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Treviso: premi e buoni regalo ai ragazzi che smettono di fumare le canne

È l'iniziativa del Dipartimento per le dipendenze dell’Usl 2 della Marca Trevigiana che sta scatenando diverse polemiche

canne
“Smetti di fumare le canne? Allora ti facciamo un regalo“. È questa, riassunta all’osso, l’iniziativa del Dipartimento per le dipendenze dell’Usl 2 della Marca Trevigiana per incentivare i ragazzi a smettere di utilizzare cannabis.

Chi si iscrive al progetto e ha un esito negativo all’analisi delle urine rispetto ai metaboliti del THC, riceve infatti un biglietto per una lotteria. Ma va ancora meglio a chi, per tre mesi, continuerà ad avere esiti negativi al THC delle urine, perché in questo caso si viene “premiati” con buoni per l’acquisto prodotti in negozi fisici e online, fino a 250 euro di valore.

I ragazzi possono acquistare quello che vogliono, o meglio, qualcosa che sia in linea con i valori dagli operatori dell’associazione Comunità Giovanile che devono validare l’acquisto. Ad esempio, hanno fatto sapere a Il Gazzettino di Treviso, che magliette con il logo della cannabis – richiesta davvero da uno dei ragazzi – non vanno bene (e qui il limite tra farsa e provvedimento serio comincia a farsi labile).

“Un’iniziativa unica nel suo genere”, sottolineano dall’Usl senza chiedersi come mai nessuno ci avesse mai pensato prima. Forse per evitare di mercificare una questione che dovrebbe andare al di là del premietto consolatorio? Forse perché fare riduzione del danno e spiegare ai giovani che cosa sono gli stupefacenti e i loro effetti sarebbe troppo faticoso?

Non è dato sapere. Quello che resta evidente è che si tratta dell’ennesima misura spot, ottima per far parlare di sé sui giornali, ma che difficilmente avrà esiti postivi, posto il fatto che nessuno controllerà cosa accadrà dopo i fatici tre mesi e nessuno potrà quindi impedire ai ragazzi di tornare a fumare le tanto demonizzate canne, magari sul monopattino appena comprato con i soldi pubblici.

L’unica cosa che ci permettiamo di far notare è che quasi mai i temi complessi hanno risposte semplici e immediate. Perché così è la realtà, sfumata e piena di sfaccettature. E quindi è per questo che non funziona l’idea di spedire i migranti in Albania per risolvere un problema epocale, o di vietare la canapa industriale per bloccare il settore della cannabis light. Fare di tutta l’erba un fascio è sbagliato sempre, perché è sbagliato l’approccio, l’idea alla base.

Temi come le sostanze, le dipendenze e il loro trattamento, andrebbero affrontate con specialisti seri, i ragazzi e le loro famiglie. Speriamo che sia ciò che accadrà anche a Treviso, anche se le premesse non sembrano le migliori.



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