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Tre giorni per imparare a vivere lentamente

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Sarà stata la pioggia che dilatava i tempi tra un evento e l’altro e invitava a rimanere seduti sotto al porticato con un libro in mano, sarà stato l’aver collocato la manifestazione nella nobiliare cornice della reggia di Colorno con annesso giardino ducale, o forse saranno state le parole ascoltate negli interventi. Fatto sta che al festival della lentezza si stava rilassati per davvero, nonostante il calendario piuttosto fitto di incontri preparato dagli organizzatori. 
Per richiamare giornalisti e avventori ognuna delle tre sere di festival si concludeva con lo spettacolo di un nome di grido, nell’ordine: Vinicio Capossela, Ascanio Celestini e Marco Travaglio, esibitisi nella suggestiva cornice del giardino ducale. Ma il vero cuore del festival era sicuramente da ricercare nei meno affollati incontri pomeridiani, dove si è data voce ai tanti esempi virtuosi dei quali, nonostante tutto, anche il nostro paese è pieno.

E così si sono ascoltate le voci dei sindaci dell’associazione Comuni virtuosi, in prima linea nella ricerca dell’obiettivo “rifiuti zero”; i racconti di vita di veri campioni della decrescita, come quello di Andrea Casson, ex dipendente di una multinazionale che ha abbandonato giacca, cravatta e relativo stipendio per fondare la prima ditta individuale di consegna pacchi in bicicletta nel comune di Parma; le potenzialità (e anche i limiti) della ricerca di una nuova visione del credito bancario, lontano da speculazioni e finanziamenti a guerre e armi, dalle parole della vicedirettrice di Banca Etica. E poi molti progetti che, si spera, presto saranno realizzati, come il “VenTo”, la prima grande opera sostenibile: una pista ciclabile che unirà Torino e Venezia attraverso le valli del Po, creando la prima superstrada della lentezza ed unendo e rivitalizzando i tanti borghi fluviali che affollano le rive del principale fiume italiano. Un progetto realizzato dall’Università di Torino e che attende i finanziamenti per essere realizzato.

A fare da cornice agli incontri c’erano poi gli stand del festival, quelli istituzionali dei comuni virtuosi d’Italia, presenti da nord a sud del paese, per raccontare come un modo diverso di amministrare le città, attento ad ambiente e beni comuni, sia possibile e doveroso ed anche gli stand “mangerecci”, dove oltre a poter consumare pane, salumi e vini prodotti nei territori si insegnava agli avventori – ed in special modo ai più piccoli – come autoprodurre pane e dolcetti in casa.

Sito web: www.lentezza.org



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