Contro-informazione

La solidarietà degli italiani è l’alibi preferito della nostra classe dirigente

Terremoto AmatriceLa solidarietà mostrata da tutti gli italiani in queste ore ha come al solito qualcosa di straordinario. Collette, volontariato, mille piccole e grandi azioni che raccontano un paese capace di grandi cose.

Certo, non mancano gli sciacalli e gli idioti di sempre. Penso soprattutto a quella malagente, intossicata di odio e stupidità, che persino in queste ore ha osato manifestare i suoi impudichi bollori provando a mettere contro vittime del terremoto e profughi come se ai problemi e al dolore fosse possibile mettere demarcazioni e confini di colore, religione o nazionalità.

Un bel paese. Un paese afflitto però da una classe dirigente fatta di ignavi, cinici, spesso affaristi e ladroni, che di questa bellezza, della profonda bontà degli italiani hanno fatto e continuano a farsi beffe. Anche in questa occasione. Mentendo ed approfittandosi.

Siamo un paese ad alta pericolosità sismica. E non solo. Ogni anno tra un terremoto ed un alluvione facciamo da spettatori o vittime dell’orrore.

La solidarietà esercitata dagli italiani diventa, non volendo, un alibi per le classi dirigenti che da sempre del nostro territorio hanno fatto scempio e mai si sono impegnate seriamente a sanarlo. Le vittime quasi sempre sono rimaste vittime a vita e ad esse si sono aggiunte altre vittime. Anche esse a vita tra baracche e promesse mai mantenute.

Gli stolti di sempre si affannano a spiegare che è praticamente impossibile sanare il nostro paese. Ci vorrebbero troppi soldi. Ma se si fa il calcolo dei danni subiti a causa del Belice, dell’Irpinia, dell’Aquila o del Friuli, è facile scoprire che i danni hanno ampiamente superato i possibili costi, non tenendo conto, poi, del valore non quantificabile, enorme, delle vite perdute.

È l’assenza di programmazione e di politiche serie che uccide, non i malanni della natura che altrove, sebben più forti, non producono gli stessi vergognosi sfracelli come da noi. Gli esperti quantificano in 36 miliardi la spesa per rendere antisismico una parte rilevante del patrimonio abitativo del nostro paese. Una cifra certamente grande, ma non impossibile.

Basterebbe rinunciare ad altre cose, ad esempio gli F16 che non sono certo più importanti della sicurezza della nostra gente. Basterebbe una tassa “una tantum” a carico della parte ricca del nostro paese che anche sullo scempio del territorio ha costruito il suo odioso benessere.

Il paese verrebbe messo in sicurezza. Partirebbe un ciclo virtuoso dell’economia e dell’occupazione in grado di tirarci fuori dalla crisi. Saremmo un paese finalmente, e per davvero, solidale e civile. Per farlo abbiamo bisogno di una nuova classe dirigente.



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