Thomas Sankara fu ucciso per mano dell’ex presindente Compaoré, suo fraterno amico
34 anni dopo l'omicidio di Thomas Sankara, è finalmente arrivata la condanna per i suoi assassini
Lo scorso 6 aprile il tribunale militare di Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, ha scritto la parola fine a un processo storico condannando all’ergastolo tre uomini per l’omicidio di Thomas Sankara, presidente dello stato africano dal 1983 al 15 ottobre del 1987, giorno del suo assassinio.
Tra i condannati c’è l’ex presidente, Blaise Compaoré, succeduto al leader assassinato, nonché suo caro amico e compagno di lotta. Fu proprio accanto a Blaise Compaoré che Sankara attuò il colpo di stato che lo portò al potere all’età di 33 anni.
Compaoré e il suo ex capo della sicurezza, Hyacinthe Kafando, che in precedenza avevano negato qualsiasi coinvolgimento negli eventi, sono stati processati in contumacia perché già in esilio.
Il terzo condannato all’ergastolo è il generale Gilbert Diendéré, che sta già scontando una pena detentiva di 20 anni dopo aver guidato il tentativo di colpo di stato nel settembre 2015.
Altri nove uomini sono stati condannati, con pene che oscillano tra i nove e venti anni di carcere, mentre altri due imputati sono stati dichiarati non colpevoli.
La sua figura, che più volte abbiamo raccontato e ricordato negli articoli di Dolce Vita, è una vera e propria icona della decolonizzazione e ispira ancora oggi la gioventù africana che lotta contro abusi e soprusi.
THOMAS SANKARA, EROE AFRICANO
Nato il 21 dicembre 1949 nella cittadina di Yako, a un centinaio di chilometri da Ouagadougou, Thomas Sankara viene ricordato come il “Che Guevara” africano per le somiglianze ideologiche con il rivoluzionario argentino nazionalizzato cubano.
Ammiratore della rivoluzione cubana, Sankara si ispirò infatti proprio a figure come l’allora presidente dell’isola, Fidel Castro, e, appunto, Ernesto Che Guevara.
Salì al potere nel 1983 attraverso un colpo di stato e segnò subito la differenza. Tra le varie cose, vietò la circoncisione femminile e la poligamia; tagliò la paga dei dipendenti pubblici e vietò i viaggi statali in prima classe; ridusse il proprio stipendio e si rifiutò di lavorare con l’aria condizionata.
Ciò che lo rese a tutti gli effetti un personaggio scomodo fu la lotta alla corruzione e alle influenze postcoloniali.
Sankara riteneva che gli aiuti esteri fossero un meccanismo di controllo di cui liberarsi: poiché le terre e le miniere del Burkina Faso erano gestite da compagnie straniere e non portavano ricchezza alla nazione, la sua idea era nazionalizzarle e metterle al servizio della ricchezza popolare.
Una missione non facile, che avrebbe nel tempo cambiato totalmente la mentalità degli abitanti. Un tempo che però Thomas Sankara non ebbe.