Cronache da dietro il cancello

The song remains the same

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Passata l’onda e la stagione delle promesse elettorali, il nuovo che avanza accomodato negli antichi scranni parlamentari che furono di Andreotti e Co. si è totalmente dimenticato che le nostre galere scoppiano, che in carcere le persone continuano ad ammazzarsi, che la condizione in cui l’Italia tiene i propri prigionieri, più della metà non ancora processati, è ufficialmente illegale. Un autentico, tragico paradosso. La macabra previsione è fin troppo facile; con la stagione estiva ed il peggioramento globale della qualità di vita in prigione, cosa che vale sia per i reclusi che per il personale di sorveglianza, aumenteranno i tentati ed i riusciti suicidi.

La domanda sorge spontanea: in un Paese dove lo stato sociale è stato smantellato anche per coloro che hanno contribuito a crearlo e mantenerlo, mi riferisco ai tanti contribuenti che vanno a mangiare alle mense della Caritas pur avendo lavorato tutta la vita perché credevano che questo bastasse a garantirgli una vecchiaia dignitosa, un Paese che nega la dignità ed il cibo a chi lo ha mantenuto, che cosa potrebbe destinare a chi tiene in prigionia, ribadisco, spesso illecitamente? La risposta è scontata: NIENTE! Niente possibilità di riscatto, niente reinserimento, niente futuro, niente di niente e così, la sola scelta che resterà alla maggior parte di loro una volta usciti, sarà quella di ritornare a delinquere, quindi di ritornare in galera e alimentare il sistema che li usa per potersi auto referenziare ed aver così ragione di esistere, in un circolo vizioso che così non avrà fine.

Le responsabilità sono sia politiche che giudiziarie, perché se la nostra classe politica degli ultimi anni è stata composta da inetti, la magistratura non ha certo la coscienza per gestire una situazione che la classe politica ha reso vergognosamente medievale. Se non si avrà il coraggio ed il buonsenso di muoversi verso una politica abolizionista ed una remissione sociale del debito in un’ottica di riscatto e reinserimento sociale, che trovi uno spazio per tutti e soprattutto per chi ne ha più bisogno, il problema non verrà risolto e presto o tardi deflagrerà dando così nuova linfa e cattive scuse a chi sulle altrui disgrazie costruisce le proprie miserabili fortune, sia esso politico o magistrato e le tabelle statistiche resteranno in triste incremento.
Meditateci Capitani coraggiosi.



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