La strana estate di Torino: sequestri al centro sociale e canne di cartone in consiglio comunale
La prima seduta del Consiglio Comunale dopo le ferie estive si è aperta con un consigliere della Lega Nord sospeso per essersi presentato sui banchi con un mega spinello di cartone. Una forma di protesta – a suo dire – per il diniego da parte della sindaca Chiara Appendino (Movimento 5 Stelle) di intervenire per parlare del sequestro di cannabis verificatosi nello storico centro sociale Gabrio poco dopo ferragosto. Un fatto che ha segnato l’estate torinese e che a quanto pare occuperà anche parte dell’autunno.
Lo scorso 18 agosto al Csoa Gabrio, centro sociale storicamente tra i più attivi nelle campagne antiproibizioniste, le forze dell’ordine inscenarono un vero e proprio blitz militare (cinque camionette, strade presidiate, agenti in tenuta antisommossa per fare irruzione sfondando le porte) per sequestrare un piccolo laboratorio per la produzione di marijuana, trovando una sessantina di piante, alcuni semi, tre serre artigianali con lampade e termoventilatori, un essiccatore e il materiale per la lavorazione e il confezionamento. Nessuna attività di spaccio ma una sorta di cannabis social club, rivendicato dagli stessi attivisti, due dei quali sono ora comunque indagati per violazione dell’art. 73 del dpr. 309 (produzione di stupefacenti ai fini di spaccio).
«Siamo consapevoli che praticare coerentemente l’antiproibizionismo significa disobbedire a leggi ingiuste così come sappiamo che tale pratica può portare ad affrontare forme di repressione come quella adottata questa mattina dal reparto mobile della questura di Torino con l’avallo della procura. Siamo d’altronde sicuri che l’autoproduzione sia l’unico sistema per scardinare il sistema delle narcomafie da un lato e del controllo sociale oscurantista dall’altro. L’autoproduzione è condivisione, non spaccio». Questo è ciò che hanno scritto gli attivisti nel comunicato diffuso dopo la retata.
Un comunicato che è stato condiviso non solo da molte associazioni antiproibizioniste ma anche da parte della stessa giunta del Movimento 5 Stelle, tra cui la consigliera Maura Paoli che sul proprio profilo Facebook ha pubblicato il comunicato aggiungendo la speranza che gli organi preposti alla sicurezza «collaborino per individuare le priorità di intervento per la nostra città». Sostanzialmente un modo indiretto per chiedere alle forze dell’ordine di concentrarsi sulla repressione di reati più seri.
In questo scenario si è inserito lo show in Consiglio comunale del leghista Fabrizio Ricca, il quale ha appunto sfoggiato un grande spinello di cartone provando a consegnarlo al sindaco prima di essere espulso dall’aula, accusando la Appendino e tutta la giunta 5 stelle di «difendere le piantagioni di marijuana dei centri sociali».
A prendere posizione sulla vicenda – questa volta in modo costruttivo – è stato anche il Forum Droghe, il quale ha fatto notare come la coltivazione diretta in uno spazio sociale serve innanzitutto a togliere spazio allo spaccio illegale e che la coltivazione di 60 piante sarebbe in linea con ciò che è consentito in Spagna ad un Cannabis social club con appena 12 iscritti. Invitando così politici e media ad abbassare il livello della polemica innescata e a riflettere sulla necessità di una legalizzazione dell’autocoltivazione.