Transizione ecologica: quali stati si stanno adoperando per davvero?
Quali stati UE hanno contribuito maggiormente alla transizione ecologica? E qual è il ruolo dei recovery plan nazionali? Un nuovo progetto sviluppato da un gruppo di ricerca tedesco punta a rispondere a queste domande. Il Green Recovery Tracker calcola la contribuzione dei recovery plan nazionali, adottati dai singoli stati membri dell’Unione Europea, alla transizione ecologica, basando i propri dati su analisi svolte in collaborazione con esperti locali. Il progetto mira a promuovere l’importanza di una svolta green nei 27 paesi UE, una prospettiva che risponde alla sempre più sentita necessità di utilizzare i recovery plan, nazionali e non, per il raggiungimento di obiettivi non solo a breve termine ma soprattutto di portata più ampia. La transizione ecologica in particolare, insieme a quella informatica, è stata fin dall’inizio considerata una priorità dal Consiglio Europeo, i cui membri, nel luglio 2020, hanno optato per lo sviluppo di un piano di ripresa conforme a queste esigenze, piano di ripresa (Next Generation EU) che ammonta oggi a 750 miliardi di euro. Di questi, 672,5 miliardi rientrano nel cosiddetto Recovery and Resilience Facility (RRF), un fondo che offre sostegno finanziario per attenuare le conseguenze socioeconomiche della pandemia e per favorire lo sviluppo di un’economia più sostenibile.
La regolamentazione dell’RRF richiede che ogni stato sviluppi, con i fondi ottenuti, dei Recovery and Resilience Plans (RRP), accompagnati da ulteriori risorse domestiche, e che almeno il 37% degli RRP nazionali venga utilizzato per misure di transizione green, che non dovrà inoltre essere ostacolata dalle misure varate dai governi nazionali con il restante 63% dei fondi. Ma quali stati si sono attenuti realmente all’obiettivo?
In Italia, il piano nazionale, presentato dal governo Draghi il 27 aprile 2021, ammonta a 235 miliardi di euro, 191,5 dei quali proveniente dal RRF, 13 dal REACT EU fund e 30,6 da fondi complementari di fonte nazionale, ma, secondo il Green Recovery Tracker, il Bel Paese non si sarebbe nemmeno avvicinato alla percentuale del 37%. Tenendo in considerazione i fondi nazionali, quelli derivanti dall’RRF e quelli dal REACT EU, il recovery plan italiano ha infatti destinato alla transizione ecologica solo il 13% delle proprie spese, ben al di sotto dell’obiettivo fissato dall’Unione, e, delle restanti misure implementate, solo il 28% (pari a circa 67 miliardi di euro) potrebbe avere effetti sia positivi che negativi sulla transizione ecologica a seconda dei risultati dell’implementazioni delle misure direttamente destinate alla svolta green, un risultato ancora non sufficiente.
In Germania, il primo paese europeo a presentare un pacchetto nazionale di misure di ripresa di grandi dimensioni, l’attuale RRP ammonta a circa 140 miliardi di euro, contando i fondi dell’EU Recovery, RRF e risorse domestiche, una somma pari a circa il 4% del PIL. In riferimento al solo RRP, il governo di Berlino avrebbe destinato circa il 38% delle risorse a misure per la transizione ecologica, risultato che supera l’obiettivo del 37%, ma prendendo in considerazione anche le misure adottate dal primo pacchetto nazionale, risalente al 2020, la percentuale scende al 21%, mentre il 17% di tutte le misure varate dalla Germania rischia di avere effetti negativi relativamente alla svolta green richiesta dalla normativa RRF.