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Thai Dream, il sogno asiatico

Intervista ad Al, breeder a capo di una seedbank thailandese

Il sole sorge certamente ad est, ed una nuova alba del panorama cannabico internazionale fa capolino nel sud est asiatico e più precisamente in Thailandia. Era il mese di giugno del 2022 quando il governo thailandese rimosse la cannabis dalla lista delle piante vietate per legge. Da quel momento in poi tutti i cittadini possono coltivare cannabis in casa e venderne il raccolto. Questo ha favorito un rapido sviluppo del cosiddetto turismo cannabico in tutto il paese ed in special modo nelle zone limitrofe alla capitale.

cime fiorita di cannabis coltivata in Thailandia

Il nuovo settore ha attratto non solo turisti ma anche molti professionisti del settore, soprattutto dal vecchio continente e dagli States. Infatti, in Thailandia ad oggi è possibile registrare le proprie genetiche se ibridate in loco, ad un prezzo nettamente vantaggioso e senza enormi intoppi burocratici rispetto a quanto avviene negli Stati Uniti ed in Europa.
Per questo abbiamo intervistato un breeder Italo-Olandese, Alessandro o semplicemente Al, nato a Roma, cresciuto a cavallo tra la Città Eterna e Amsterdam. Dopo un’esperienza pluridecennale nei Paesi Bassi ha affinato le tecniche di coltivazione, e soprattutto di estrazione sulla Costa Blanca ad Alicante. Infine l’esperienza nel paese del Sud-Est Asiatico per la possibilità di lavorare libero dai vincoli stringenti dell’Europa, che non permette di operare al pieno delle proprie possibilità e dove, per un motivo o per l’altro, non vi è mai la completa liceità del proprio mestiere.

Quali sono i motivi che spingono te come altri breeder europei a trasferirsi in Thailandia?
Il principale motivo è assolutamente la legalizzazione: il fatto che posso girare con le piante letteralmente in mano, sullo scooter, nel truck e quindi poter fare il mio lavoro di breeding senza dovermi nascondere come un ratto. Avere questa tranquillità mentale mi permette, come molti miei colleghi in USA, di dare un boost significativo ai miei progetti. Da sempre, il sogno era di poter fare legalmente il mio lavoro e in Thailandia si è avverato. Certo ci sono moltissime difficoltà nel coltivare la cannabis qui, sia in indoor che outdoor, dal clima agli insetti feroci ma nulla che mi spaventi particolarmente grazie a 30 anni di esperienza; o almeno nulla che tema quanto lo spauracchio della polizia che viene e ti porta via anni di lavoro, oltre a svariati ed eventuali problemi legali.
Prima, spendevo almeno il 50% del mio tempo a coprire le tracce, mentre adesso dedico quel tempo ai miei lavori. Un bel cambio di passo sicuramente.

Thai Dream, il sogno asiaticoSappiamo che per immettere una nuova varietà sul mercato sono necessari anni e molti tentativi per stabilizzare una genetica, in Thailandia ci sono peculiarità che permettono di sfruttare al meglio la coltivazione outdoor?
In Thailandia ci sono quasi sempre 12 ore di luce (o comunque 13/14 al massimo) è questo clima permette di coltivare outdoor. Si possono fare multipli cicli all’anno ed un grower con un minimo di esperienza riesce a portare avanti svariati progetti simultaneamente, con un relativo accorciarsi dei tempi di lavorazione di una genetica stabile, che (al contrario dei più che fanno pollen chucking) di solito impiega anni di lavoro.

Quanto sono importanti le landrace nel vostro lavoro, seppur non sia facile reperirle, credi che l’utilizzo di genetiche autoctone (come la Thai) possano apportare un contributo nella creazione di nuove genetiche?
Credo di sì, siamo arrivati al punto che gli ibridi di ibridi di ibridi stanno perdendo il valore genetico e resistono poco o nulla ad agenti atmosferici ed ambientali. Molti colleghi breeder hanno reinserito genetiche landrace nei loro incroci, qui sia il clima che gli insetti sono feroci ed un incrocio con la thai che abbia la resistenza della thai stick e le infiorescenze di una modern age hybrid é un po’ il sacro Graal di quasi tutti quelli che sono qui e coltivano outdoor. Ne ho già visti tanti di tentativi ma tutti flop per adesso.

Qual è il rapporto che le autorità locali hanno con voi breeders? L’economia locale risente positivamente della vostra presenza?
Credo che le autorità non siano né al corrente né interessate ai breeder. Loro prendono le tasse dalle farm che crescono e vendono ai negozi e dai negozi che vendono ai clienti finali. A parte che non hanno nessun interesse sulla marijuana in generale, finché le fatture arrivano e si paga il fisco è tutto ok.
Questo OVVIAMENTE va ad influenzare positivamente l’economia, ci sono zone che fino a 12 mesi fa erano rurali e quasi inabitate che adesso vedono un boom demografico, un upgrade della rete elettrica, migliorie stradali. Si può vedere e toccare con mano, e lo sviluppo è così rapido che me ne accorgo giornalmente.

Come sta procedendo il tuo lavoro e quali novità hai in serbo per il mercato?
Da quando ho deciso di trasferire tutte le operazioni in Thailandia, poichè i miei progetti possono solo beneficiare della totale legalità del mio operato, il risultato sono più selezioni, più incroci, lavoro migliore e meno lento.
Già il fatto di poter trasportare apertamente le piante è un grande aiuto in quanto negli anni precedenti il 50-60% del tempo e un buon 30% delle risorse era impegnato a tenere le operazioni in incognito. Sono qua da due mesi, ho farm, licenze, primo ciclo alla terza settimana, sto mandando in fioritura altre varietà, prendendo altri posti, insomma si va alla velocità della luce.
Novità per il mercato in vista?! Certamente, finalmente riuscirò a fare dei semi stabili di Tegridy, vorrei riuscire a finire il progetto Rozzilla e poter mettere i semi sul mercato con sapori unici, una pianta che produca tanto sia come infiorescenze sia come estrazione (che sia dry sift o altre tecniche) e con un nuovo profilo terpenico, derivato dalla già conosciuta Roxy che ha già conquistato gli intenditori nei coffe shop Olandesi.


Insomma la Thailandia, almeno al momento, è un luogo aperto e multiculturale in cui il settore della cannabis ed in particolare i breeder trovano un ambiente ideale per svolgere al meglio il loro lavoro. Non escludiamo che nei prossimi anni sempre più aziende investiranno nel paese. Ringraziamo Al per aver condiviso i dettagli del suo lavoro ed averci aperto un ulteriore scorcio su questo settore in netta espansione.

Thai Dream, il sogno asiatico



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