periodo che induce un minor livello di integrazione tra passato e presente e una temporanea sensazione di essere nel momento musicale. Tale dilatazione della cornice temporale di un evento sonoro ha importanti conseguenze. Da un lato, offre più tempo al soggetto per prevedere gli sviluppi melodici di un brano. Dall’altro, conferisce al musicista più tempo per intravedere lo “spazio tra le note”. Infine, la relativa maggior abbondanza di tempo sollecita l’attenzione e la focalizzazione, nel bene o nel male, sui singoli componenti del suono. La causa di tali effetti è stata ritrovata nelle modificazioni delle attività della corteccia parietale/temporale destra all’interno della quale la maggiore quantità di attività neurali in frequenze alfa stimola l’efficienza delle attività di raccolta e valutazione delle informazioni. Maggior attenzione, maggior focalizzazione e la sensazione di stare realmente comprendendo gli elementi sonori di una composizione a una profondità quasi mistica, sono le naturali reazioni percettive del soggetto.

Secondo, si verifica un intensificarsi delle attività della corteccia occipitale sinistra, ossia quella che connette l’apparato uditivo con quello visivo. Le informazioni visive vengono percepite in maniera più intensa, esattamente come le associazioni tra particolari stimoli sonori e immagini o colori risultano assai facilitate. Lo spazio acustico prende nuova vita tramite la visualizzazione e la “spazializzazione” della musica ci permette di apprezzarla maggiormente.
Su questo punto, un’altra serie di studi, pubblicati negli ultimi anni da riviste specializzate hanno presentato tesi singolari e interessanti: il consumo di ganja aumenta il livello di apprezzamento della musica grazie a una significativa alterazione di un gruppo di strutture neurali, dette reward circuitry (sistema di ricompensa), responsabili della modulazione degli incentivi, della motivazione e delle emozioni positive. In particolare, tale alterazione avrebbe a che vedere con i livelli di concentrazione nell’organismo di due sostanze, la ben nota dopamina e la meno conosciuta anandamide. L’anandamide, un mediatore lipidico isolato chimicamente per la prima volta solo nel 1992, è un endo-cannabinoide/neuro-modulatore che simula gli effetti psicoattivi della cannabis, un lipide bio-attivo che si combina naturalmente tramite enzimi ai recettori cannabinoidi presenti nel nostro cervello (recettori CB1).

Il consumo di ganja aumenta il rilascio di dopamina nello striato ventrale del nostro cervello che è collegato con la corteccia uditiva. Questo stimola il piacere associato alla musica a causa di una minor sazietà rispetto alle ricompense sonore ricevute, una maggior esaltazione del singolo momento uditivo e un’accresciuta richiesta di nuovi stimoli musicali. Tuttavia, le abilità analitiche e interpretative del soggetto in relazione a un dato evento sonoro potrebbero venir significativamente ridotte nel caso in cui l’assunzione di fito-cannabinoidi interferisca con i livelli endogeni di anandamide. Come dire: dopo un bel joint si apprezza di più la vibe del brano, ma si colgono meno i virtuosismi nascosti, i trucchi del tecnico del suono o i riferimenti accademici. Ragionevole, può starci. Ma da cosa dovrebbe dipendere la suddetta interferenza? Secondo l’equipe di ricerca guidata dal Dr. Freeman dell’Università di Londra, tutto dipenderebbe dalla presenza di CBD nelle infiorescenze di canapa. In assenza di CBD, dopo il consumo di un joint, la concentrazione di anandamide crolla e con essa la capacità del nostro cervello di percepire ricompense ed emozioni legate a percezioni sonore complesse. Il cannabidiolo avrebbe quindi un effetto fondamentale per non degradare la qualità dell’ascolto musicale.

Come si sa, aumentando la concentrazione di THC aumentano gli effetti di euforia, ansia, tensione, ma anche la propensione a un mood edificante e al pensiero creativo. Per contro, al crescere del rapporto CBD/THC, i suddetti effetti si placano per lasciar il posto a sedazione, rilassamento e tranquillità. Sono pertanto possibili molte sinergie tra cannabis e musica. Opere lisergiche e visionarie sono più intensamente godibili beneficiando degli effetti psicotropi del THC, mentre folk song o ballate sentimentali ben si associano a calma e rilassatezza tipiche della cannabis più ricca di CBD. Anche sul lato della produzione, le differenze significative tra le fasi di sound design e sampling, durante le quali energia, euforia e disordine creativo sono risorse cruciali, e quelle di mixing e mastering, per le quali assai più utili sono calma e attenzione ai particolari, suggerirebbero usi mirati di diverse genetiche capaci di esaltare ogni singola fase del processo di produzione e post-produzione.

Energia, tempo, causalità e spazio del suono tutti connessi a particolari tratti genetici. Infinite sfumature musicali e infinite genetiche di ganja.

Tutta un’altra musica: l’influenza del THC e del CBD nell’esperienza d’ascolto

di Diego Lanzi
Studioso di scienze sociali, produttore discografico e dj di Bologna



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