Viaggi e avventure

The Island of God

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Atterro al Ngurah Rai l’aeroporto di Denpasar capitale dell’isola di Bali verso le 21, è marzo e arrivo dall’Italia ancora con addosso il giubbino di pile, scendo dall’aereo e mi ritrovo con 37° e il 90% di umidità. Fortunatamente fuori dall’aeroporto trovo il mio taxi ad attendermi, ho alle spalle 14 ore di volo ed uno scalo a Singapore. Tra il fuso orario i ritardi alla partenza e il cibo dell’aereo, ovviamente non sono riuscita a dormire. Salgo nel taxi e mi rendo subito conto di come il clima può cambiare rapidamente, nell’auto ci saranno circa 15 gradi, tanto che mi aspetto di vedere qualche pinguino e penso che alla fine il giubbino di pile mi potrebbe tornare utile. Ormai si è fatto buio, riuscire a guardarmi intorno è difficile e sono talmente stravolta che non vedo l’ora di arrivare alla casa che ho affittato ma cerco le ultime energie pensando che finalmente sono arrivata a Bali!

Il primo giorno tour di Seminyak, centro nevralgico dello shopping sull’isola con la più alta concentrazione di ristoranti e negozi di qualità. Inizio la giornata con un’ottima colazione, piatto di frutta fresca con yoghurt e muesli, rimango affascinata dalla quantità e qualità della frutta che c’è qui, ci sono frutti mai visti. Lo snake fruit, una specie di fico ma con la scorza marrone e squamata proprio come la pelle di un serpente, il mangoustine piccolo frutto che potrebbe assomigliare ad un piccola melanzana tonda, ma che una volta aperto ci presenta questa polpa bianca che assomiglia moltissimo ad una testa d’aglio. Mi lascio subito affascinare anche dalla quantità di bar dove le persone si siedono per assaporare succhi di frutta fresca accompagnati dalle spezie locali, trovo subito il mio preferito, ginger + carrot.

Seminyak oltre ad essere il paradiso dello shopping, negli ultimi anni si è imposta sulla scena mondiale come sede delle case fra le più belle del mondo, ritratte sulle migliori pubblicazioni mondiali di architettura. Rimango meravigliata di come in mezzo a case vecchie, malridotte e tra risaie nascoste dai palazzi, ogni tanto spicchino dei cubi bianchi e acciaio ultramoderni, le ville appunto di cui parlano tutti i giornali. Essendo appassionata di architettura non posso fare a meno di pensare a come, nonostante tutto, tradizione e modernità , possano convivere cosi bene. Il primo giorno a Seminyak si conclude con una cena Cafè Marzano, sulla Legian, la strada principale. E’ un tipico ristorante italiano dove penso di aver mangiato una delle pizze più buone, salsiccia e friarielli, come nella migliore tradizione campana.

Il secondo giorno entro proprio nella cultura balinese con il Topeng, una delle forme teatrali più antiche e popolari dell’isola di Bali, tutt’oggi presente nelle cerimonie religiose. In questo spettacolo rivivono le straordinarie vicende del re Bedahulu, asceta temerario che si ritrovò la testa di maiale, variante davvero singolare di un mito, “la testa tagliata”, presente in varie culture, solo apparentemente lontane. I ricchi costumi, le 13 maschere di legno laccato tipiche e le musiche del gamelan (orchestra di strumenti musicali quali metallofoni, xilofoni, tamburi e gong) sono rigorosamente originali. La cosa che più mi è rimasta impressa dello spettacolo, oltre alle forme e ai colori delle maschere sono state le figure astratte delle danzatrici che richiedono un corpo flessibile e il controllato gioco degli occhi e delle mani. Il mio fido autista , con il quale siamo diventati quasi amici, mi chiede se dopo lo spettacolo mi farebbe piacere vedere una tipica fabbrica dove vengono prodotti i batik con i quali vengono poi realizzati i tipici sarong (abiti per le cerimonie) e tanti altri manufatti. Mi porta in una grande fabbrica e lì mi incanto a guardare le lavoranti che con una manualità incredibile usano il “canting” un attrezzo formato da un piccolo serbatoio metallico dotato di manico per impugnarlo e di un beccuccio che fa uscire la cera e con il quale creano disegni meravigliosi su seta, cotone, lino, viscosa….La storia del batik è legata alla vita degli indonesiani in tutte le sue manifestazioni , nella vita di tutti i giorni ma anche nelle cerimonie più solenni. Mi spiegano che viene usato come mezzo di comunicazione, negli abiti con disegni, colori e forme specifiche per ogni uso, classe o rango. I tessuti batik sono presenti, con forti significati simbolici, nei riti e nei momenti salienti come: il matrimonio, la circoncisione, la malattia, la procreazione.

Dopo questa bella visita, chiedo a Dirman , così si chiama l’autista che mi sta scorazzando da una parte all’altra dell’isola, se possiamo fermarci in tipico ristorante balinese perché il mio stomaco reclama… Nasi goreng e satay sono deliziosi e ora sono pronta per una nuova visita e mi faccio portare a Kuta; il paradiso dei surfisti. Qui giovani di tutte le etnie si cimentano con le alte onde dell’oceano e fanno evoluzioni fantastiche con la loro tavola. Resto alla spiaggia per qualche ora, giusto il tempo di vedere il tramonto con colori che difficilmente si possono descrivere ed un cielo carico di nuvole bianche che assumono di momento in momento le forme più strane!

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Ho preso accordi con il mio fidato tassista e il mattino successivo parto alla visita dei templi induisti, sì perché Bali è un’isola induista all’interno dell’Indonesia che è il paese islamico più grande al mondo. Passiamo tra risaie a terrazza caratteristiche di questo paese, tra i tantissimi banchetti degli ambulanti che offrono cibo i “warung” disposti ai lati della strada ed arriviamo al Pura Besakih il più importante tempio dell’isola. È immerso in una magnifica distesa di piante secolari ed è costituito da una ventina di piccoli templi collegati tra loro e pieno di torrette e fontane nelle quali i balinesi si immergono e ne bevono le acque. Prima di entrare metto il “sarong” per rispetto alle loro tradizioni e cammino all’interno incantata dalla bellezza del luogo. Scatto decine di foto per poter fermare nella mia mente e nel mio cuore la spiritualità di questa meraviglia. I templi sono decorati in oro e tinte sgargianti e la maestosità è spettacolare.

Uscita di qui, mi aspetta un’altra meraviglia, dice Dirman…. che è diventato ormai la mia ombra: Tanah Lot, ma ci andremo nel pomeriggio al tramonto, perché è quello il momento migliore per visitarlo. E’ il tempio più famoso e forse quello più venerato e debbo dire che lo spettacolo è veramente “mistico” e la natura circostante si fonde in una armonia perfetta. Qui mi capita una cosa un po’ strana: molti balinesi chiedono di potermi scattare una foto…non capisco e chiedo a Dirman. Mi spiega nel suo inglese-balinese che noi occidentali siamo talmente diversi da loro che costituiamo una cosa bizzarra, singolare, insolita e quindi quasi sorprendente !!! Ecco perché ci chiedono le foto. Domani relax…. spiaggia e tintarella !!!

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Allora, dice sempre il mio devoto Dirman, domani Nusa Dua. Mi dice che comunque il mare non è la prerogativa di Bali ma che lì posso trovare una bella spiaggia attrezzata di lettino ed ombrellone…e così è ! Trovo inoltre delle affabili donne che mi offrono parei in seta e sciarpe multicolori, e mi intrattengo con loro a mercanteggiare sul prezzo … è un’ abitudine di molti paesi orientali ed io non mi sottraggo a questa usanza. Passano i giorni e questa isola mi sembra sempre di più un paradiso terrestre, se si è in cerca di esperienze autentiche, in luoghi mistici, tra gente vera e felice di vivere la loro profonda religiosità, allora penso che si possa tornare a casa appagati da questo viaggio. E’ vero che non è tutto oro, anche qui c’è corruzione, le donne vivono una condizione di grande sottomissione ed asservimento, direi quasi una sudditanza nei confronti degli uomini, ma è un paese in grande evoluzione e so che molto si sta facendo per raggiungere traguardi che fino a qualche tempo fa erano inimmaginabili.

Ultimamente ho saputo da alcuni amici che lavorano e vivono lì che il governo principale di Bali ha chiesto a tutti i supermercati dell’isola di aderire alla campagna “Bali Green & Clean” e di adottare borse biodegradabili abolendo per sempre l’uso dei sacchetti di plastica. Un programma che potrà preservare l’ambiente ed inculcare una maggiore attenzione per l’igiene tra gli abitanti di Bali. Inoltre si stanno cercando fonti energetiche alternative ed è prevista a breve l’introduzione dell’energia solare negli uffici governativi.

Riprendo il taxi per l’aeroporto e improvvisamente mi scendo le lacrime, non capisco, sto tornando a casa, dalla mia famiglia, dal mio ragazzo e dovrei essere felice, parlo con Dirman che mi risponde che capita a tutti quando vengono a Bali e mi rendo conto che ci sono luoghi ed emozioni che ti restano dentro per tutta la vita.

a cura di Martina

 



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