Interviste

Tricky: il quinto elemento della musica presenta False Idols

Tricky

Tricky, l’artista inglese che contro la sua volontà è stato rinominato l’icona della comunità afro in Inghilterra e padre del genere trip-hop, è giunto quest’anno al suo decimo album dal titolo False Idols. Quest’album si aggiunge a una carriera che lo vede presente anche al cinema, sia come produttore di diverse colonne sonore per film e serie tv sia con un ruolo da attore nel film “Il Quinto Elemento” di Luc Besson. Con le sue divagazioni sonore e la sua aggressività, Tricky rimane una voce fuori dal coro nel settore della musica. In quest’album torna a sentirsi se stesso, mescolando suoni classici del passato ed esperimenti sonori oltre a molte collaborazioni con diversi cantanti. La sua voce compare sporadicamente e lascia spazio ai cantanti per dedicarsi i suoni, le influenze musicali come sempre sono moltissime: a partire da ritmi tribali e orientali ma anche musica elettronica, hip hop e rock accompagnati da un sottofondo gotico e dark. In questa intervista Tricky racconta la sua esperienza controversa con la Domino Records e spiega com’è nato il suo nuovo disco.

False IdolsHai mosso diverse critiche ai tuoi due ultimi album usciti sotto l’etichetta Domino Records, come mai? Non eri soddisfatto?
Penso che quegli album provengano da una buonissima etichetta, ma non per me. Adesso, se voglio fare un video o un disco, non ho bisogno di sottoporre la demo a nessuno, faccio semplicemente come preferisco, mentre quando ero con Domino Records dovevo creare il demo e farlo ascoltare a qualcuno che mi diceva se era pronto o meno per essere mixato, sono io però che ho fatto uscire 10 dischi, non lui. C’erano troppe discussioni a proposito di ogni disco e tutto quello che producevo era pensato per la Domino Records e non mi rifletteva completamente a livello artistico. Sono io ad aver fatto un errore, pensavo che la Domino fosse un’etichetta indipendente.

Se ascolti ora i tuoi due vecchi dischi, che percezione hai?
Molta chitarra, visto che Domino è un’etichetta particolarmente dedicata alla chitarra, che non è propriamente la mia specialità. Sono buoni dischi a livello musicale ma non riflettono completamente me stesso, riflettono me attraverso la Domino. Quando sono arrivato a produrre il secondo disco, infatti, mi sembrava di svolgere solo un lavoro come un altro per pagare le bollette. Mi ritrovavo in giro a fare promozione, marketing, firmare autografi e non mi sentivo completamente libero, mentre ora mi sento di poter fare come preferisco, senza nessuna restrizione. Quando ho registrato questo disco, non ho dovuto pensare, mi è venuto naturale.

Quando hai cominciato a produrre l’ultimo disco?
Circa 5 o 6 mesi fa, è stato un processo molto veloce. Sicuramente uscirà un singolo a novembre e un disco a gennaio. Non ho restrizioni, posso fare ciò che voglio e continuare a registrare.

Il titolo del nuovo album è False Idols, ti senti un idolo?
No, sono davvero lontano dall’essere un idolo e non cerco di esserlo perché non penso di essere un buon esempio. Non sono una pop star, la gente o ama la mia musica o no, io non sono felice di essere ricco o famoso, il successo e la fama non hanno niente a che vedere con il lato artistico, spesso le uniche ambizioni sono di essere famosi e non di essere apprezzati per ciò che si fa. Non è importante il mio personaggio, quindi non mi sento un idolo. La fama è creata dai media, siamo bombardati dalle immagini e dalle icone e pensiamo che sia fondamentale farsi riconoscere come personaggi e non per le doti che abbiamo, ritengo che sia molto più importante che le aspirazioni della gente debbano essere di diventare bravi in qualcosa, qualunque essa sia, senza seguire ad occhi chiusi un idolo.

Quindi il disco è dedicato a questi nuovi idoli?
Diciamo che la mia idea di idoli è quella creata da personaggi come Bob Marley e John Lennon, anche se non apprezzo particolarmente la loro musica, riconosco la loro forza come icone in quanto entrambi parlavano di cosa stava succedendo, davano voce a chi non ne aveva, parlando della guerra in Vietnam e di argomenti scomodi che li hanno spesso portati a trovarsi in situazioni pericolose. Ora gli idoli parlano di droga o di violenza, quando spesso non l’hanno vissuta, non si avvicinano ad argomenti di attualità, sono giovani che non hanno storie da raccontare e si riuniscono spinti dalle mode e non degli ideali.

Tricky2In che modo paragoni questo ultimo album ai due precedenti?
I primi due album è come se fossero il primo libro della saga e con questo nuovo album si apre il secondo episodio, il secondo libro. È il mio decimo album, ma è come se tutto il mio passato fosse messo da parte in questo progetto. Da quando ho prodotto quest’album è come se quelli precedenti non avessero più niente a che vedere con me, questo album è come una rinascita.

Perché questa sensazione?
Non so da dove provenga, forse perché mi sento bene nella situazione discografica in cui mi trovo ora. Mi sento di nuovo libero di poter produrre quello che voglio e trovare il mio posto nella musica, in passato ho avuto buone e cattive relazioni nel mondo della musica, non so perché ma voglio dimenticare tutto questo e fare come se questo fosse l’inizio della mia carriera.

Sei più felice ora?
Sì ora molto di più che in passato, mi accorgo adesso che faccio questo da molto tempo che non sono i soldi, la fama e il successo a renderti felice. Ho incontrato un sacco di persone nel corso della mia carriera. Una storia che mi ha molto colpito è quella di due genitori americani che mi hanno raccontato di fare ascoltare la mia musica al loro figlio in coma e io sono rimasto senza parole, non sapevo davvero cosa dire. Cose come queste sono quelle che mi fanno superare i periodi difficili della mia vita. Solo ora mi rendo conto di quanto sono importanti queste cose nella mia vita.

Nella canzone “Nothing Changed” in una strofa dici «it still hear the same pane», è autobiografica?
Sì, è un riferimento al successo e si parla delle mie sofferenze per il suicidio di mia madre. “I still feel the same pan” si riferisce al discorso per cui anche se ho fatto successo, soldi, e ho girato il mondo sento ancora lo stesso identico dolore. Anche se adesso appaio in tv e in radio e si pensa che le cose vadano bene, non è così, la sofferenza è sempre presente, sono come qualsiasi altro essere vivente. La gente dovrebbe riuscire a scindere tra l’artista e la persona in quanto tale, che vive gli stessi identici sentimenti delle persone comuni.

Tricky3Quali sono i ricordi di tua madre?
Non posso ricordarmela. Ho solo sentito racconti a proposito di mia madre, quindi l’unica cosa che mi piacerebbe davvero sarebbe potermi sedere a un tavolo con lei per un’ora e avere una conversazione. E’ una cosa molto frustrante, lei non ha mai conosciuto suo figlio, e le mie figlie non conosceranno mai la loro nonna e questa cosa mi rende triste perché ho un ricordo molto felice. Lei era epilettica ed era spaventata dal non poter prendersi cura di me e di mia sorella, in molti dicono che la causa del suo suicidio fosse attribuita anche a mio padre e alla sua attitudine da sciupafemmine ma penso che il motivo maggiore fosse la sua malattia.

Tuo padre invece è ancora in vita?
Sì, ma è molto più un amico che un padre, è una persona molto infantile, assomiglia più a mio fratello più piccolo.

La tua famiglia ti ha influenzato a livello musicale?
Mia madre scriveva poesie, versi e suonava e anche mio nonno, erano un po’ una “gipsy family”.

15 tracce, perché così tante per te?
Perché non potevo scegliere, ognuna a suo modo era necessaria insieme alle altre, cercavo di tagliare canzoni ma non riuscivo mi sembrava una pazzia. Il disco aveva bisogno di tutti i pezzi.

Nel tuo disco ci sono molte collaborazioni con diversi cantanti, come mai hai fatto questa scelta?
Francesca Belmont ha 25 anni ma suona molto old school, è capace di fare soul music senza sembrare qualcun’altro, tutti sono influenzati alla musica americana, ma lei è riuscita a creare uno stile suo ispirandosi alle sue influenze. È una vera cantante soul con un’influenza orientale. È arrivata in Inghilterra dalla Cina quando aveva 10 anni e si sente dalla sua voce.
Nneka è una ragazza tedesca di origini nigeriane, con una voce bellissima, un’artista completa che non ha bisogno di vendere il suo corpo per raggiungere i suoi obiettivi. È giusto essere sexy ma lei non sta vendendo questo, è naturale senza sessioni di 5 ore di trucco e ha una voce che riflette la sua naturalezza. Se mia figlia dovesse scegliere, vorrei che ascoltasse qualcuno come Nneka e non come Rihanna.

Fonte: faceculture.com



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