Trump si muove ufficialmente contro la legalizzazione della cannabis: via le norme di Obama
Dopo tante indiscrezioni arriva la mossa ufficiale di Donald Trump. Il presidente americano si muove ufficialmente per contrastare il processo di legalizzazione della cannabis in atto in molti stati Usa e lo fa annunciando il ritiro del “Memorandum Cole”, ovvero la norma con la quale il suo predecessore Barack Obama aveva stabilito che l’Fbi e le altre forze di polizia non avrebbero dovuto interferire nel processo, rinunciando a perseguire coltivazione e commercio di cannabis negli stati dove questo era stato legalizzato.
La decisione, affidata al segretario alla giustizia, Jeff Sessions, arriva pochi giorni dopo l’entrata in vigore della legge che ha legalizzato la cannabis in tutto il territorio della California. La mossa, che dovrebbe essere annunciata ufficialmente nelle prossime ore dal dipartimento di giustizia, rappresenterebbe una vera dichiarazione di guerra contro la legalizzazione delle droghe leggere, che secondo la legge federale rimangono illegali e parificate all’eroina.
Il Memorandum Cole venne approvato dall’allora segretario alla giustizia James Cole nell’agosto del 2013. Esso spingeva l’Fbi (organo federale e quindi sotto la giurisdizione del presidente) e le altre forze dell’ordine federali ad allentare la presa negli Stati dove la marijuana era legale sia a uso ricreativo sia a uso medico, stabilendo che avrebbero dovuto riorientare forze e risorse dalla repressione dell’uso di droghe a quella dei crimini violenti e di vero allarme sociale.
La notizia ha provocato immediate ripercussioni sul nascente mercato della cannabis legale. La più grande azienda del settore, ovvero Terra Tech (produzione di cannabis e dispensari) ha perso in poche ore il 35% del proprio valore azionario, la Medical Marijuana Inc ha perso il 22,7 % e perdite analoghe hanno coinvolto quasi tutti i player economici del cannabusiness a stelle e strisce. Di contro a festeggiare in borsa sono state le industrie del settore cannabico canadese, evidentemente speranzose di poter godere sul mercato internazionale della marcia indietro americana.
Ad ogni modo la decisione di Donald Trump non dovrebbe avere ripercussioni immediate. I sei stati che ad oggi hanno legalizzato completamente in mercato della cannabis (California, Colorado, Washington, Oregon, Alaska e Nevada) continueranno per la propria strada, anche se le aziende del settore rischieranno a trovarsi ad avere a che fare con l’Fbi che potrebbe denunciarne la condotta in quanto in contrasto con la legislazione federale.
Un braccio di ferro, quello tra amministrazione Trump e stati riformatori che potrebbe contraddistinguere i prossimi mesi o anni di mandato. I governi di Colorado e California si sono affrettati a comunicare che non accettano la decisione di Donald Trump ed useranno tutte le armi politiche a loro disposizione per contrastare quella che hanno giudicato come “un’intollerabile ingerenza” del governo federale nelle questioni interne ai loro stati.