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Thailandia: al via l’autoproduzione di cannabis

In Thailandia è stato depenalizzato il reato di coltivazione e possesso di cannabis, a patto che sia per scopi medici

Thailandia: un uomo cura le piante di cannabis
In Thailandia ieri è stato il giorno in cui è entrata in vigore la nuova legge che rende legale la coltivazione e il possesso di cannabis, permettendo ai cittadini di coltivare quante piante desiderano, a patto che vengano utilizzate per scopi medici e terapeutici. La cannabis coltivata in casa, inoltre, non potrà essere venduta per scopi commerciali.

E a breve dovrebbe anche iniziare la distribuzione gratuita di 1 milione di piante di cannabis ai cittadini annunciata dal ministro della Salute Anutin Charnvirakul l’8 maggio. Il Ministro della Salute ha dichiarato alla CNN che spera che la mossa contribuisca a rilanciare l’economia in difficoltà del Paese, in particolare il settore agricolo, duramente colpito dall’aumento dei costi dei fertilizzanti in seguito alle interruzioni della catena di approvvigionamento globale.

COME FUNZIONA L’AUTOPRODUZIONE IN THAILANDIA

Ad ogni modo la pianta non viene del tutto legalizzata e quindi non si creerà un vero e proprio mercato come accaduto in Uruguay, Canada e diversi Paesi degli Stati Uniti, ma è un passo avanti enorme soprattutto perché cambia completamente gli equilibri nei confronti della pianta in Asia, largamente usata in passato quanto osteggiata in tempi moderni.

“Abbiamo sempre enfatizzato l’uso delle estrazioni di cannabis e delle materie prime per scopi medici e per la salute”, ha detto Anutin alla CNN. “Non abbiamo mai pensato di sostenere l’uso della cannabis a scopo ricreativo“.

Anche se questa potrebbe essere la linea ufficiale, i cambiamenti nella pratica creeranno probabilmente delle aree grigie sostanziali. Un funzionario del Ministero della Salute ha detto alla Reuters che quasi 100mila persone si sono già registrate, su un’applicazione governativa chiamata PlookGanja, per coltivare legalmente la cannabis.

L’Associated Press ha riferito che sembra esserci una scarsa propensione a monitorare attivamente ciò che le persone coltivano e fumano per uso personale.

Infine la Thailandia ha rimosso la pianta dalla lista di narcotici di categoria 5, permettendo a caffè e ristoranti in tutto il Paese di servire prodotti infusi di cannabis che non abbiano più dello 0,2% di tetraidrocannabinolo (THC), il principale composto psicoattivo della pianta.



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