CannabisContro-informazione

3 motivi per non credere al Pd quando parla di legalizzazione

renzi-michele-lapini-300x150Negli ultimi mesi vari esponenti del Partito Democratico hanno parlato dell’urgenza di modificare la legge sulle droghe per depenalizzare l’uso di cannabis e qualcuno anche esprimendosi per una vera e propria legalizzazione. Alcuni esponenti del partito hanno anche proposto dei disegni di legge in questo senso, in particolare il senatore Manconi, l’ex candidato alle primarie Civati e gli onorevoli Gozi e Giacchetti. A loro va il supporto di tutti coloro che si battono contro il proibizionismo, anche se un dubbio sorge spontaneo: veramente credono che dal loro partito possa venire una soluzione per una politica giusta sulla cannabis, visto che da decenni il Pd è parte del problema?
Verrebbe da pensare di no, considerando le posizioni tenute dal Pd anche nel corso degli ultimi mesi, anche se ci piacerebbe essere smentiti.

1. RENZI E L’INTERVISTA CONTRO LA LEGALIZZAZIONE. A togliere ogni dubbio già in partenza potrebbero bastare le dichiarazioni del premier Matteo Renzi che, anche se non sembra capirci molto sul tema e, ogni giorno ne dice una diversa quando si è trovato in tv nello studio di Daria Bignardi, alla domanda della giornalista che gli chiedeva se fosse a favore della legalizzazione è stato molto chiaro: “Dico no alla legalizzazione in modo secco”.

Guarda il video su La7:

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2. QUEL VOTO IN FAVORE DELLE PENE AMMINISTRATIVE. Nel caso ci fosse bisogno di altre prove basta andare al 17 aprile scorso, quando in commissione giustizia si è votato il “decreto Lorenzin”. Sel e il Movimento 5 Stelle avevano provato a introdurre una riforma che abolisse o almeno diminuisse fortemente le pene amministrative per i consumatori di cannabis. Si tratta di una questione molto importante: migliaia di persone a cui ogni anno viene ritirata la patente (con la quale magari lavorano), o il passaporto, o il permesso di soggiorno se migranti, solo per essere stati trovati in possesso di piccole quantità di droghe leggere. Ma la proposta di revisione di queste misure non è passata, e sapete chi ha votato contro insieme al centro-destra? Esatto, proprio il Pd.

3. QUEL VOTO CHE LASCIA IN CARCERE LE VITTIME DELLA FINI-GIOVANARDI. Sempre durante la discussione sul decreto Lorenzin, Sel e M5s propongono una misura che sembrerebbe di semplice buon senso. Visto che la Fini-Giovanardi è stata dichiarata incostituzionale, ma in carcere ci sono ancora migliaia di detenuti condannati per possesso di cannabis, propongono che per legge le loro pene vengano rimodulate in base alla Jervolino-Vassalli che prevedeva pene da 2 a 6 anni (anziché da 6 a 20). Una misura che avrebbe finalmente fatto tornare in libertà migliaia di detenuti condannati in base a una legge di fatto illegale. Ma anche questa volta il Pd vota insieme al centro-destra e la proposta viene bocciata. La Fini-Giovanardi non esiste più, ma continua a mietere vittime, anche grazie al Pd.

 



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