Trent’anni di coraggio e di silenzio a Tiananmen
Di Cina ormai si parla sempre, non solo quando la amiamo, ma anche quando non ce ne frega assolutamente nulla, siamo costretti a relazionarci con questo Gigante Rosso.
Poi ci sono date che più di altre ci mettono innanzi alla memoria e alla necessità di capire cosa abbiamo sbagliato e cosa potremmo fare per non commettere più gli stessi errori. Perché questo pianeta si sta facendo sempre più piccolo, sempre più stretto, e possiamo godercelo solo considerandoci tutti una grande famiglia, al di là di ogni cultura, idioma o bandiera.
Ebbene, in questi giorni il governo cinese ha intensificato i controlli, allontanato da Pechino i parenti dei ragazzi morti e i filo-dissidenti che hanno cercato – o che avrebbero cercato – di commemorare i caduti di quel 4 Giugno 1989: quando migliaia di giovani e meno giovani, ma per lo più studenti, manifestarono il proprio dissenso nei confronti del potere centrale di Pechino. Lo stesso potere, che mutando, mutante, si erge sul trono di un Impero non più celeste, ma grigio che sì, sta facendo passi avanti, ma che ha bisogno di noi.
In Cina, ancora oggi, ogni tentativo di riferimento al massacro studentesco di quei giorni viene sistematicamente censurato, così come nella Storia ogni dittatura o sistema totalitario ha sempre fatto; così come fanno tutti coloro che sono collegati direttamente o indirettamente al Partito Comunista Cinese. Perché la Cina non è solo quello che ci si mostra, è molto di più.
Quando mi muovevo tra città, sobborghi e paeselli del Zhongguo, ascoltavo la gente, parlavo con loro mangiando qualche mantou, qualche jiaozi alle cipolle, bevendo baijiu (grappa). Qualcosa ho tratteggiato anche in un libro di recente uscita, forse in maniera troppo libera, o forse troppo vicino a quella che è stata la verità raccontanta dai cinesi.
Per ricordarne uno su tutti, il 20 Maggio, la polizia cinese ha obbligato il Sig. Ding Zillin, che aveva perso il figlio 17enne negli scontri in piazza, ad abbandonare Pechino per impedirgli qualsiasi azione “sovversiva”. Anche solo l’accensione di una candela o di un incenso. Così oltre al dolore si aggiunge la strategia della persecuzione, della negazione. La politica della dimenticanza e dell’oscuramento.
Amnesty international, come ricorda Matteo Damiani su Cinaoggi, si sta muovendo, sta cercando di fare pressione sul governo cinese. Ma è come spingere un elefante con uno spillo!
E come si fa a parlare con sistemi totalitari camuffati da innocenti esportatori di tecnologie, di vie della seta e di involtini primavera? Come far comprendere cosa voglia dire democrazia a una dittatura rossa, se noi stessi abbiamo dimenticato cosa voglia dire veramente democrazia?
La verità però, si sa, non si può nascondere per sempre.
Per questo vi propongo questa poesia di Liu Xiaobo (1955-2017), scrittore e critico letterario, premio nobel per la pace nel 2010, promotore della “Charta 08”, documento-appello alla libertà di espressione, di rispetto dei diritti umani e di elezioni libere e democratiche in Cina. Arrestato, morì di cancro dopo anni di prigione combattendo per la libertà. Ecco i gigli della notte del 4 Giugno, che non appassiscano mai!
刘晓波:六四暗夜中的百合花——六四十七周年祭(诗歌)
Liu Xiaobo: I gigli della notte del 4 Giugno – 17° Anniversario del 4 Giugno (poesia)
已经十七年了 Son già diciassett’anni
又是六四祭日 è di nuovo l’anniversario del 4 Giugno
又是恐怖黑夜降临 di nuovo torna l’oscuro orrore.
一个年轻的生命 Una giovane vita
活生生的 vive
瞬间变成枯叶 e diviene in un istante foglie secche
挂在初露的霞光上 appese ai raggi della prima rugiada
压抑了太久 Sepolta da troppo tempo
秘密的预谋和残忍的屠杀 una strage crudele segretamente premeditata
仍然被禁闭在堂皇的黑洞中 ancora confinata in un maestoso buco nero
看不见的伤口 una ferita invisibile
突然被撕裂的思想 improvvisamente, da un pensiero strappato,
讲述坟墓中的故事 narra una storia di morte.
我的目光伤痕累累 La mia vista sfregiata
无法笔直地注视 non riesce a star dritta
无数曲折之后 e dopo innumerevoli colpi di scena
在黑暗里偶尔闪亮 nella notte buia un fulmine talvolta illumina
洞彻荒芜 la grotta totalmente desolata
感谢妻子刘霞 Ringrazio mia moglie Liu Xia
每年六四 che il 4 Giugno di ogni anno
她都会带一束白色百合回家 porterà sempre a casa un mazzo di gigli
今年她带回十七枝百合 e quest’anno ne ha portati diciassette
黑夜中的百合花 gigli nella notte oscura
点缀着亡灵的原野 a ornare vasti campi immortali
白色的百合亮着 oh bianchi gigli luminosi
绽开的花瓣亮着 oh petali fiorenti luminosi
挺拔的绿叶亮着 oh foglie dritte ed irte luminescenti
淡淡的花香亮着 oh profumo leggero e luminoso
是祭奠也是忏悔 siete memoriali e pentimento.
死不瞑目的眼睛 Occhi muoiono senza pace
唯一的洁白和闪亮 unico bianco e unica luce
刺穿整个民族的精神黑暗 perforando lo spirito oscuro di un’intera razza
被禁闭在黑暗中的百合花 Gigli confinati nell’oscurità
是亡灵之光 sono raggi immortali
打开我的灵魂 che aprono la mia anima
看见母亲们 a guardar le madri
看见维多利亚公园里 a guardar nel parco della Vittoria
看到世界各地 in ogni luogo del mondo
为亡灵们点燃的烛火 candele accese per gli immortali
在失去自由的日子里 Nel giorno in cui perdemmo la libertà
百合花陷入黑暗 gigli caddero nell’oscurità
犹如时间与亡灵们对话 come parole tra immortali e tempo
洁白 为亡灵点燃的祈祷之火 bianchi per gli immortali fuochi di preghiera
凝视 灼热并照亮我 fissi a devastarmi e a illuminarmi
渴望自由的人死去 Gli uomini desiderosi libertà son morti
亡灵却活在反抗中 ma le anime vivono nella rivolta
逃避自由的人活着 uomini che fuggono alla libertà son vivi
灵魂却死于恐惧中 ma le anime son morte nel terrore
面对绝对空无 Affrontiamo il vuoto assoluto
面对野蛮的劫掠 affrontiamo i barbari saccheggi
有一种坚韧 ché vi è una dura
巍然不动 e torreggiante
犹如从内心取走一束光 strada luminosa
照亮一条路 che come un fascio di luce esce dal cuore
2006年5月24日于北京家中 Pechino, a casa, 24 Maggio 2006
Testo e traduzione di Francesco De Luca