Grow

Torride estati

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Strain: ChocoTonic F1
Seed Bank: Noreason Genetics

Un problema comune a quasi tutti i grower specializzati nell’indoor, soprattutto nell’entroterra mediterraneo, è quello dei cicli di coltivazione che coincidono con i mesi più caldi dell’anno. Nel periodo compreso tra maggio e settembre spesso diventa difficile riuscire a mantenere delle condizioni di temperatura ed umidità accettabili all’interno delle zone di coltivazione; ciò che spesso si ottiene sono fioriture molto lunghe, piante stressate dell’eccessiva traspirazione fogliare, fiori con calici piccoli e cime poco compatte. Molte volte l’unica alternativa rimane spegnere le lampade e affidarsi all’outdoor in terrazza, aspettando l’abbassamento delle temperature con l’avvio dell’autunno. Questa soluzione ovviamente può rappresentare un problema per chi coltiva a ciclo continuo durante tutto l’anno perché significa tenere inattivo l’indoor durante un paio di fioriture e quindi rinunciare a due raccolti nell’arco dei 12 mesi.

2016-11-14-10-38-37-amQuest’anno però ho avuto la fortuna conoscere un grower esperto con cui discutere di questo aspetto e con cui sperimentare possibili soluzioni al problema dell’indoor estivo, arrivando non solo a “sopravvivere” alla stagione calda, ma anche ad ottimizzare al massimo la produzione riducendo al minimo lo stress per le piante.

IL SISTEMA
Quelli che vengono definiti “problemi delle temperature” in realtà sono per la maggior parte un solo grande problema che è la sofferenza dell’apparato radicale: se le radici soffrono carenze o eccessi d’acqua e di temperatura, tutta la pianta soffre. Ha poco senso iniziare a preoccuparsi per la parte aerea delle piante, magari per qualche macchia sulle foglie, se prima non si pensa a come offrire alle radici le migliori condizioni di acqua-ossigeno-temperatura per prosperare (questo vale nell’indoor come nell’outdoor in vaso).

Il primo aspetto analizzato con l’amico grower è stato il tipo di substrato e di sistema che meglio avrebbe permesso di affrontare i problemi dell’estate. La terra è stata subito scartata per le caratteristiche di drenaggio e scambio termico che genera in condizioni di calore eccessivo, mentre il cocco è stato scartato perché avrebbe necessitato di troppi controlli e attenzioni rispetto alla frequenza e all’intensità dell’irrigazione. Il rockwool è stato preso in considerazione solo per la fase di radicazione delle talee, in cui avere un substrato che trattenga molta acqua è utile, mentre per le fasi di crescita vegetativa e fioritura abbiamo valutato che la scelta migliore sarebbe stata l’utilizzo di argilla espansa, in grado di drenare velocemente l’acqua e offrire spazi più areati allo sviluppo delle radici.

2016-11-14-10-41-13-amIl secondo aspetto discusso tra di noi è stato quindi relativo al tipo di sistema idroponico da utilizzare: i sistemi DWC e RDWC, con le radici completamente immerse nell’acqua, nel tempo si sono rivelati ottimi anche in climi caldi perché, mantenendo le radici sempre immerse nella soluzione nutritiva, le piante riescono a trarre beneficio anche quando la traspirazione fogliare aumenta molto a causa della temperatura ambientale. Questi però sono sistemi che come gli acquari dipendono 2016-11-14-10-41-47-amtotalmente dalla continua ossigenazione dell’acqua attraverso l’uso di pompe e pietre porose, che può diventare un problema quando arriva l’estate: quanto maggiore è la temperatura dell’acqua, minore è la concentrazione di ossigeno.

Se l’acqua si scalda troppo la quantità di ossigeno disciolto diventa insufficiente a mantenere in salute il sistema, si crea un “brodo” ideale per la proliferazione di batteri anaerobici che in poco tempo uccidono le radici (il crollo del pH della soluzione nutritiva può essere un sintomo della comparsa di questi batteri).
L’unica soluzione in questi casi sarebbe l’acquisto di un chiller (refrigeratore) per acquari, che raffreddi continuamente la soluzione per mantenere la temperatura costante e garantire la corretta ossigenazione del sistema. Purtroppo però, anche nelle versioni minori, si tratta di soluzioni abbastanza costose e dal consumo elettrico non troppo contenuto.

Dopo una lunga valutazione abbiamo deciso di optare per un sistema a ricircolo con vassoio, simile ai sistemi NFT, caratterizzato però dall’assenza di coperture e dall’irrigazione dei vasi sempre dalla parte alta con una portata d’acqua abbondante, di almeno 30 litri ogni ora per pianta, scandita da cicli di 15 minuti di flusso e 15 minuti di drenaggio. Il motivo di questa scelta deriva dall’intuizione dell’amico grower sullo scambio termico e l’ossigenazione che avrebbe avuto questo sistema nelle condizioni di caldo e secco della zona in cui vivo. L’abbondante irrigazione dall’alto infatti aiuta molto a dissipare il calore dell’argilla espansa e di tutta la zona radicale, mentre la rapida fase di drenaggio permette poi alle radici di ottenere tutto l’ossigeno atmosferico che necessitano.

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Questo, sommato all’effetto cascata di tutto il circuito e allo scambio termico dell’acqua durante lo scorrimento su tutte le superfici esposte all’aria, fondamentalmente ci ha permesso di rinunciare sia al chiller per raffreddare il deposito della soluzione nutritiva, che alla pompa dell’aria perché fondamentalmente avrebbe immesso l’aria calda nell’acqua scaldandola ancora di più.

Oltre a ciò, questo sistema ci ha permesso di effettuare spostamenti, modifiche e cambi con molta più facilità, potendo spostare liberamente i vasi sul vassoio e potendo intervenire sul deposito; in questo modo lo spreco d’acqua e di fertilizzante si riduce molto ad ogni cambio della soluzione nutritiva, arrivando anche ad 1/10 di quello di un sistema DWC equivalente.

Un altro importante accorgimento per il controllo delle temperature è stato l’adozione di riflettori chiusi raffreddati tipo sputnik e la scelta di non preoccuparsi più della distanza delle lampade dalle piante, quanto piuttosto del fatto che l’illuminazione complessiva fosse sufficiente e il più possibile omogenea per tutte le piante, cercando di evitare la creazione di spot luminosi troppo concentrati che a volte portano alla perdita di clorofilla e allo sbiancamento delle cime.

2016-11-14-10-44-40-amSETUP

- EC meter (importantissimo) e pH meter
– Growbox double 240x120x200
– 2 Ballast digitali dimmerabili Sonlight e Lumatek
– Lampade HPS da 600W
– 2 vassoi 100×100 per sistemi NFT
– Pompa da acquario da circa 1000 L/h
– 8 vasi da 6,5 litri
– Fertilizzanti Canna Aqua A+B (vega e flo)
2016-11-14-10-44-59-am– PH Down Advanced Hydroponics
– Serbatoio per l’acqua
– Tubi e raccordi (⌀ min. 10mm)
– Estrattore, tubi e ventilatori

IL CICLO
Per questo ciclo sperimentale abbiamo optato per uno strain già provato in altri sistemi sia idroponici che normali, in modo da avere un riscontro più oggettivo sul comportamento del sistema, con dei cloni provenienti da una madre F1 di ChocoTonic precedentemente selezionata.

I cloni sono stati messi in cubetti di rockwool immersi prima in una soluzione nutritiva ad EC 1.0 e poi alleggeriti dall’acqua in eccesso; sono stati messi a radicare in una piccola serra per talee sotto a luci fluorescenti durante circa 10 giorni, per poi essere travasati in bicchieri di plastica trasparente riempiti di argilla espansa precedentemente lavata molto bene. Qui sono stati lasciati crescere, in un piccolo growbox dedicato solo alla fase vegetativa, con fotoperiodo di 18/6 durante circa due settimane, irrigando a mano con acqua del rubinetto e Canna Aqua A+B (vega) mantenendo sempre l’EC non superiore ad 1.

Dopo due settimane le piantine sono state travasate in vasi da 6,5 litri, sempre riempiti con argilla espansa, e spostate nel growbox da fioritura, dove hanno proseguito con la crescita vegetativa con 18 ore di luce sotto lampade da 400W un’altra settimana circa. Trascorso questo periodo abbiamo effettuato il cambio di fotoperiodo, passando al 12/12 per iniziare ad indurre la fioritura della pianta.

A livello di fertilizzazione in fioritura non è cambiato molto, abbiamo sostituito i fertilizzanti vega con quelli flo (sempre Canna A+B) e iniziato ad aumentare gradualmente l’EC portandolo intorno ad 1.2 e cercando di mantenere il pH tra 5.5 e 6.5.

2016-11-14-10-49-30-amOgni 7-10 giorni è stato fatto un cambio generale della soluzione, mentre per il rabbocco giornaliero del deposito abbiamo deciso di mantenere sempre poca acqua in ricircolo nel sistema, aggiungendo acqua fredda (di frigorifero) e fertilizzanti ogni giorno, in modo che la soluzione nutritiva si rinnovasse spesso evitando così l’accumulo di sali, le formazioni di composti inaspettati, e offrire nutrienti sempre “freschi” alle radici.

Quando le piante hanno iniziato a mettere prefiori abbiamo portato la potenza delle lampade a 600W, riservando il SuperLumen solo per la fine della fioritura per evitare di scaldare troppo il box; abbiamo iniziato ad aumentare ancora la fertilizzazione portando l’EC tra 1.3 e 1.5, con pH sempre più o meno a 6, e mantenendo questo regime durante tutta la fioritura.

Quando le cime hanno iniziato a riempirsi di resina e ad essere troppo grandi per sostenere il proprio peso, abbiamo dovuto procedere con un paio di crop e alcune legature per evitare il collasso delle piante, ma non avendo ancora acquistato la rete elastica abbiamo dovuto adattarci con del filo di ferro trovato in casa.

Il resto della fioritura è proceduto senza grossi problemi e più o meno dopo 70 giorni dal cambio di fotoperiodo le piante hanno raggiunto la maturazione desiderata; abbiamo quindi proceduto con il taglio, con la pulizia di tutte le cime e la preparazione per la secca sulle reti. Trascorsa meno di una settimana sulle reti (grazie al clima secco) è stato messo tutto sottovuoto e riposto al buio.

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VALUTAZIONI
L’esperimento è sicuramente andato a buon fine, tanto da decidere di adottare questo sistema di coltivazione anche durante il resto dell’anno per la facilità estrema con cui si riesce a lavorare.

La qualità dello strain scelto si è rivelata spettacolare, con un forte aroma tra il diesel e il mandarino, moltissima resina, cime abbastanza compatte e maturazione abbastanza uniforme anche nei fiori più bassi. Un ottimo strain con cui continuare a sperimentare anche in futuro.
Da questo ciclo ho imparato molto, condividere idee ed esperienze con altri grower credo sia fondamentale per evolvere come coltivatori.

Un ringraziamento speciale al Collettivo Underground Budtenders.

Sex, Drugs & Burger King

a cura di Madman
tratto dal forum di enjoint.com

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