The Game – Jesus Piece (Recensione)
Pray, Hallelujah, Church, Heavens Arms, Freedom.
Prendi la playlist di Jesus Piece e ti sembra di aver tra le mani il volantino dei canti dei prossimi Gospel di pasqua. Rileggi il nome dell’artista e non trovi la connessione. Scusa, The Game e la spiritualità? Poi dai un occhio alla copertina del disco e ti accorgi che quello che hai di fronte è un gangsta Jesus, bardato con foulard sul volto e pure munito di collanona d’oro al collo. Ora i conti iniziano a tornare, ma se avete ancora qualche dubbio schiacciate play senza pensieri e vi accorgerete che l’unico real G. non è solo quello che domina la copertina.
Jesus Piece è disponibile dal 12 dicembre su Itunes. Un album ultrapubblicizzato su cui il rapper di Compton ha deciso di puntare molto dando una svolta musicale al suo repertorio, un album che ha visto forme e titoli diversi prima di raggiungere la sua natura finale. Partono pezzi come “Who scared now” e “Ali Bomaye” e sembra di stare ancora all’interno di Red Nation: pezzi grossi sulla traccia e strumentale che rallenta tutto quello che c’è attorno. Unica pecca diciamocelo, si dovrebbe dire a Rick Ross di cambiare strofe – abbiamo capito che hai tanti soldi. “All that lady” è invece atmosferica e disinibita assieme a Big Sean e Lil Wayne aka due delle due voci più graffianti del momento nel panorama americano. Game ci porta un passo alla volta in questo strano viaggio tra filosofia, incenso e questioni dogmatiche, fino alla svolta devo dire fenomenale che portano due track come “Hallelujah” e “Freedom“. Se la prima è il focus centrale di tutto il disco dove il sample, il flow di Game (in cui si sente l’influenza e il pesante tocco di Kanye West) e il chorus di uno straordinario Jamie Foxx si fondono dando brividi, la seconda ricalca le stesse caratteristiche giocando sui pitch vocali e portando alla ribalta un curioso e interessante Elijah Blake alla Frank Ocean.
Giusto per non tradirsi troppo, Game rimane fedele ai pezzi con cui si è formato: “Church” ci inganna con un intro per la quale non guasterebbe la comparsa di un “feat. David Guetta” nella tracklist, prima di esplodere cattivissima obbligandoci a mettere le dita in posizione West Coast e a saltare sulla nostra chopper bike. Kanye West e Common si alternano a Game nella title track di Jesus Piece mentre bisogna segnalare la strofa di Kendrick Lamar in” See no Evil” che testimonia ancora una volta come il 2012 sia il suo anno. “Blood Diamonds” chiude infine il disco regalandoci un ottimo Game, il solito personale, schietto bad boy che abbiamo imparato a conoscere e apprezzare nei lavori precedenti.
Jesus Piece è davvero un album spirituale, dall’atmosfera sfocata a luci basse dall’inizio alla fine. Game si è sentito in dovere di dare un tocco nuovo, una svolta a quanto fatto finora. Forse affrontare temi forti e intricati come questi non è quanto meglio gli si addice, ma Jesus Piece è un disco curato, pieno e sentito in cui Game ha dato tutto. Da ascoltare, perché si sa: le grandi svolte devono sempre superare un po’ d’incertezza prima della conferma – e in ogni caso stiamo parlando di Game. Un Game che è tornato, diverso, ma sempre potentissimo. Hallemothafuckinlujah.
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Mattia Polimeni