Il THC medio della cannabis dove è legale? Tra il 18 e il 24%
Contrariamente alle tesi proibizioniste, il THC medio della cannabis non supera il 24%. Ad attestarlo sono le analisi condotte da un centro specializzato in Canada
Tra le peggiori bufale sulla cannabis che da anni tentano – invano – di sabotare la nostra amata pianta, spicca quella di “super spinelli brucia cervelli” che dilagano senza sosta tra i giovani. Un appellativo legato alle quantità di THC che, secondo le accuse proibizioniste, sfiorerebbero percentuali altissime (fino al 50-70%).
Supposizioni infondate che si scontrano con le analisi di settore effettuate nei Paesi in cui la cannabis è legale. Gli ultimi dati forniti dalla High North Laboratories, un centro specializzato che indaga periodicamente sulla cannabis in Canada, ha infatti dichiarato che nella maggior parte dei prodotti esaminati il THC si aggira tra il 18 e il 24%.
THC DELLA CANNABIS: I LIVELLI (PRECISI) EMERSI DALLE ANALISI
Dai dati recentemente condivisi dall’azienda canadese, meno dell’1% dei prodotti analizzati ha toccato il 30% di THC: circa 154 sugli oltre 20mila campioni presi in esame, che hanno invece rivelato livelli non superiori al 18-24%.
I risultati ottenuti rispecchiano esattamente quelli di un’analoga ricercata pubblicata nel 2021 che, dopo aver analizzato i “prodotti a base di fiori di cannabis”, dichiarava che le concentrazioni di THC registrate si muovevano intono al 20%.
Rick Moriarity, COO di High North Laboratories, spera che queste informazioni “facciano capire ai consumatori che i livelli di delta-9-tetraidrocannabinolo non sono l’unico indicatore di qualità da considerare prima di un acquisto”.
Tuttavia, Moriarity riconosce che i clienti sono ossessionati dal THC perché con “i regolamenti sulle confezioni è diventato quasi impossibile guardare, annusare o toccare i fiori“. Una scelta dettata dalla volontà di conservare più a lungo possibile la qualità dei prodotti, che altrimenti tenderebbero velocemente ad invecchiare.
“I terpeni – aggiungere Moriarity – così come il nostro sistema endocannabinoide e gli altri cannabinoidi che stiamo finalmente conoscendo in maniera più approfondita, sono fattori altrettanto importanti da tenere in considerazione”.
THC: NUMERI GONFIATI E POCO AFFIDABILI
Il COO dell’azienda inoltre dichiara che gran parte delle percentuali riportate sui prodotti sono poco veritiere e che spesso vengono “gonfiate da laboratori poco affidabili.” La prova infatti arriva dalle analisi condotte su 35 articoli acquistati e rigorosamente esaminati da High North che, per questioni di privacy, ha rimosso i nomi dei fornitori.
Di questi, solo nove rientravano in un intervallo di tolleranza accettabile non superiore al 12%, mentre nella maggior parte dei casi, rispetto alle quantità dichiarate, è stata registrata una discrepanza tra il 20 e quasi il 100%. Come un prodotto che testato segnava il 19% di THC ma sull’etichetta ne indicava addirittura il 38%.
Infine, Moriarity sottolinea che la fissa dei clienti per il THC si riflette anche nelle scelte dei produttori che preferiscono aumentarne le concentrazioni anche quando non è necessario. Lo dimostra “un campione con un tasso al 31% che – nonostante sia tra i più alti registrati – venga fatto lievitare fino al 38%”.